L’Agcom interverrà sul referendum costituzionale

30 Giu 2016

Con plateale ritardo, e forse per inerzia, l’Agcom sta per intervenire sul referendum costituzionale di ottobre per raddrizzare lo squilibrio televisivo. I resoconti di Geca, società che monitora i programmi per l’ Autorità, hanno delineato una situazione d’ emergenza.

L’argomento è la riforma che porta il nome di Maria Elena Boschi: le ragioni del Sì debordano ovunque, il comitato del No racimola secondi (addirittura due minuti per il presidente, il professore Alessandro Pace).

All’Autorità di garanzia per le comunicazioni, mercoledì prossimo, è previsto un consiglio per licenziare un provvedimento che dovrebbe assicurare una corretta informazione nel periodo estivo, fino all’avvento della par condicio (scatta un mese e mezzo prima del voto, dunque agli inizi di settembre).

Come funziona: si tratta di un atto di indirizzo, una prescrizione per intimare le emittenti – le aziende private e pure la pubblica Rai – a trattare il referendum all’ interno dei palinsesti (non tribune politiche, è ancora presto) e concedere identico accesso agli schieramenti opposti.

C’ è anche una seconda ipotesi: inviare un richiamo a Viale Mazzini, perché l’ azienda pubblica è la più indisciplinata. Sul punto non c’ è accordo fra i commissari.

Neanche le statistiche Geca, sfruttate per una vigorosa protesta di Cinque Stelle, Forza Italia e Sinistra Italiana, hanno spettinato la seriosità istituzionale dei vertici Agcom. All’ improvviso, però, l’ Autorità si rianima. Perché? Semplice: lo scenario politico è mutato, se non proprio stravolto, il renzismo è calante dopo la disfatta nei Comuni, e fra esposti e denunce l’ Agcom è assediata.

Per troppo tempo s’ è indugiato non sapendo – in maniera strumentale – quale norma richiamare o quale precedente riesumare, adesso i commissari più preparati fanno notare che non occorre aspettare la convocazione elettorale per tutelare l’informazione sul referendum confermativo.

Così l’Autorità, fra sette giorni, tenterà di rimediare a una tenzone con la politica che ha raggiunto l’ apoteosi durante l’audizione in Vigilanza Rai di Angelo Marcello Cardani. Il presidente, nominato dal governo tecnico di Mario Monti, ha ingaggiato un battibecco con Roberto Fico per ripudiare il lavoro di Geca (contestato da molti in Agcom): “Questi dati sono dati estremamente delicati, sono soggetti potenzialmente a uso improprio. Gli uffici, del resto, lo dico con il massimo rispetto, hanno anche altro da fare e sono oberati dalle attività che derivano dagli adempimenti di legge”.

Il significato: il referendum costituzionale, per Cardani, non è una questione d’ attualità, anzi è un fastidio.

Oltre ai rimproveri di Renato Brunetta e agli sberleffi dei parlamentari di sinistra (“non s’ è accorto che la campagna è in corso da mesi”), Cardani s’ è ritrovato con il consiglio sfaldato e un po’ irrequieto. E allora ha deciso di decidere. Il professore Pace sollecita da mesi l’attenzione dell’ Agcom sul referendum di ottobre, e da mesi – come dimostra una lettera protocollata a febbraio firmata da Cardani – l’Agcom promette di vigilare. Niente è accaduto.

Finché il renzismo non s’ è inceppato.

 

                           

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Il Fatto Quotidiano, del 29 giugno 2016

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