Il cuore dell’analisi di Michele Serra sulla Sinistra del no, no, no è questo: «Il No referendario a sinistra prescindeva largamente dal motivo del contendere: quel passaggio elettorale serviva effettivamente come una sentenza senza appello contro il governo Renzi. Tanto è vero che il Sì di Pisapia gli viene rinfacciato come una colpa che lo rende improponibile come potenziale leader di una sinistra non renziana: perché la sinistra o è contro Renzi, oppure non sussiste».
Per molti italiani di sinistra, tra cui chi scrive, le cose non stanno così.
Abbiamo votato sul merito della riforma, e abbiamo votato No perché essa proponeva (sono parole di un pacato costituzionalista, tutt’altro che antirenziano, come Ugo De Siervo) «una riduzione della democrazia». Matteo Renzi (primo firmatario della legge di riforma) ha proposto uno scambio tra diminuzione della rappresentanza e della partecipazione e (presunto) aumento della possibilità di decidere: ha risposto Sì chi sentiva di poter rinunciare ad essere rappresentato perché già sufficientemente garantito sul piano economico e sociale. Ha detto No chi non ha altra difesa che il voto. Basterebbe questo a suggerire che il No abbia qualcosa a che fare con l’orizzonte della Sinistra.
Ma c’è una ragione più profonda. La Brexit, la vittoria di Trump e ora quella del No in Italia hanno indotto molti osservatori e protagonisti (tra questi Giorgio Napolitano) ad additare i rischi del suffragio universale: la democrazia comincia ad essere avvertita come un pericolo, perché la maggioranza può votare per sovvertire il sistema. Perché siamo arrivati a questo? Perché la diseguaglianza interna agli stati occidentali ha raggiunto un tale livello che la maggioranza dei cittadini è disposta a tutto pur di cambiare lo stato delle cose. È qua la radice della riforma: oltre un certo limite la diseguaglianza è incompatibile con la democrazia. E allora o si riduce la prima, o si riduce la seconda. E questa riforma ha scelto la seconda opzione: che a me pare il contrario di ciò che dovrebbe fare una qualunque Sinistra.
D’altra parte questa scelta è stata coerente con la linea del governo Renzi: cosa c’è di sinistra nei voucher, e nel Jobs Act che riduce i lavoratori a merce, introducendo il principio che pagando si può licenziare? Cosa c’è di sinistra nel procedere per bonus una tantum che non provano nemmeno a cambiare le diseguaglianze strutturali, ma le leniscono con qualcosa che ricorda una compassionevole beneficenza di Stato? Cosa c’è di sinistra nel “battere i pugni sul tavolo” con l’Unione Europea, invece di costruire un asse capace di chiedere la ricontrattazione dei trattati (a partire da Maastricht) imperniati sulle regole di bilancio e sulla libera circolazione delle merci, e non sul lavoro e i diritti dei cittadini? Cosa c’è di sinistra nel puntare tutto su una nuova stagione di cementificazione, attraverso lo smontaggio delle regole (lo Sblocca Italia)? Cosa c’è di sinistra in una Buona Scuola orientata a «formare persone altamente qualificate come il mercato richiede, svincolandola dai limiti che possono derivare da un’impostazione classica e troppo teorica» (così la ministra Giannini)? Cosa c’è di Sinistra nello smantellare la tutela pubblica del patrimonio storico e artistico, condannando a morte archivi e biblioteche, e mercificando in modo parossistico i grandi musei, detti ormai “grandi attrattori” di investimenti?
Il punto, in sintesi, è questo: mentre oggi Destra e Sinistra concordano nel ritenere senza alternative un’economia di mercato, la Sinistra non crede che dobbiamo essere anche una società di mercato. E mentre la prima ripete Tina ( there is no alternative), la seconda lavora per costruire un’alternativa praticabile allo stato delle cose.
Se il Partito democratico ha fatto di Tina il proprio motto non è certo colpa di Matteo Renzi: ma questi è stato il più brillante portavoce di questa mutazione. Se la politica di una società di mercato non può che essere marketing, il modo di pensare, parlare, governare di Renzi è stato paradigmatico.
Allora la questione è: ha senso costruire — come propone Pisapia — una nuova forza di sinistra che nasca con incorporato il dogma del Tina? La vera sfida è costruire una forza che ambisca a diminuire la diseguaglianza, e non la democrazia. Una forza persuasa che «guasto è il mondo, preda / di mali che si susseguono, dove la ricchezza si accumula / e gli uomini vanno in rovina » (Oliver Goldsmith, The Deserted Village): e che sia venuto il momento di ripararlo, non di limitarsi a oliarne i meccanismi perversi.
La Repubblica, 11 dicembre 2016
Sarebbe ora di mettere in chiaro che sono gli altri a rispondere no no no alle domande sacrosante, tipo: risolvere seriamente il conflitto di interessi (coro di no della solita ammucchiata di destra e sinistra rampante); fare norme serie sulla corruzione (idem dai soliti fanatici del no); basta alle faraoniche opere inutili e/o devastanti (solita tifoseria da stadio assatanato urla NOOOOOOO!!!!); basta gente che fa razzie di poltrone stra-pagate che oltretutto fa danni stratosferici (i soliti scalmanati piagnucolano che NO! La Costutuzione non vuole!); basta giovani costretti ad andarsene all’estero…basta call center che sfruttano gente per importunare altra gente tutti i giorni a tutte le ore: NOOOOOOOOOOO!!!!!! E sopratutto basta gente nominata o paracadutata in posti da cuccagna strapagata oggi e con pensioni dorate domani o gia’ oggi: NOOOOOO!!! Basta precari sottopagati e pensioni da fame ai soliti figli di un dio minore: noooooo!!! (crollerebbero i mercati e sarebbero disincentivati gli investimenti !!!) Basta ladri di polli in galere strapiene e ladri di miliardi sempre prescritti e riveriti: NOOOOOO! Basta terremotati in baracche x decenni e sperperi giganteschi inF35 e mega evasione fiscale: NO! Basta soffitti delle scuole che crollano sulla testa dei bambini e miliardi sprecati in stadi faraonici: no! Basta ospedali pubblici che chiudono e voto di scambio con le cliniche private: No! Basta patrimonio storico _artistico bistrattato (vero oro dell’Italia) e territorio trivellato: NOOOOOO!!!!!
E basta con questa gente che da decenni dice no!!!!!
Per quanto riguarda la l’accusa di ritenere sinistra solo quella che si schiera pregiudizialmente contro Renzi, ci vuol poco a capire che e’ Renzi a schifare la sinistra e ad accanirsi sui valori della stessa, coronando brutalmente un lavoro che i suoi compagni di partito fanno da decenni con modi meno espliciti. Le amorevoli cure che Renzi e il PD rivolgono a coloro che dovrebbero rappresentare, sono uguali a quelli che hanno dimostrato di voler rivolgere alla Costituzione.
SERVE A NULLA continuare a rimestare mediocrità e nefandezze.
SERVE INVECE RAGIONARE SU COME CAMBIARE IL FUTURO.
Non può bastare certo questo referendum a far si che che gli ottimi indirizzi della Carta si realizzino se non si sono avverati dal 48 ad oggi. E’ molto evidentemente necessaria una espressione propositiva, assertiva e concreta della Sovranità Popolare perchè essi diventino realtà a dispetto di quella politica che è andata azzerando progressivamente il proprio tasso di qualità, fino ad esprimere una mediocrità intollerabile, rinnegandoli e negandoli.
Il Comitato del NO riprenda la sua ragione costitutiva originaria di COMITATO per la DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE e prosegua il suo impegno per realizzarla.
E a me sembrerebbe bellissimo farlo proprio brandendo, da Popolo Sovrano, la Costituzione agli articoli 71 e 50 che consentono a Democrazia Diretta Propositiva che i Costituenti ci hanno lasciato perchè potessimo intervenire qualora gli eletti si fossero rivelati indegni, incapaci o complici.
Sarebbe il modo migliore per “imporre” quelle norme e riforme di cui il Paese ha bisogno e che la Cittadinanza attende, senza lasciare alla casta il tempo e la libertà di produrre altre nefandezze per poi doverle rincorrere per correggerle o cancellarle, come l’italicum o il job act: e sarebbe bellissimo!
Ma almeno che si presenti alle prossime politiche con una Lista Civica Nazionale che porti benissimo quelle isegne di “COMITATO per la DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE”, non più e non solo per difendere la forma, ma per esprimere assertivamente lo Spirito Originale ed Autentico di quella Carta che resta un ottimo programma tutto da svolgere.
Paolo Barbieri
Condivido gran parte dei contenuti ma come spesso capita a quel che resta della parte politica cui almeno idealmente sento di appartenere, manca una realistica presa d’atto di un’irrilevanza elettorale ormai strutturale. Quella che ha fatto sì che a livello mediatico tra le molte ragioni del NO abbiano prevalso le peggiori, accreditando Renzi della oggettiva sconfitta, Salvini e Grillo di una schiacciante vittoria e la sinistra…. Già, e la sinistra? Relegata nei soliti canali autoreferenziali. Un quadro desolante nel quale certi massimalismi appaiono patetici. I compromessi sono imposti dalle impietose regole democratiche, che hanno condannato la mia parte, e direi anche di Serra, a percentuali avvilenti. Un po’ di sana autocritica sui motivi per cui le ragioni di cui ci dichiariamo tanto sicuri non premiano mai? Rispetto all’ultima tornata amministrativa il referendum ha visto una partecipazione ben più vasta, bisognerebbe ripartire da lì è capire perché gente di sinistra piuttosto che votare quel che offre la loro area e non potendo identificarsi con quelle alternative, preferisca stare a casa. Io non condivido ma lo capisco benissimo.
Gentile Sig. Barbieri, qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo (forse pubblicato su Il Manifesto) che illustrava il proposito di un esponente di uno dei maggiori ccomitati del NO: non disperdere il capitale di coesione raggiunto durante la battaglia referendaria ma proseguire il cammino verso la piena attuazione della Costituzione. Probabilmente ci sono tanti punti in comune tra le due teorie: sua e di detto esponente.
Personalmente penso che la rete di cittadini mobilitatisi per difendere la Costituzione dovrebbe in quanto tale esprimersi e rivendicare attenzione dai politici evitando di trasformarsi essa stessa in partito politico: sarebbe la fine del sogno.
Gentile signora Giovanna,
non mi sogno di proporre una qualsiasi entità partitica, sarebbe folle! Da lustri nessun tentativo è riuscito a raggiungere dimensioni significative perchè la politica come tale ha perso ogni credibilità presso la Cittadinanza.
Sono possibili solo aggregazioni “sociali” evidentemente lontane dalla pessima offerta politica come testimonia il successo del M5S che ha ottenuto 8/9 milioni di voti sotto l’unico programma percepito del “vaffa” di Grillo, solo perchè nato anticasta/atipolitica.
Suggerisco un percorso che prescinda da labili promesse e incerti programmi da campagna elettorale e che si basi su “progetti di leggi e riforme redatti in artt e sottoscritti secondo l’art. 71″ bollinati dai nostri migliori riferimenti culturali, da imporre al Parlamento suddito e delegato, subalterno 2 volte, “realizzando” la Sovranità Popolare sotto una formale “Petizione alle Camere”, art. 50, che le contenga.
Un percorso assolutamente alla portata di chi può offrire alla Cittadinanza quella credibilità perduta dalla politica: il CENSIS ha appena pubblicato il dato sulla fiducia nell’offerta politica pari all’4,1% http://www.uilmilanolombardia.it/la-situaz…to-censis-2016/ , I. Diamanti http://www.demos.it/rapporto.php da lustri la rileva al 3/5%, alle ultime regionali emiliane l’astensionismo al 61% a cui va aggiunto il 13% del M5S nato anticasta/antipolitica, mentre 9 su 10 stanno con Davigo quando affema che la casta è rimasta quella del 92 solo più raffinata nel delinquere.
Cosa può fare di più un popolo per dimostrare la sua impaziente attesa?
E solo dopo questo successo una lista civica nazionale per completare dal Parlamento il lavoro avviato dal territorio e lasciare che i partiti, con un po’ di sana astinenza dal potere, possano rigenerarsi dalle proprie ceneri tossiche e corrotte.