Dopo il No fragoroso del 4 dicembre scorso, che ha fermato la riforma costituzionale, cade anche l’altro dei due pilastri del piano di potere di Matteo Renzi: l’Italicum non è più legge dello Stato. In circa un mese il potere costituito ha ricevuto due fermi fatali: nel primo caso da parte dal voto sovrano dei cittadini e nel secondo da parte dell’organo supremo di garanzia. La Corte Costituzionale che “ha accolto le questioni, sollevate dai tribunali di Torino, Perugia, Trieste e Genova, relative al turno di ballottaggio, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle disposizioni che lo prevedono”. La Consulta ha anche accolto la questione sollevata da cinque diversi Tribunali ordinari “relativa alla disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d’elezione.” Infine, la Corte afferma il principio per cui le leggi elettorali incostituzionali non devono essere applicate.
Libertà e Giustizia esprime tutta la sua soddisfazione per come si è conclusa questa seconda, grande, battaglia che abbiamo condotto e ringrazia di cuore -a nome dei suoi associati e simpatizzanti- gli avvocati e gli amici del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale per l’impegno competente e caparbio con il quale hanno portato avanti la campagna dei ricorsi, all’indomani dell’approvazione dell’Italicum e del giubilo degli “esperti” che lo hanno partorito, nonché dei promotori politici che lo hanno proposto e imposto a colpi di fiducia al Parlamento.
Il principio passato, con la decisione della Corte, per meglio valutare la quale dobbiamo attendere la pubblicazione della sentenza, è che la tutela costituzionale dei diritti fondamentali indisponibili, perché assoluti, non può mai essere pregiudicata e che non è lecita l’introduzione di norme che possano pregiudicarli, indipendentemente dalla loro applicazione in concreto. Ovvero che non occorre che la sentenza capitale venga eseguita prima di rimuovere la legge che l’abbia prevista.
La Corte, mentre non ha ricusato il premio di maggioranza alla lista, ha tuttavia ristabilito il criterio di proporzionalità costringendo le forze politiche -se nessuna raggiunge il 40% (con la conquista di 55% dei seggi pari a 340)- di trovare in Parlamento le mediazioni per raggiungere una maggioranza. La Consulta non boccia i capilista bloccati, ma boccia la norma odiosa per cui un capolista eletto in più seggi poteva scegliere “a propria discrezione” il collegio d’elezione, un insulto pesante alla rappresentanza democratica.
Non resta che di augurarsi che il Parlamento tragga da questa sentenza gli elementi utili per svolgere il suo compito, ovvero discutere e approvare una legge elettorale legittima e coerente al dettato costituzionale, attenta a garantire sia la formazione di maggioranze, sia la rappresentanza.
La Presidenza di Libertà e Giustizia
Sono un ex socio di L&G. Non mi sembra un bel risultato, quello doppio raggiunto con la bocciatura della riforma e la modifica della legge elettorale. Ci ritroviamo infatti con le due camere, con più di 1000 parlamentari, con le province, con il CNEL, con i tiramolla infiniti per ogni legge o leggina, con il vecchio, famigerato sistema proporzionale e i partitini del ricatto, il governo che arranca fatico
samente, con le materie concorrenti fra stato e regioni e il resto. Proprio un bel risultato. Le elezioni incombenti produrranno un bel pateracchio. Congratulazioni…….
A mio parere, la sentenza sull’Italicum è invece una pessima decisione. Perché? Invece di garantire il pieno rispetto dei tre diritti costituzionali individuali di libero ed uguale accesso alle candidature (art. 51), di libera scelta dei deputati esclusivamente in base alle preferenze di uguale peso fra di loro (art. 48) e di libero mandato dei deputati (art. 67) tutti uguali, la Corte si pronuncia soprattutto su obiettivi meramente politici, aleatori e antitetici, non sanciti dalla costituzione: l’equa rappresentazione (delle liste) e la governabilità (attraverso soglie e premi di lista). Vieta il ballottaggio di lista (una distorsione eccessiva dell’equa rappresentazione), ma non sanziona i capolista bloccati (né le candidature multiple). Il marchingegno dei capolista eletti indipendentemente dalle preferenze restringe (cioè viola) a ben vedere tutti i tre i diritti politici fondamentali. Con una decisione più severa di rigetto di qualsiasi restrizione alla libera scelta individuale e quindi di incostituzionalità dei capolista nominati, la Corte avrebbe salvaguardato il diritto più prezioso dei cittadini di scegliere loro stessi i loro deputati e rinforzato indirettamente pure il libero mandato; avrebbe favorito l’elezione di deputati responsabili davanti all’elettorato, invece di accettare che siano piazzati, a discrezione, dai capi spesso monocratici dei partiti e rispondano ovviaente a loro. Pochi uomini nomineranno la maggior parte dei deputati. Così il circolo vizioso si chiude: i deputati nominati nominano i giudici che decidono se la procedura elettorale è conforme alla costituzione.
Appunto gli esiti della Consulta permangono limitati e limitanti, quando palesemente servirebbero urgentemente invertire la rotta e prontamente intervenire per far sì che sin dai meccanismi elettorali si possa iniziare a sfrondare radicalmente l’impianto elettoral-istituzionale da tutto quel parassitismo tronfio di impunità e vitalizi frutto del ritrovarci talora con conniventi onerosi inciuci talaltra con dissipativi partitini ago della bilancia
Pertanto servirebbe semplificare le nostre Istituzioni iniziando col:
1) impostare l’articolazione dei meccanismi elettorali in modo più “dinamico” come quanto col SEMIALTERNO si va proponendo. Giacché “il sistema elettorale SEMIALTERNO si basa su mandate (elettiva) al PROPORZIONALE che verrebbero sostituito da una mandata elettorale al MAGGIORITARIO (con premio di maggioranza) in caso di fine anticipata della legislatura, ma in questa evenienza la legislatura entrante non potrà modificare la Costituzione, dopo la quale comunque, si ritornerebbe alla mandata elettorale PROPORZIONALE!”
2) introdurre un sobrio MONOCAMERALISMO (idealmente ad un massimo di 300 Parlamentari);
3) Provvedere ad integrare l’impianto Istituzionale con più appropriati Istituti a Democrazia Diretta: Referendum Propositivo, ecc.
Pertanto, serve radicalmente aggiornare detti meccanismi elettorali al fine di poterci meglio sintonizzare ad una siffatta ineludibile cangiante accelerata realtà, data l’immanente globalizzazione che sta irreversibilmente riproducendo in ogni dove ed ad ogni livello irrevocabili variazioni per i cambi di paradigma! Cosicché come ad ogni epoca “si sono inequivocabilmente succeduti” conseguenti adeguamenti a maggior ragione oggigiorno, anche il nostro Paese non può esimersi dal radicalmente ammodernarsi ristrutturando le ISTITUZIONI! Per l’appunto,sulla considerazione che non esiste un modello elettorale perfetto e, dal “semplice” fatto che nella compagine mondiale contestualmente ne esistono molti, vari e diversi modelli, così come, gli stessi vengano ciclicamente ricambiati alternati gli uni agli altri; talora nello stesso Paese, talaltra scambiandoseli reciprocamente fra “Sistema”Paesi, implicito non può che esserne la loro perfettibilità! È pertanto che come suddetto quanto da un semplice excursus storico dell’evolversi di questi stessi modelli elettorali se ne evince l’esigenza di radicalmente cambiare per toglierci da questo perenne impaludamento. Questo bisogno di cambiamento risulta dal fatto di ritrovarci incastrati in questa ormai inesauribile “speculativa” ODISSEA dei modelli elettorale. Giacché abbiamo abbandonare il PROPORZIONALE per abbracciare un “MATTARELLUM” (modello misto al 25% Proporzionale ed un 75% al Maggioritario) per poi, frettolosamente passare ad un di Casta PORCELLUM oltretutto dichiarato ben dopo “soli 8 anni” incostituzionale (questo Porcellum al 15% Proporzionale ed all’85% Maggioritario dei quali continuiamo subirne i suoi catastrofici effetti)…