Matteo impari la lezione

17 Mar 2015

Giuseppe_Civati_daticameraRoma. Pippo Civati è contento perché le primarie di Venezia non le ha vinte un renziano, ma il «gufo» Felice Casson. Un successo che il più tenace oppositore del premier legge su scala nazionale: «Non è detto che per vincere ci si debba sempre alleare con la destra».
Casson sarà sindaco?
«Lo spero di cuore, è patrimonio di tutto il centrosinistra e sarebbe una buona soluzione per Venezia. Dal Partito democratico nazionale Felice è considerato un gufo, ma ‘sti gufi vedono nel buio».
Pensa ci sia spazio per qualcosa di nuovo a sinistra?
«Si dice che la sinistra è nostalgica, che non ha nomi spendibili. Invece Venezia dimostra che i cittadini, quando possono scegliere, alcune volte scelgono Renzi e altre no».
Per questo volete le preferenze?
«Sulla legge elettorale sarà un duello western, ma mettere un po’ più di preferenze non basta. E se Renzi non prende in considerazione il Senato elettivo, la riforma costituzionale se la approvano lui e Denis Verdini. L’opposizione va organizzata su posizioni che abbiano un senso».
È un appello a Pier Luigi Bersani?
«Se passa un sistema completamente sbilanciato la responsabilità è di tutti, non solo della minoranza del Pd. Se lo avessero fatto gli altri saremmo tutti i giorni a protestare a San Giovanni… Chi parla di svolta autoritaria e vuole essere credibile dovrebbe pensarci prima di arrivare in aula, sennò si spacca il Pd. O c’è un fronte critico e ragionevole che riesce a spiegarsi con Renzi o si va allo scontro finale».
Lei non teme altre sconfitte?
«Renzi è abilissimo a torturare i dissidenti. Chi accetta il suo disegno e va avanti con le tattiche strumentali non protesti, chi invece vuole protestare bene si organizzi prima, con una posizione chiara. Per essere efficace una opposizione deve manifestarsi prima, non ci si può dividere in mille pezzi quando si arriva in Aula».
Sulla Costituzione siete andati in ordine sparso.
«Se io fossi Renzi sognerei una opposizione così. Nella minoranza c’è chi ha votato tutto l’articolato, per poi interrogarsi sul voto finale».
Se l’assemblea del 21 con Bersani non salta, nascerà il correntone anti renziano?
«C’è cautela, non so se si farà. A me fa piacere se condividiamo un giudizio sulle riforme, ma non mi va di fare fronti anti Renzi e non so se ad oggi siamo così uniti, visto che dentro l’area bersaniana ci sono accenti diversi. Speranza è contro Landini, D’Attorre apre, Fassina è ancora più radicale…».
Andrà con Landini?
«È presto, anche Landini deve chiarire fin dove vuole arrivare. Non sono tra gli organizzatori, ma penso si debba trovare una risposta politica alla coalizione sociale. Invece vedo tante gelosie a sinistra». E la scissione «La parola giusta è diaspora. E in Liguria e Sicilia comincia ad avere le proporzioni di un esodo».

Il Corriere della Sera

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