Mia madre (film)

19 Apr 2015

Massimo Marnetto

Mia madre“A che serve studiare il latino?” chiede la figlia adolescente esasperata dall’ennesimo brutto voto.

La madre Margherita (Buy) non sa rispondere, perché non ha tempo per pensare, presa com’è dalla frenetica realizzazione del suo film, di cui è regista. E dalla salute della anziana madre ex insegnante di latino (Lazzarini), ricoverata in ospedale per complicazioni.
Per fortuna c’è il calmo fratello Giovanni (Moretti) che si  occupa di entrambe: della madre, a cui porta cibo amorevolmente preparato per alleviarne l’avvilimento; della sorella, con la quale si ritrova in momenti di inaspettata franchezza, indotti dall’aggravarsi delle condizioni della madre.
Vorrebbe liberarla dalla sua rigidità compulsiva, che ormai indossa come una corazza. “Per una volta rompi gli  schemi. Almeno uno dei tuoi duecento”, le dice con l’unica frase brusca rivolta alla sorella.
I fratelli scoprono che tanti  ex alunni della madre le sono rimasti affezionati, al punto da andare a  trovarla per anni, fino a conoscerla meglio di loro. Così come Margherita scopre la delusione d’amore della figlia e il conseguente periodo nero negli studi solo dalla madre in ospedale, l’unica ad aver meritato la confidenza della nipote.
Giovanni e Margherita – in questo percorso di dolore calmo – capiscono che la madre  è una donna che si è realizzata, perché ha costruito la sua vita con pazienza e amore verso il suo lavoro d’insegnante, i suoi libri, i suoi alunni.
Moretti con questo film fa un omaggio all’autenticità, ancora una volta consapevole di essere una minoranza in aperta controtendenza allo “splenditismo”  infestante.
Contrappone – con equilibrio antiretorico e una grande prova di tutti gli attori – il valore delle relazioni lente e vere, alla inconsistenza dell’improvvisazione superficiale, magistralmente resa dal caos sul set del film di Margherita e da un improbabile  attore americano (Turturro) chiassoso (e spassoso).
E lo fa in modo “laterale”, lasciando che i fatti evidenti siano solo il pretesto per inserire i dettagli essenziali. Quelli che danno un senso al tutto. Come in un testo di latino.

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