“Sono tanto pigro che sono venuto con le stampelle” E’ Rodotà a ricordare l’accusa di Renzi ai professoroni pigri, durante un intervento tutto orientato al valore della dignità del lavoro, cardine della democrazia. “Quello che va bene ai lavoratori, va bene all’Italia” dice, rovesciando una celebre frase liberista.
Prima del professore, hanno parlato operai, precari, sfrattati, agricoltori, studenti, tutti rappresentanti del fiume di persone che in marcia hanno attraversato le vie del centro di Roma, fino a planare in Piazza del Popolo, sotto un sole caldo di Bella Ciao.
Landini arriva alla fine, quando il sole ha allungato l’ombra del palco su una piazza piena, stanca, ma che ascolta, perché cerca ascolto.
“Noi – dice – i diritti li abbiamo trovati perché chi c’era prima d noi ha lottato per farceli avere; noi che diritti lasciamo a chi viene dopo? Nessuna politica industriale, nessuna lotta alla corruzione, alle mafie, all’evasione; ma in tutto questo disastro, il problema era rendere licenziabili a vita i giovani neoassunti? Demansionare i cinquantenni? Fare i licenziamenti collettivi senza procedure?
La piazza applaude perché sente finalmente qualcuno che capisce i problemi di un’intera classe del Paese – i lavoratori impoveriti o precari – ormai abbandonata dalla politica.
“Un’ora di straordinario è meno costosa di un’ora ordinaria. Così non si estende il lavoro ad altri, ma si chiedono sempre più turni agli stessi lavoratori. Che poi vanno in pensione sempre più tardi, perché, dicono, aumenta la durata della vita. Ma mica è vero: dipende dalla fatica del lavoro che fai”
Il finale è un crescendo.
“Ci rimproverano di voler fare una coalizione sociale. Ma questo è l’unico modo per metterci insieme e difenderci da un’altra coalizione sociale, quella che il governo ha fatto con la Confindustria e BCE delle austerità senza senso”
La piazza esplode di applausi e bandiere. Non perdiamoci di vista, disse Moretti, l’ultima volta che una coalizione sociale cercò di formarsi per spronare la politica. Ma l’esperimento fallì per mancanza di organizzazione. Un errore che associazioni e movimenti non vogliono ripetere.
28 Marzo 2015
Per lasciare qualcosa ai nostri figli dobbiamo prima di tutto vivere in un paese che sta in piedi economicamente da solo e quindi cambiare le regole del gioco. Da un lavoro che protegge a un lavoro che produce e vince. Ben vengano le nuove regole del governo renzi se ci aiutano in questo. Io non ho paura. Domani potremo sempre cambiare, perché il cambiamento è la forza dell’uomo. Le masse e gli agitatori sono sempre stati la rovina dell’individuo.
Basta questo continuo mettere i bastoni tra le ruote, questo stare in platea e gridare abbasso qualcosa.
Le regole, in democrazia, le fa chi vince perché espressione di una maggioranza. A quel punto bisogna remare tutti da una parte.
Oppure alla prima occasione democratica, si cambia.
Fabio
Basta con la restaurazione propagandata come panacea di tutti i mali dal pifferaio stonato e servi a seguito. Nella ricorrenza dei 70 anni dalla LIBERAZIONE una nuova primavera può sbocciare per l’Italia ; la sua fioritura dipende SOLAMENTE dall’impegno e la volontà che gli italiani sapranno profondere nella difesa della loro Democrazia Costituzionale , Giustizia e Diritti sociali Ovvero eredità realizzate con la lotta , talvolta con la perdita della vita. Non possiamo dimenticare tutto questo.! Smettiamo di prestare orecchio alle interessate lusinghe ed all’opportunismo di false sirene.Apriamo occhi ed orecchie sulla RESTAURAZIONE in corso.
E’ giunta l’ora dell’impegno di tutti, nei confronti di coloro che vorrebbero retrocedere la Storia di 100 anni.Non possiamo tornare all’uomo solo al comando attorniato dai suoi oligarchi. E’ tempo di rinfrescare le memorie , aprire il pensiero a nuovi orizzonti , di portare a compimento la COSTITUZIONE , non modificarla ad uso e consumo di pochi . E’ tempo di una NUOVA PRIMAVERA.
Certa opposizione a Renzi mi ricorda quello che dicevano i critici dei film di Stanlio e Ollio : Non piacciono a nessuno, salvo che al…. pubblico.
Fatto sta che buona parte degli italiani sta con Renzi. Sedotti dal nuovo Berlusconi? Forse, ma c’è anche molta speranza e non mi pare che ci siano i timori di dittatura che alcuni paventano (il solito popolo bue?). I personaggi che gli si oppongono hanno reazioni umanamente comprensibili: sono stati battuti (Bersani) o ridimensionati (Landini). Ma forse confondono il proprio destino con quello del paese. E – per finire – trattare Renzi come Berlusconi è solo un comodo espediente.