La pacchia è ormai finita

01 Ott 2018

Domenico Gallo Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

La pacchia è finita, così titolava a caratteri cubitali un quotidiano romano all’indomani del Consiglio dei Ministri che ha deliberato all’unanimità il c.d. decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. Quando i mass media scimmiottando i politici descrivono come pacchia la condizione di sofferenza della parte più debole della popolazione, i migranti, in questo modo diventano uno strumento per seminare nella società il veleno della discriminazione.

Quando i mass media scimmiottando i politici descrivono come pacchia la condizione di sofferenza della parte più debole della popolazione, quella dei migranti, in questo modo diventano uno strumento per seminare nella società il veleno della discriminazione ed un potente fattore di imbarbarimento della vita civile, alimentando sentimenti di paura che giustificano l’uso politico della crudeltà. Questo consente ai leaders politici di guadagnare consenso rivendicando scelte brutali ed insensate come quella di impedire lo sbarco dei migranti salvati in mare dalla nave Aquarius 2 e di vantarsi di aver posto termine all’attività di salvataggio in mare effettuata dalle navi delle ONG. Il c.d, decreto Salvini procede su questa strada, promettendo di restringere i diritti degli stranieri al fine di meglio tutelare gli interessi degli italiani.

Abbiamo già segnalato alcune assurdità del decreto che potrebbero giustificare il diniego della firma da parte del Capo dello Stato, qui vogliamo richiamare alcuni passi di un documento dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) che così si esprime: “Nel merito, sembra si voglia proseguire in scelte errate ed in odio agli individui, scelte che hanno già visto, anche in tempi recenti, organi costituzionali confrontarsi in una dialettica istituzionale assolutamente non idonea a rappresentare un paese democratico e che ha reso evidente una pericolosa involuzione del nostro sistema democratico basato sulla suddivisione dei poteri dello Stato e sul rispetto, in termini assoluti e non degradabili, della considerazione per la persona umana. Anche con il testo reso pubblico, infatti, sono così lampanti le volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale che sorge il legittimo dubbio che non singoli individui o organizzazioni, ma addirittura alcuni organi dello Stato stiano lavorando allo smantellamento dello stato sociale di diritto così faticosamente costruito dalla Resistenza in avanti e che trova espressione nella Costituzione.”

E’ stato anche rilevato dal Coordinamento per la Democrazia costituzionale che: ”l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari è mirata specificamente a sgonfiare il volume dei permessi di soggiorno, creando una serie di drammi personali e aprendo la strada ad un’esplosione del contenzioso. Poiché nella stragrande maggioranza dei casi non è possibile procedere al rimpatrio, l’unico effetto reale sarà l’allargamento dell’area della clandestinità: ciò comporterà l’incremento di una popolazione di persone senza diritti, impossibilitate a lavorare e costrette al lavoro schiavile, facile preda della criminalità. Inutile dire che tale situazione inciderà sulla sicurezza degli italiani e renderà più spietato il mercato del lavoro e la competizione fra i lavoratori italiani poveri e la manodopera dei senza diritti stranieri.” E’ proprio vero, la pacchia è finita: per chi?

Quotidiano del Sud, 28 settembre 2018

Magistrato, giudice della Corte di Cassazione. Eletto senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare del conflitto nella ex Jugoslavia.

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