“Confondere l’operazione pubblica di acquisto che Olivetti fece su Telecom con i furbetti del quartierino significa avere una visione distorta della realtà dei fatti”: Matteo Colaninno, il capolista alla Camera del Pd in Lombardia 1, nel suo incontro con l’Associazione Libertà e Giustizia ha voluto precisare una cosa che gli sta a cuore. Rispondendo a una domanda del pubblico, si è rifiutato di paragonare l’operazione che ha portato all’acquisto del 54 per cento di Telecom che ha avuto suo padre come protagonista con le vicende dei ‘furbetti del quartierino’. Colaninno ha spiegato che l’Opa di Olivetti è stata “un’ offerta limpida, cristallina, un esempio di come vanno gestite le cose” realizzata da una società che all’epoca aveva la più alta liquidità fra le aziende italiane, 15.000 miliardi di lire. “Nessuno può permettersi di confondere quell’operazione – ha aggiunto – con comportamenti che stando agli atti giudiziari sono penalmente rilevanti”. La vicenda di Telecom poi si è conclusa “perché la maggioranza della cordata ha deciso di vendere e da quel giorno, non per nostra scelta, – ha aggiunto Matteo Colaninno – non abbiamo più sentito Emilio Gnutti neanche per telefono”. Il ricavato della vendita poi non é stato usato dalla famiglia “per investire in titoli di Stato, o per speculazioni in una banca o un’azienda editoriale ma per un’azienda che stava finendo in Tribunale” ovvero la Piaggio. “I giudici giudicheranno – ha aggiunto – ma non bisogna mettere sullo stesso piano gente per bene con persone che la giustizia ritiene passibili di un processo”.
Questa è stata una delle domande che più ha accalorato il candidato del Pd alle prossime elezioni, ma Colaninno si è fermato anche su altre questioni che riguardano l’economia e la sua scelta di impegnarsi nella politica. “Ho svoltato nella mia vita – ha spiegato – e sono felice di aver fatto questa scelta”. Ha poi ribadito ciò che dice da tempo e che ripete anche il segretario del PD Walter Veltroni ovvero che “non esiste più l’antagonismo di classe ed è folle pensarlo” e che bisogna lavorare insieme per aumentare la crescita in modo che ci sia “una redistribuzione della ricchezza”. Certamente la strada da seguire, secondo Colaninno, non è quella del protezionismo. “Se con la Piaggio non avessimo affrontato i mercati di Cina e India – ha detto – non avremmo ottenuto questi risultati. Non serve a niente chiudersi nel protezionismo”.
C’è stato spazio anche per una domanda sull’ipotesi di prossime elezioni regionali nel faccia a faccia del capolista del Pd alla Camera in Lombardia 1 Matteo Colaninno e gli iscritti all’associazione Libertà e Giustizia. Una delle domande che gli è stata rivolta, infatti, riguardava il candidato migliore per vincere le elezioni regionali in Lombardia dove si andrà al voto anticipato se l’attuale presidente Roberto Formigoni rinuncerà al suo incarico per andare a Roma. Colaninno non ha fatto nomi, ma alla domanda se un candidato potrebbe essere l’attuale segretario regionale del Pd Maurizio Martina (seduto in prima fila a fianco di Carlo De Benedetti), ha risposto: “Io non l’ho detto.
Lo ha detto lei. Nel caso, mi scateno insieme ad altri per lui”. Con Martina, infatti, il candidato del Pd ha spiegato di essere “allineato, in un vero team”.
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