È sufficiente dire che il Parlamento è alla 28esima votazione e non è ancora chiaro se oggi ci sarà o meno l’elezione dei giudici costituzionali mancanti. Solo questo rende l’idea del cortocircuito attuale e di un cortocircuito ben più grave che potrebbe capitare domani, quando la riforma costituzionale sarà legge e – prima o poi – si dovrà eleggere il capo dello Stato.
Perché quel meccanismo che prevede un quorum di tre quinti, cioè lo stesso che vale per eleggere i giudici della Consulta, potrebbe mandare in tilt le istituzioni. Potrebbe succedere, insomma, quello che sta già succedendo: che si arrivi alla 28esima votazione senza poter eleggere il presidente della Repubblica. Perché nonostante l’Italicum e un sistema maggioritario, al partito che uscirà vincente dal ballottaggio – ammesso pure che voti compatto per un nome – serviranno 98 voti aggiuntivi per raggiungere i tre quinti. «Cioè gli servirebbe il sì della quasi totalità dei nuovi senatori, 98 su 100 totali. Impensabile», diceva il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Andrea Mazziotti. E dunque sarà necessario un accordo con l’opposizione.
E allora quello che sta accadendo in queste ore di febbrili trattative e di veti trasparenti – oggi si vedrà anche se ci saranno e quanti saranno i franchi tiratori – lo potremmo ritrovare con una drammaticità maggiore quando si eleggerà il capo dello Stato con le nuove regole. Oggi cosa succede? Che il Movimento 5 Stelle non accetta il nome del candidato Pd, Augusto Barbera, perché oggetto di un’inchiesta sui concorsi universitari anche se al momento non risulta indagato. E dunque si sfila dall’accordo con la maggioranza che era stato tentato nei giorni scorsi. Il Pd insiste e si rischia il muro contro muro. Il punto è che quando in un Parlamento un partito si pone come anti-sistema, come forza politica che deve azzerare le logiche usate fin qui e vuole imporre solo la sua logica, facilmente si arriva alla 28esima votazione. E tutto questo avviene senza considerare minimamente il funzionamento degli organi dello Stato perché vale più l’affermazione di una posizione politica e di un’identità piuttosto che il rischio d’impasse della Corte costituzionale.
Questa situazione, riprodotta in uno scenario post-Italicum e dopo la riforma del Senato, diventa il vero baco del sistema, come continua ad avvertire Giorgio Tonini, attuale presidente della commissione Bilancio del Senato e vice presidente del gruppo Pd. Il baco che fa andare in tilt tutti i calcoli del vincitore che non sarà affatto un uomo solo al comando ma – nelle votazioni presidenziali – un uomo ostaggio della minoranza. Così come il futuro capo dello Stato che forse dovrà tanto – troppo – a una minoranza decisiva ai fini del raggiungimento dei tre quinti. Questo varrà soprattutto se il neo premier non potrà contare sulla compattezza assoluta del suo partito e se avrà di fronte una forza politica che non vorrà accettare l’esito delle elezioni. E allora le votazioni per il capo dello Stato potrebbero diventare la rivincita, quell’inceppo che manda in cortocircuito le istituzioni e fa ammalare una legislatura.
Potrebbe capitare al 5 Stelle ma anche al Pd o al centro-destra, perché se da un ballottaggio si esce ancora in una logica di contrapposizione e non di mediazione nell’interesse delle istituzioni sarà ben difficile collaborare – come richiede quel quorum dei tre quinti – e più facile arrivare allo scontro.
Il Sole, 25 novembre 2015
Cattivacci i 5stelle, tutta colpa loro. Il PD si potrebbe tranquillamente accordare con La finta opposizione e votare l’avvocato di Berlusconi e Verdini avendo come contropartita. Barbera, dato che il PD sembra proprio incapace di proporre una persona non chiaccherata. Se non lo fa, e’ perche’ evidentemente gli accordi sottobanco non sono ancora stati perfezionati. Invece di soffermarsi su questo, cioe’ sul mancato accordo tra PD e consueti compari, ci si sofferma sul capro espiatorio ma non x sottolineare l’assurdita’ di eventuali primarie on line ventilate dai grillini; non per lodare il loro rifiuto di mandare alla Corte Costituzionale l’avvocato di due uomini politici pluri-indagati (fatto guardacaso taciuto nell’articolo); bensi’ x addossargli la responsabilita’ della mancata elezione dei giudici costituzionali con la solita prassi del mercato delle vacche.
Non esistono “ricette” che consentano infallibilmente un funzionamento adeguato e corretto delle istituzioni e che possano prescindere da una classe politica responsabile e non autoreferenziale.
È per questo che sono assai preoccupato.
Con la sentenza n.1 del 2014 la Corte Costituzionale aveva mandato un chiaro segnale ai poteri legislativo ed esecutivo. Un segnale, da un lato, di profondo rispetto per la sovranità popolare e per il principio della rappresentatività, dall’ altro, di grave mònito ai poteri legislativo ed esecutivo affinché non mettessero a rischio il principio fondamentale della divisione dei poteri, in assenza del quale una democrazia fa oggettivamente fatica a vivere per trasformarsi prima o poi , inevitabilmente, in oligarchia. Questo segnale non è stato colto, la sentenza è stata totalmente disattesa e, colmo dei colmi, un governo e una maggioranza che non sono espressione della volontà degli elettori tengono sotto scacco un Parlamento ( politicamente delegittimato ) che , per l’ arroganza di cerchi più o meno magici, si è auto-attribuito nientemeno che il ruolo di ‘ Assemblea Costituente ‘.
Il dato è assolutamente incontrovertibile : il principio liberale della ‘ divisione dei poteri ‘ è andato a farsi benedire. L’ Italia del 2015 conosce una concentrazione di poteri – nelle mani dell’ esecutivo – assolutamente senza precedenti . Più che angosciarsi, quindi, per l’ impasse sulla Consulta , ci si dovrebbe indignare per una terna – quella proposta dalla maggioranza – che non garantisce alcuna imparzialità, per esempio, nè rispetto al ‘ giudizio di ammissibilità dei referendum abrogativi di leggi ordinarie esistenti ‘ , né rispetto al giudizio di legittimità costituzionale di quelle leggi che saranno oggetto – tra non molto – del vaglio referendario. Basta andare a rileggere soprattutto le esternazioni in tema di riforme del prof. Barbera ( sul Blog del Prof. Ceccanti , ispiratore dell’ Italicum e della riforma del Senato ) per rendersi conto della protervia dell’ attuale maggioranza e della volontà di ridurre al silenzio , dopo il Parlamento, anche l’ organo di garanzia costituzionale per antonomasia. Il cortocircuito, quindi, di cui parla la giornalista del Sole24ore, è figlio di leggi elettorali iper-maggioritarie che privilegiano la governabilità non solo a spese della rappresentatività, ma anche a spese degli organi di controllo politico-legislativo – come il Parlamento – e di garanzia costituzionale, come la Corte e il Capo dello Stato. Questa vicenda, quindi, dovrebbe confermare la necessità di promuovere una grande mobilitazione delle coscienze democratiche di questo Paese in direzione del NO al referendum confermativo dell’ autunno 2016 e di un SI’ ai referendum con i quali, nel corso del 2017, cercheremo di abrogare leggi che negano diritti fondamentali : alla libertà di voto, al lavoro, all’ istruzione , all’ assistenza sanitaria, alla difesa dell’ ambiente, ecc. ecc.
Giovanni De Stefanis, libertà e giustizia Napoli
Prenda coraggio LeG e indichi 3 nomi per la Corte Costituzionale e inviti i Cittadini a firmare la petizione! E troverà anche le firme e la collaborazione spontanea del M5S come della miriade delle associazioni che si richiamano alla Costituzione!
Sovranità Popolare REALIZZATA, non solo enunciata in discorsi retorici per strappare un appaluso di nessuna efficacia!
I miei nomi (tanto per dire) F. Saverio Borrelli, Gian Carlo Caselli, Gherardo Colombo!
Le formazioni intermedie a cosa servono? Solo all’autocelebrazione per la propria sopravvivenza o per essere protagoniste della DEMOCRAZIA?
Ma davvero è ancora tempo «… in cui serve grande capacità di riflessione, di comprensione del pensiero complesso»?
E quando sarà il tempo dell’azione efficace? A me pare che sia urgernte da anni!
” I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni efficaci.” Mahatma Gandhi
La nostra Costituzione – ripeto: se la sappiamo leggere – è come un serbatoio che racchiude quelle energie, alle quali possiamo attingere nei momenti di difficoltà.” (G. Zagrebelsky),
“La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali. La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione. Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie. Una Costituzione come la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e, con le passioni, anche i contrasti. Deve mobilitare” (G. Zagrebelsky).
scusate ma nella terna iniziale del M5S c’era un nome che si era distinto per aver contribuito all’annullamento del porcellum, discutendo il ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione e alla Corte Costituzionale e che ora sta organizzando l’impugnazione coordinata dell’Italikum in una ventina di Tribunali italiani .