Nuovo statuto del PD. A gennaio l’Assemblea nazionale per l’ok

24 Ott 2015

Niente più file di cinesi davanti ai gazebo e regole più stringenti per l’iscrizione al costituendo albo degli elettori del Pd. Le primarie per la scelta dei candidati sindaci nelle grandi città si avvicinano e anche la commissione per le modifiche allo statuto del Pd presieduta dal presidente del partito Matteo Orfini nonché neo confermato commissario del partito a Roma sta per concludere i suoi lavori: la prima settimana di novembre, dopo il via libera del segretario e premier Matteo Renzi atteso dal Sud America (il rientro è previsto per il 30 ottobre), le proposte della commissione saranno presentate ufficialmente e sottoposte al dibattito dei circoli. Dibattito che durerà un mese e mezzo, in tempo per l’assemblea nazionale che a gennaio del nuovo anno dovrà votare le novità.

In tempo, appunto,  per vedere un altro film alle primarie che – come ha confermato lo stesso Renzi – si terranno tra febbraio e marzo nelle grandi città chiamate al voto a giugno. In primis Milano, Napoli, Bologna e ora anche Roma. La prima novità è proprio l’istituzione dell’albo degli elettori del Pd, sul modello americano: il lavoro di incrocio dei dati delle precedenti primarie – sia nazionali sia locali – svolto in questi mesi ha certificato una base sicura di un milione e 400mila elettori circa. Base che ad ogni consultazione popolare potrà naturalmente allargarsi. L’iscrizione all’albo potrà avvenire come finora è stato anche al momento del voto, è l’orientamento prevalente della commissione. Presieduta da Orfini, la commissione è coordinata dal vice del Pd Lorenzo Guerini e ne fanno parte tra gli altri Fabrizio Barca, l’esponente della minoranza bersaniana Nico Stumpo, la prodiana Sandra Zampa, il responsabile formazione politica del partito Andrea De Maria (cuperliano), il segretario della Lombardia Alessandro Alfieri e il segretario del circolo di Trastevere (a Roma) Alberto Bitonti.

Iscrizione anche al momento del voto, dunque, che come si ricorderà fu una battaglia dello stesso Renzi già alle prime primarie per la premiership contro Bersani del 2012. Tuttavia le modalità saranno più stringenti ed è prevedibile un calo della platea rispetto ai numeri storici: l’elenco sarà pubblico, e questo fatto di per sé respinge i simpatizzanti meno convinti e determinati; e soprattutto sarà stabilito che avranno i requisiti per partecipare alle primarie solo i cittadini che li hanno anche per votare alle secondarie, ossia alle amministrative e alle politiche vere. Tradotto, niente cittadini extracomunitari come si è visto da ultimo alle primarie liguri (quelle che hanno suscitato l’indignazione e l’uscita dal partito di Sergio Cofferati), e niente  minorenni. Quanto ai cittadini comunitari come ad esempio sono i numerosi rumeni che vivono nel nostro Paese, dal momento che possono votare per le elezioni comunali (non per le regionali e le politiche) se registrati all’anagrafe della popolazione residente, potranno partecipare anche alle primarie del Pd sempre se già registratisi in quell’anagrafe. Insomma, si va verso una base più ristretta e sicuramente più controllabile da parte degli organismi dirigenti locali. Per evitare “infiltrazioni” e pasticci di vario tipo come negli ultimi anni si è visto a Napoli e appunto in Liguria.

Ma non solo di albo degli elettori si occuperà l’assemblea nazionale di gennaio. Lo statuto verrà modificato in un punto importante, che è la scelta dei segretari regionali: non saranno più eletti con primarie aperte come quelle per il segretario bensì con consultazioni riservate ai soli iscritti al partito in una data diversa da quella delle primarie per il segretario. Una modifica ben voluta dalla minoranza dem perché lascia alle dinamiche territoriali una selezione strategica, evitando che i 20 segretari regionali siano gli “sceriffi” del leader nazionale sul territorio. Novità anche sul fronte dei circoli, che saranno da una parte potenziati e dall’altra trasformati di volta in volta in circoli tematici, anche on line, in modo da diventare luoghi di iniziativa politica sul modello dei circoli obamiani.

Il Sole 24 Ore,   24 Ottobre 2015

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