Solo con un vasto consenso si possono cambiare le regole

07 Aprile 2008

1. Proporrete e sosterrete, nella prossima legislatura, un disegno di legge di modifica dell’articolo 138 della Costituzione che elevi a due terzi la maggioranza necessaria per l’approvazione parlamentare delle leggi di revisione della Costituzione e consenta in ogni caso a 500.000 elettori di chiedere il referendum confermativo sul testo approvato? Proporrete che ciò valga per qualunque legge di revisione costituzionale, senza distinzioni tra la prima e la seconda parte della Costituzione(*)? Sono profondamente convinto che le regole della democrazia debbano essere cambiate solo se intorno alle proposte di riforma c’è un vasto consenso. Per questo la prima iniziativa che ho preso, da segretario del Partito democratico, è stato il dialogo con tutti gli interlocutori politici ed istituzionali per la riforma della legge elettorale. Con quello stesso spirito, quale che sia l’esito delle elezioni, noi ci faremo promotori di un’ampia convergenza tra le principali forze politiche per approvare modifiche mirate, ma su alcuni aspetti incisive, della seconda parte della Costituzione. Nel quadro della riforma, accanto a interventi che rendano le istituzioni parlamentari più snelle ed efficienti, ed i governi più forti, è giusto tradurre in una norma giuridica quanto noi intendiamo praticare sin d’ora nei fatti, con una modifica dell’articolo 138 che elevando il quorum ai due terzi e consentendo il ricorso al referendum popolare, impedisca alla maggioranza governativa di cambiare la Costituzione da sola.

Non possiamo però sottovalutare che elevare il quorum vuol dire aumentare i poteri di veto, soprattutto oggi che il processo di riduzione della frammentazione politica non è ancora pienamente compiuto. E poiché noi intendiamo portare fino in fondo proposte di riforma necessarie per il Paese ma dolorose per una parte della classe politico-parlamentare, come una significativa riduzione del numero dei componenti delle due camere (da 945 a 570), come una profonda diversificazione delle funzioni del Senato, pensiamo possa essere opportuno modificare l’articolo 138 dopo aver vinto questa difficile battaglia, meglio se nel contesto della medesima legge di revisione costituzionale.2. Pensate di potere assumere l’impegno di assicurare la coerenza delle riforme istituzionali che Voi proporrete o sosterrete con i principi e i valori della Costituzione del 1948 e la loro compatibilità con i suoi equilibri fondamentali, e dunque con i principi della forma di governo parlamentare? L’esperienza di altri grandi paesi dimostra che diverse forme di governo – parlamentare, presidenziale, semipresidenziale – sono pienamente compatibili con i valori democratici. Ciascuna, naturalmente, può degenerare se i suoi equilibri interni sono mal disegnati, se non ci sono adeguati controlli e bilanciamenti tra i poteri o se l’esercizio della responsabilità di governo è impedito da un eccesso di poteri di veto. Il programma del Partito democratico propone riforme che si inseriscono pienamente nel solco della forma di governo parlamentare, mantenendo fermo il principio che i governi per rimanere in carica dovranno godere della fiducia del Parlamento.

Al tempo stesso le nostre proposte rispondono all’esigenza, non rinviabile per la stabilità e la governabilità del Paese, di rafforzare la capacità di indirizzo del Primo ministro e il mutuo controllo tra le parti politiche e tra le istituzioni. La fedeltà ai valori della Costituzione del 1948 non solo non contraddice, ma ispirerà il nostro impegno per le riforme che servono all’Italia.

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