Per Oscar Romero

26 Mar 2017

Massimo Marnetto

Io lo ricordo sempre.

Oscar Romero è stato assassinato il 24 Marzo 1980, perché ha denunciato lo sfruttamento e la violenza dei latifondisti, ai danni della massa dei più poveri. La sua parola pubblica si levava per rendere noto a tutto il mondo questa oppressione. Le minacce né l’assassinio del suo confratello gesuita Rutillio Grande con due catecumeni chiuse la sua bocca.

I catto-latifondisti volevano che si occupasse di anime, non di giustizia sociale. Gli avevano proposto di costruirgli un palazzo sontuoso come nuova residenza, ma Romero scelse di vivere in una stanza nell’ospedale dove venivano a morire i malati della sua gente, che non aveva i soldi per curarsi. Visto che con le buone non cedeva, lo assassinarono in chiesa, mentre diceva messa. I suoi poveri lo volevano santo, ma la sua storia era troppo rivolta agli ultimi e molti lo consideravano un “comunista” non degno degli onori degli altari.

Per me Romero è il costante esempio di ciò che vuol dire essere un credente. Stare dalla parte dei poveri e impegnarsi con la “parola pubblica” per denunciare chi opprime gli ultimi.

Il cristianesimo senza lotta alle diseguaglianze è una superstizione. Riposa in pace, Romero, chi ti ricorda continua a lottare per chi viene umiliato.

(*) Socio del Circolo romano di Libertà e Giustizia.

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