UNIONS

08 Giu 2015

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

Non è più tempo di grandi discorsi, “le cose ce le siamo già dette e siamo tutti d’accordo” .Ora bisogna muoversi. Dove e come? La parola territorio oggi è abusata: anche i partiti che l’hanno tanto disprezzato e ignorato, ora lo stanno riscoprendo. Per la coalizione il territorio ha pochi segreti: quante associazioni, quanti movimenti, quanti lavoratori si sono già misurati con la grande crisi? Quante manifestazioni e seminari, quante iniziative e discussioni…Quindi, nel territorio ci si conosce, ci si chiama per nome. E nel territorio d’ora in poi sarà più facile decidere insieme su quali priorità insistere, a quali problemi cercare di dare risposte.

Lavorare insieme e metà dell’opera è compiuta: perché non ci devono essere prime donne, non ci devono essere rivendicazioni di sigle, non ci dono essere riferimenti a glorie passate.

 

FuturoNon sanno più da che parte prenderlo e su cosa attaccarlo, questo strano figlio del sindacato dei metalmeccanici che si è messo in testa di provare a fare qualcosa che prima non era mai stato tentato.

Lo temono. E allora si inventano messaggi denigratori; pubblicano ricostruzioni della due giorni di lavoro che appartengono soltanto a chi non c’è stato e non ha un briciolo di fantasia che lo soccorra. Ma capisce che ciò che sta nascendo nei giorni del solleone è qualcosa che il “sistema” non riesce a concepire e dunque a prevedere nelle sue potenzialità immediate e future.

Qualcosa che sfugge a tutti i calcoli interessati e corrotti di ciò che è oggi il mondo della politica, dell’economia, della finanza, delle lobby del potere, dei padroni del mondo.

Non lo capiscono. Non ci capiscono. E la reazione è questa furibonda propaganda che cerca di colpire la coalizione proprio nei giorni in cui muove i primi passi concreti.

Cosa è stata davvero la due giorni della coalizione, cosa è accaduto in quelle sale che si diceva non hanno mai portato bene alla sinistra?

Diverse cose e difficili da riassumere. Diciamo che cittadini provenienti da mondi ed esperienze molto diverse hanno deciso di lavorare insieme per cominciare a rendere meno pesante la frammentazione della società civile. Una frammentazione che in questi mesi di assalto ai diritti segna un costo per la collettività impossibile da giustificare e sopportare. Non è più tempo di grandi discorsi, “le cose ce le siamo già dette e siamo tutti d’accordo” .Ora bisogna muoversi. Dove e come? La parola territorio oggi è abusata: anche i partiti che l’hanno tanto disprezzato e ignorato, ora lo stanno riscoprendo. Per la coalizione il territorio ha pochi segreti: quante associazioni, quanti movimenti, quanti lavoratori si sono già misurati con la grande crisi? Quante manifestazioni e seminari, quante iniziative e discussioni…Quindi, nel territorio ci si conosce, ci si chiama per nome. E nel territorio d’ora in poi sarà più facile decidere insieme su quali priorità insistere, a quali problemi cercare di dare risposte.

Lavorare insieme e metà dell’opera è compiuta: perché non ci devono essere prime donne, non ci devono essere rivendicazioni di sigle, non ci dono essere riferimenti a glorie passate. Guarderemo con gli occhi del futuro, la crisi, l’ambiente, la cultura, la scuola, la Costituzione, la sanità, e ogni tipo di lavori, dipendenti, autonomi. Ci metteremo in  gioco: noi della società civile, il sindacato che vuole aprirsi, i cittadini che saranno con noi.

Intanto in queste giornate romane si sono affermate alcune conquiste non da poco: non ci siamo parlati addosso, ognuno ha fatto proposte concrete. I post gialli appesi al palco erano l’immagine concreta di un pensiero costruito sull’esperienza e su cose da fare. Mille pensieri per vincere il pensiero unico!

Dunque, Landini, che i sondaggi hanno improvvisamente quotato al dieci per cento, ha detto, scusandosi, che ci siamo rotti le scatole. Ha detto che “ognuno di noi deve essere con coraggio disponibile al cambiamento”. Lui ammette di aver sempre pensato che le leggi vanno applicate, ma che oramai è venuto il tempo di battersi per cambiarle. Cambiare il JobsAct, e la “buona scuola” e tutto il resto che non va.

Alla Fiom qualcuno gli ha detto: “Ma se la coalizione di cui parli vuol dire che si lavora anche il sabato e la domenica non è che sia una gran cosa…”. E’ contento, alla fine dei due giorni. La scommessa è davvero una scommessa. Con la stampa nazionale (il Corriere in prima fila) che riesce a scorgere nelle sale solo personaggi di altre epoche, di una storia finita e non invece le centinaia di giovani, donne e uomini, che vogliono aderire e a cui Landini dice:” Aderire a cosa? Abbiamo bisogno innanzitutto di partecipazione, per costruire insieme”. Ma sa che ormai siamo partiti.

E il sistema sa che quando in molti scendono in campo e quei molti hanno idee e riferimenti e obiettivi in comune, e credono davvero che questa Italia possa fare molto di più per coloro che hanno perso la dignità, il sistema sa che è difficile che tornino a casa senza essersi battuti fino in fondo.

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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