Coordinamento per la Democrazia Costituzionale

CoordinamentoL’attuale situazione politico istituzionale è segnata da una serie di provvedimenti legislativi assunti da un Parlamento nato da una legge elettorale dichiarata incostituzionale, che sta progressivamente tradendo i principi di solidarietà, uguaglianza e legalità su cui si fonda la nostra Repubblica.

E’ questa la ragione che ha determinato la costituzione del COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE, a cui aderiscono numerose organizzazioni e movimenti politici, culturali, sociali  e ambientalisti impegnati nel Paese per la difesa dei diritti costituzionali.

L’assenza di ogni confronto democratico, l’imposizione al Parlamento da parte dell’Esecutivo di disegni di legge che modificano, sino a cancellarli, principi costituzionali che hanno permesso sino ad oggi una democrazia parlamentare, la sudditanza del Parlamento nell’approvazione di cosiddette “riforme” mai state oggetto di un programma politico elettorale da parte della maggioranza che sostiene l’attuale governo, hanno convinto il CDC che i referendum abrogativi siano l’unico mezzo giuridicamente utilizzabile dalle cittadine e dai cittadini per esprimere efficacemente la loro volontà.

A fronte di leggi che sconvolgono il mondo della scuola, il mercato del lavoro, l’ambiente e la salute delle persone e, soprattutto, i principi democratici della rappresentanza parlamentare,  esistono ampie aree di dissenso le cui competenze sono indispensabili per la costruzione di una campagna referendaria fondata su quesiti giuridicamente inattaccabili, che sono oggi prive di una rappresentanza istituzionale e devono essere coordinate in una grande formazione unitaria.

E’ anche indispensabile tenere conto delle difficoltà connesse alla crescita dell’astensionismo, alla sfiducia nei meccanismi elettorali e alla progressiva sfiducia dei cittadini nella partecipazione diretta e nell’esercizio di un diritto costituzionale.

Questo comporta che non vanno sottovalutati tempi, modi e contenuti nell’avvio delle iniziative referendarie, a cominciare dalla predisposizione di quesiti che non siano esposti al rischio di bocciatura da parte della Corte Costituzionale, dalla valutazione e attenta preparazione di una campagna di raccolta delle firme (almeno 600.000) che, per il periodo estivo in cui venisse svolta, richiede la disponibilità di forti strutture organizzative.

Il CDC ritiene che sia necessario realizzare la più vasta mobilitazione dei soggetti sociali e politici interessati per  scongiurare il rischio di un eventuale esito negativo della campagna referendaria.

Da questo punto di vista, pur coscienti dello slittamento temporale che ne deriverebbe, riteniamo prematuro l’immediato deposito di quesiti presso la Corte di Cassazione  e l’avvio della raccolta firme, e proponiamo l’apertura di un ampio confronto fra tutti i soggetti disponibili, allo scopo di coinvolgere nella iniziativa il maggior numero dei soggetti sociali disponibili, utilizzare al meglio le diverse competenze e verificare l’impegno organizzativo di ogni soggetto. Il lancio dei referendum costituisce una assunzione di responsabilità che non può essere sottovalutata o condizionata da strategie  contingenti.

 

15 luglio 2015

3 commenti

  • Il documento riassume in modo assai puntuale le tante….’ anomalìe ‘ che l’ opinione pubblica del nostro Paese non ha accettato ai tempi di Berlusconi ma che sembra oggi rassegnata ad accettare dall’ esecutivo Renzi . Tutto questo in nome di una governabilità che si nutre di un decisionismo sempre più autoritario e sempre meno liberale e che ignora – per non dire: deride – i livelli di partecipazione democratica per i quali tanto e…in tanti abbiamo lottato in anni che appaiono ormai lontanissimi.
    La democrazia – si sa – vive di partecipazione, di confronto anche conflittuale tra diverse visioni ideali, culturali, sociali e politiche. Leggi elettorali anti-costituzionali e forze politiche sempre più abbacinate dalla cosiddetta vocazione maggioritaria stanno di fatto vanificando, giorno dopo giorno, questa volontà di partecipazione diffusa o, se si preferisce, dal basso,finendo con l’alimentare il disimpegno totale dell’ astensionismo o, tutt’al più, quella indignazione nei confronti della cosiddetta ‘ casta ‘che – al di là delle intenzioni degli indignati – genera lo sterile moralismo dei populisti e fa il giuoco delle oligarchie, sempre più ristrette, al potere.
    Urge, pertanto, un lavoro di paziente ricucitura di questa nostra frammentata società attorno agli obbiettivi etici, ideali, culturali, sociali, economici e politici che hanno ispirato i nostri padri costituenti. Quelli – si intende – che hanno tratto la loro legittimazione dalla Resistenza alla dittatura fascista. Non quelli che – tale legittimazione – pretendono, anche con una discreta arroganza, di trarla da leggi elettorali sempre più truffaldine e illiberali, foriere di quella che Rodotà ha felicemente battezzato ‘ democrazia dell’ investitura ‘. Una democrazia che non ha bisogno di cittadini attivi , critici e responsabili ma di sudditi obbedienti e deleganti. Una democrazia, di conseguenza, che non ha bisogno di una classe politica degna – per onorabilità , onestà e competenza – di servire e rappresentare autorevolmente la Nazione ma di una ‘ casta ‘ – appunto – di ‘ oligarchi ratificanti ‘ senza identità, senza storia, senza valori.

    Giovanni De Stefanis, libertà e giustizia Napoli

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