L’astensionismo in crescita: Toscana e Marche sotto il 50%

astensionismoHanno avuto un bel da sgolarsi leader e candidati vari a invitare tutti ad andare a votare. Come temuto e previsto, ieri a esprimere la propria preferenza per rinnovare governatori e consigli regionali è andato poco più del 50% degli elettori. Un po’ meglio le comunali (si è votato in 17 capoluoghi di provincia, tra cui Venezia, Agrigento, Mantova, Nuoro) che segnano una percentuale attorno al 65%, comunque più bassa delle precedenti elezioni omologhe, nelle quali era del 73%.
I risultati
Ma se l’attenzione era sulle sette regioni al voto – Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia – il primo vincitore si può dire sia stato l’astensionismo. Lì dove cinque anni fa, alle precedenti regionali, aveva votato in tutti questi territori oltre il 60%, stavolta, complice una bella domenica di sole al centro di un ponte festivo, il voto concentrato in una giornata unica anziché essere prolungato fino al primo pomeriggio di lunedì come in passato, ma anche (soprattutto) veleni e polemiche di campagna elettorale, con gli strascichi delle ultime ore sulla lista dei cosiddetti «impresentabili» della Commissione antimafia, ha scelto di andare alle urne solo un elettore su due dei quasi 22 milioni di italiani invitati a farlo in oltre 26mila sezioni.
Il confronto
Nel 2010, la maggiore affluenza s’era registrata in Veneto, con il 66%, che si conferma pure in questa tornata la più affezionata al voto, ma fermandosi al 57%: nove punti di partecipazione persi in un lustro. Peggio fanno due regioni che restano addirittura sotto la soglia psicologica del 50%, quella di un elettore spinto alle urne su due: Toscana e Marche. Se in Toscana nel 2010 decise di andare alle urne il 60% degli elettori, ieri ha deciso di farlo solo il 48%, dodici punti in meno. Un calo simile a quello registrato nelle Marche, dove dal 62,8% si scende al 49,8%, un soffio dalla metà. Mentre agguanta un 50% tondo tondo la Puglia: tredici punti in meno del 63% che espresse la propria preferenza cinque anni fa.
«C’è da migliorare»
«Chiunque vinca, con un dato di affluenza al voto così, con metà della gente che è rimasta a casa, chiunque vinca deve pensare che anche lui deve migliorare qualcosa», predica quando ancora lo spoglio è lontano dalla fine il leader della Lega, Matteo Salvini. «Siamo solo all’inizio. Aspettiamo. Ma la prima cosa che colpisce è che c’è un ulteriore crollo dell’affluenza, un dato tendenziale molto preoccupante», aggiunge il coordinatore di Sel, Nicola Fratoianni. A giudicare da questi dati, in effetti, non c’è da stare allegri: ma sempre meglio del risultato emiliano-romagnolo del novembre scorso. Allora andò alle urne solo il 37,7%.

La Stampa, 1 giugno 2015

10 commenti

  • Balle! Abbiamo perso la Liguria per colpa dei vetero-stalinisti, i quali – tra le due guerre – preferirono che vincesse Hitler, piuttosto che allearsi coi socialdemocratici. Tutti lo sanno, tranne i vetero-stalinisti.
    Le fogne sono sempre uguali. Per fortuna che arriva sempre anche l’acqua fresca (di cui in questo sito si ignora perfino l’esistenza) per spazzarle via.

  • Sig. Ferretti, conoscere gli avvenimenti storici accaduti nel nostro Paese negli ultimi 70 anni, ci serve, io credo, per comprendere meglio l’oggi e guardare con fiducia al futuro; ignorarli è una scelta puramente facoltativa che ci condanna a restare nel buio dell’incertezza. Il contributo concreto, pratico, dato dai comunisti alla costruzione dello Stato democratico italiano non è spiegabile fuori da un impegno di reinvenzione della questione democratica, in quell’Europa in cui, a cavallo fra due guerre mondiali, si erano dispiegate la crisi terribile del mondo e della cultura liberal-democratica, e la catastrofe del cedimento dinanzi al fascismo ed al nazismo. Si trattò della vita di milioni di esseri umani, della sorte di interi continenti, della nuova struttura del mondo, di una rifondazione dove entravano in campo movimenti e culture, emersi dai bagliori di quelle catastrofi. Non avremmo avuto, certo, l’esito del 25 aprile 1945 se non ci fosse stato, insieme alle altre forze antifasciste, il contributo determinante dei comunisti italiani e con esso poi la Costituzione repubblicana, di cui oggi si celebra il 69° anniversario.
    Ciò posto, nel commentare ciò che è successo in Liguria, credo che la sconfitta del PD sia da imputare esclusivamente a Renzi ed al suo ”cerchio magico”, perchè la famose primarie, che hanno visto Raffaella Paita prevalere su Sergio Cofferati, sono state gravemente viziate ed alterate dal voto inquinante di elettori di Forza Italia e perfino di fascisti e di tante altre persone, estranee al PD. Tutti questi ”elettori” si sono ben guardati il 31 maggio di confermare il loro voto alla candidata Paita e questa la dice lunga. Questo partito, a cui non mi sono mai iscritto, in passato l’ho votato, dando la preferenza a candidati di Sel, perchè componenti della stessa coalizione. Resto dell’opinione che il PD per definirsi partito di centro sinistra, alternativo alla destra, non può considerare ”gufi, masochisti e quant’altro” gli uomini della sua minoranza interna, perchè i rusultati non possono non essere quelli visti in Liguria.
    Giuseppe Vetere

  • Le solite cose: i comunisti bollavano i socialdemocratici di ‘socialfascismo’ (come si fa qui con i renziani). Il mio interlocutore parla di ‘cerchio magico’ e menate simili. I comportamenti, i modi, le accuse ecc. sono dunque uguali come due goccia d’acqua. E’ questa la barbarie dei vetero-stalinisti e di chi comunque li giustifica, come fa il il signor Giuseppe. Siete, strutturalmente, nemici del genere umano (variamente camuffati e ubriachi di corbellerie cerebrali come vendete per ‘analisi’, ‘comprensioni’ ecc.).
    “I veleni più sottili sono i peggiori”.

  • Per non rinnegare questo rito simbolo di Democrazia con l’astensione, per non offenderlo votando mediocrità assolute e per non fare esercizio di masochismo spendendo voti a proprio danno, non resta che recarsi al seggio e fare verbalizzare il proprio rifiuto!

  • Caro Ferretti,

    purtroppo la vicenda delle primarie liguri è stata di uno squallore non oscurabile neppure dalla sua fede fideistica!

    Molto in sintonia con l’infiltrazione ligure delle varie mafie imprenditrici nell’edilizia e nel movimento terre.

    Commuove e quindi fa tollerare trovare tanta cieca e incrollabile fede!

    E un po’ la invidio! Auguri cmq!

    Paolo B.

  • Signor Barbieri, non so che farmene della fede. Mi bastano e avanzano i fatti (e i precedenti).
    Consegnare la Liguria in mano a quel tal berlusconoide che ha vinto le lezioni, è di una una idiozia senza confronti, comprese le presunte “mafie” di cui lei ciancia.
    Capisco che cotanta idiozia è inaccessibile alla sua mente, ma purtroppo esiste,
    ed è l’ostacolo vero alla dignità e fragilità (noti: fragilità) umana.
    Se non avesse lei ‘certezze incrollabili’ che ha, la vita sarebbe umana (e perciò infinitamente meno saccente).

  • Caro Ferretti,

    non c’è differente qualità tra Paita e Toti, cambia solo la propaganda!

    Sono contento che Toti non abbia maggioranza autonoma e vedremo gli sviluppi di questa situazione. Le larghe intese paiono lo sbocco naturale.

    Cmq mi viene da pensare che a qualche prossima elezione, la troveremo tra i candidati del PD. Le attitudini caratteriali non le mancano: magari Renzi dovrà stare attento se mai dovesse sentirsi dire: “Matteo stai sereno!”

  • Caro Barbieri,
    è questa appunto l’accusa vetero-stalinista di ‘socialfascismo’ (di cui sopra), cioè: tranne io, tutti gli altri sono uguali, e cioè nemici.
    I conti tornano. Prima se fa una ragione, meglio starà di mente e di corpo (ammesso che le possa interessare).

  • Ormai è chiaro a tutti che a Renzi,formato “stai sereno”,interessano i voti degli elettori solo in quanto gli permettono di presentarsi sullo scenario mediatico da vincitore,a scandire il risultato della partita. Che gl’importa se il 50% degli aventi diritto al voto se ne sono stati a casa,stufi delle sue parole affabulatrici e delle sue “riforme ” che non miglioranoi di un epsilon le condizioni economico-sociali dei ceti medi e popolari. E quasi a confermare la sua distanza dalle istanze provenienti dalla cittadinanza,ha deciso di illustrarci il suo e nuovo modello di partito: le strutture periferiche,anzichè promuovere la partecipazione costruttiva e critica dei cittadini,dei simpatizzanti e degli iscritti alla cosa pubblica,e organizzare e rappresentare le loro istanze,dovrebbero piegarsi senza discussione a l’ennesima visione oligarchica della politica e della società,dove pochi oligarchi trasversali vorrebbero decidere per tutti. Non c’è dubbio che si tratti di un vero e proprio stravolgimento della democrazia,venduto per modernità,efficienza e ricambio generazionale. Stravolgimento che ha iniziato a prender corpo con la legge elettorale,le controriforme costituzionali ed il Jobs Act,e domani con l’occupazione della Rai in un tuttuno perfettamente organico.
    Non resta che prendere atto della mutazione genetica di questo partito EX-DEMOCRATICO E REGOLARSI DI CONSEGUENZA.

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