Carlassare: «Così si strozza la democrazia»

CarlassareBolognaPro­fes­so­ressa Lorenza Car­las­sare da costi­tu­zio­na­li­sta come giu­dica la deci­sione di con­tin­gen­tare i tempi della discus­sione sulla riforma?

E’ una deci­sione con­tra­ria alla Costi­tu­zione. Non mi era mai venuto in mente che nella revi­sione di una legge costi­tu­zio­nale si potesse agire in que­sto modo. Stroz­zare un dibat­tito su una riforma che deve essere votata con una mag­gio­ranza ele­vata pro­prio per­ché sia ragio­nata e con­di­visa. Mi sem­bra una cosa inau­dita. Soprat­tutto con­si­de­rando che risulta impli­ci­ta­mente escluso dalla stessa Costi­tu­zione, che pre­vede appunto mag­gio­ranze molto ele­vate, due distinte deli­bere per ogni camera con uno scopo pre­ciso: garan­tire che la riforma venga medi­tata, discussa e appro­vata da una mag­gio­ranza larga, non da una mag­gio­ranza arti­fi­ciale che forza gli altri, una mino­ranza pre­fab­bri­cata che vuole imporre la sua volontà. Il disprezzo del dis­senso e la volontà di sof­fo­carlo è pro­pria dei sistemi auto­ri­tari. Non è lo spi­rito della Costituzione.

Il pro­blema forse è all’origine: ci tro­viamo di fronte a una riforma costi­tu­zio­nale che non nasce dal par­la­mento ma viene det­tata dal governo.

Anche que­sta è un’anomalia. Pur­troppo negli ultimi anni ne abbiamo viste tan­tis­sime. Il governo si è impa­dro­nito di tutte le fun­zioni del par­la­mento e lo ha esau­to­rato. Della fun­zione legi­sla­tiva si è impa­dro­nito total­mente facendo solo decreti legge e ora s’ impos­sessa anche della revi­sione costi­tu­zio­nale. Tutto quello a cui stiamo assi­stendo negli ultimi tempi lascia sgomenti.

Vede dei rischi in que­sto modo di pro­ce­dere da parte di governo e maggioranza?

Da tanto tempo vedo rischi, per­ché que­sta for­za­tura deriva dal fatto che non si vuole accet­tare il dia­logo, che si vedono gli emen­da­menti e le pro­po­ste degli altri come un impac­cio, un osta­colo, dei sassi sui binari da rimuo­vere, come ha detto Renzi. Ma gli argo­menti degli altri non sono da rimuo­vere, sono da con­si­de­rare ed even­tual­mente da con­fu­tare con argo­menti ido­nei, altri­menti che demo­cra­zia è? Oltre tutto si tratta di una riforma che fa parte di un pro­gramma più ampio di cui non sap­piamo nulla.

Si rife­ri­sce al patto del Nazareno?

Que­sto patto Berlusconi-Renzi, che poi è Berlusconi-Verdini-Renzi che cosa signi­fica? E’ un patto fra sog­getti dei quali uno non aveva e non ha fun­zioni poli­ti­che isti­tu­zio­nali di alcun genere; ha per­duto anche il titolo di sena­tore. Allora la domanda è: cosa c’è in que­sto patto? Un patto tra due par­titi si può anche ammet­tere se è tra­spa­rente, ma un accordo segreto di cui ogni tanto tra­pe­lano alcune noti­zie ma del quale si esige che sia asso­lu­ta­mente rispet­tato alla let­tera, no. Mi chiedo ancora: siamo in un Paese demo­cra­tico o no?

Però il mini­stro Boschi di fronte alle accuse di auto­ri­ta­ri­smo risponde che si tratta di allucinazioni.

Penso che il mini­stro Boschi, della cui buona fede non dubito, non abbia nes­suna idea di cosa è la demo­cra­zia e soprat­tutto che cosa è la “demo­cra­zia costi­tu­zio­nale”, che non vuol dire domi­nio della mag­gio­ranza. Quello che offende è la men­zo­gna, con­ti­nua­mente ripe­tuta, che chi pro­pone modi­fi­che non voglia le riforme: tutti vogliono la riforma del bica­me­ra­li­smo attuale! Ma molti non vogliono la solu­zione impo­sta. Per­ché il governo non vuole il Senato elet­tivo come negli Stati Uniti, con un numero ristretto di sena­tori eletti dai cit­ta­dini delle diverse regioni? Per­ché no?

Lei che rispo­sta si dà?

Si vuol togliere la parola al popolo. Quanto sta acca­dendo va messo insieme alla legge elet­to­rale con l’8% di sbar­ra­mento; si vuole chiu­dere la bocca alle mino­ranze, e non solo a mino­ranze esi­gue: la soglia dell’8% non è certo leg­gera. Si vuole fare una Camera inte­ra­mente domi­nata dai due par­titi dell’accordo, due par­titi che poi sono pra­ti­ca­mente uno per­ché lavo­rano insieme, in stretto accordo, quindi siamo arri­vati al par­tito unico.

O magari al par­tito nazio­nale di cui parla Renzi.

Una cosa che mi fa venire i bri­vidi. La demo­cra­zia costi­tu­zio­nale è neces­sa­ria­mente plu­ra­li­sta, per­ché gioca anche sull’articolazione poli­tica del sistema e del par­la­mento, sulla pos­si­bi­lità di un dia­logo e di un dis­senso. Qui invece si parla di par­tito nazio­nale. Credo che per qual­cuno si tratti di scarsa cono­scenza e di scarsa dime­sti­chezza con il costi­tu­zio­na­li­smo, per qual­cun altro pur­troppo no.

In que­sto rien­tra anche la deci­sione di innal­zare da 500 a 800 mila le firme neces­sa­rie per pro­porre un refe­ren­dum abrogativo? 

Siamo sem­pre nella stessa logica di ridu­zione del peso del popolo, che evi­den­te­mente dà fasti­dio e biso­gna taci­tarlo. La gente chiede lavoro, è pre­oc­cu­pata per la chiu­sura delle fab­bri­che e i gover­nanti si impun­tano esclu­si­va­mente su que­ste cose. La riforma costi­tu­zio­nale serve cer­ta­mente al fine di poter eser­ci­tare il potere con le mani libere, senza gli impacci della demo­cra­zia costi­tu­zio­nale. Però c’è anche un’altra ragione di fondo, ed è che la riforma è un bello schermo per nascon­dere il fatto che sugli altri piani non si fa niente. L’economia è andata più a rotoli che mai, finora si è fatto solo un gran par­lare, un chiac­chie­rare arro­gante e asso­lu­ta­mente inutile.

Però sei­mila emen­da­menti sono tanti. L’opposizione non sta esagerando?

L’opposizione non ha altre armi per­ché il dia­logo la mag­gio­ranza non lo vuole, ha detto subito che “chi ci sta, ci sta”. E gli altri, evi­den­te­mente, se “non ci stanno” a votare ciò che il governo vuole “se ne faranno una ragione”! In tale situa­zione chi vor­rebbe una riforma diversa non può fare altro che ren­dere fati­coso il per­corso per indurre la mag­gio­ranza a riflet­tere su quello che fa e, per non veder fal­lire tutto, ad accet­tare qual­che modi­fica. Ripeto ancora ciò che più volte ho detto: se vogliono fare un Senato con i rap­pre­sen­tanti delle regioni e degli enti locali non eletti dal popolo, lo fac­ciano pure, però non pos­sono attri­buire a quest’organo fun­zioni costi­tu­zio­nali. Non pos­sono dar­gli la pos­si­bi­lità di legi­fe­rare al mas­simo livello. A un simile Senato, fatto da per­sone che non ci rap­pre­sen­tano, domi­nate dai capi par­tito, si vuole invece asse­gnare il potere di revi­sione costi­tu­zio­nale, di par­te­ci­pare all’elezione del pre­si­dente della Repub­blica e di altri alti organi costi­tu­zio­nali. E’ assurdo. Faces­sero allora un Senato che è espres­sione delle auto­no­mie con fun­zioni limi­tate alle neces­sità di rac­cordo con le auto­no­mie locali. Altri­menti, se gli si vogliono attri­buire fun­zioni costi­tu­zio­nali, deve essere elet­tivo. Ma, se non è pos­si­bile discu­tere di que­sto e di altri punti signi­fi­ca­tivi, allora non resta altro da fare che pro­porre emen­da­menti a raffica.

8 commenti

  • Buongiorno,
    sono pienamente d’accordo con la disamina della Professoressa.
    Vorrei far notare due cose:
    1) la madre di tutti i problemi recenti è la legge “porcellum” ideata dalla destra apposta per evitare una chiara maggioranza dello stesso colore sia alla Camera che al Senato, cosa che si verificò puntualmente nell’elezione del 2006. In teoria per attenuare le storture di quella legge sarebbe bastato aggiungere le preferenze e assegnare il premio di maggioranza su base nazionale anche al Senato. In questo modo la tanto agognata governabilità sarebbe stata assicurata.
    2) Con questa riforma si apre anche la strada a successive riforme costituzionali sempre meno controllabili dall’opposizione. Come esercizio mentale per capire a cosa può portare suggerisco di pensare al leader politico che più detestate, immaginandolo con il potere di determinare il Presidente della Repubblica, i giudici della Corte Costituzionale, i componenti del CSM… altro che leggi ad personam!
    Distinti Saluti Enrico Lancia

  • Pro­fes­so­ressa Lorenza Car­las­sare da costi­tu­zio­na­li­sta come giu­dica la deci­sione di con­tin­gen­tare i tempi della discus­sione sulla riforma?

    E’ una deci­sione con­tra­ria alla Costi­tu­zione. Non mi era mai venuto in mente che nella revi­sione di una legge costi­tu­zio­nale si potesse agire in que­sto modo.

    Condivido appieno il contenuto del Suo incipit all’articolo sovrastante.
    Ma, in questo contesto, che ruolo recita il Presidente della Repubblica che ancora è attualmente garante della Costituzione?

  • Si continua con prediche, analisi, allarmi, commenti e lamenti e si tralasciano gli strumenti che la Costituzione, di cui ci riempiamo la bocca ad ogni momento, offre alla Sovranità Popolare per difendere se stessa e la qualità della Democrazia!

    Pare che nessuno, neppure i Blasonati Costituzionalisti che apparentemente angosciati scrivono editoriali preoccupati e altisonanti, riesca a capire che la SOVRANITA’ POPOLARE non è un intercalare o un incidente tecnico dei Padri, ma è, NON A CASO L’ARTICOLO UNO, IL PRIMO della COSTITUZIONE!

    E invece di esercitarla concretamente LA si lascia nella Sua bacheca a raccogliere la polvere delle cose in disuso e gli insulti dei vecchi demolitori e dei nuovi rottamattori! Mah!

    Sono stupito, sconcertato, incredulo, ma anche sospettoso di celata ipocrisia! E ovviamente nerissimo (per non usare termini televisivi)!

  • ” Il disprezzo del dissenso e la volontà di soffocarlo è propria dei sistemi autoritari. Non è lo spirito della Costituzione “. Potessero queste poche ma formidabili parole raggiungere – anche sotto forma di tweet – la piccola (per spessore culturale e politico) oligarchia dei Renzi, degli Zanda, delle Boschi, delle Finocchiaro e dei Napolitano. E potessimo tutti riprenderci dalla ‘ sbornia ‘ del maggioritario, ingannevole panacea del degrado della nostra democrazia ! A proposito del quale ‘ sistema ‘ mi permetto di inoltrarvi questa riflessione a margine di un invito pervenutomi dall’ Avv. Besostri, uno dei legali cui dobbiamo la…fine del Porcellum:
    Giorni fa, l’ Avv. Besostri – uno dei legali alla cui iniziativa dobbiamo la…fine del Porcellum – mi suggeriva di sensibilizzare l’ associazione di cui faccio parte – Libertà e Giustizia – sul tema ( che, alla luce della riforma in discussione al Senato, assume – come potete facilmente capire – una ‘ speciale ‘ rilevanza ) della probabile incostituzionalità di alcune leggi elettorali regionali. A questo proposito mi segnalava l’ ordinanza del Tar della Lombardia dell’ ottobre 2013 già approdata all’ esame della Consulta ( pubblicata sulla G.U. dell’11.6.2014 ).
    Molte sarebbero le considerazioni da fare. Mi limito a constatare che, poichè le …’ pietre dello scandalo ‘ sono sempre le stesse – abnorme premio di maggioranza e irragionevole soglia di accesso /sbarramento – ( che violerebbero gli articoli n.3, 48 comma 2, 51, 121 e 122 della Costituzione ) – il problema è evidentemente di fondo ed è collegato , a mio modestissimo avviso, alla eccessiva disinvoltura con la quale – in nome della governabilità e dell’ efficienza decisionale – si è voluto introdurre in un ordinamento costituzionale – molto attento al principio della rappresentanza e ai diritti delle minoranze – non soltanto un sistema elettorale di tipo maggioritario ma la vera e propria mitizzazione della ‘ cultura ‘ del maggioritario che a quel principio e a quei diritti fa ‘ ontologicamente ‘ e quotidianamente violenza.
    Il confronto, quindi, non è tra due sistemi elettorali, bensì tra due culture politiche, tra due concezioni di democrazia rappresentativa.
    La mia opinione – davanti allo spettacolo ‘ ridicolmente ‘ autoritario, messo in scena dagli attuali governanti – è che la frettolosa demonizzazione del ‘ proporzionale ‘ ( senza neanche valutarne versioni ‘ rivedute e corrette ‘ ) e l’ opzione ‘ fondamentalista e acritica ‘ a favore del maggioritario, descritto ( in tutti questi anni che ne registravano impietosamente il fallimento, a livello nazionale come a livello locale ) come più efficiente, più moderno e – addirittura – superiore ‘ eticamente ‘ al corrotto e inciucesco sistema proporzionale, hanno sulla coscienza la responsabilità politica e culturale dell’ attuale degrado della nostra democrazia : partiti degenerati in caste sempre più autoreferenziali, cittadini sempre più disamorati e disimpegnati dall’ agòne politico, esasperata polarizzazione e conseguente mortificazione di qualsiasi spazio di mediazione, ingenua – per non dire infantile – fiducia nelle forme di cosiddetta partecipazione diretta da parte delle stesse persone che poco o nulla hanno fatto, in questi anni, per ricucire il difficile rapporto tra rappresentati e rappresentanti, rassegnata accettazione di forme ‘ corrotte ‘ di democrazia – come quella ‘ di investitura ‘ o come quella ‘ plebiscitaria ‘ -, crescente inclinazione alla sudditanza nei confronti delle oligarchie di turno al potere .
    Il ‘ cancro ‘ del ‘ voto utile ‘ ha prodotto gravi e, forse, mortali metàstasi nel corpo ‘ democraticamente già molto indebolito ‘ della nostra società.
    Se leggete il ricorso di Besostri al Tar della Lombardia, non potrete che chiedervi – anche voi – perchè mai un cittadino libero e responsabile di questo Paese dovrebbe impegnarsi nell’ agòne politico. Così come – specularmente – non possiamo non chiederci perchè mai un presidente del consiglio, un presidente di regione, un sindaco, eletti da meccanismi elettorali tanto efficienti quanto illiberali ( perchè contrari , non proprio a delle bazzecole, ma a principi costituzionali come la libertà e l’ eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, la libertà e l’ eguaglianza del voto, le eguali opportunità di accedere a cariche elettive, ecc. ecc.) dovrebbero poi – una volta eletti in codesto modo – esercitare ‘ democraticamente ‘ l’ enorme potere loro attribuito da un sistema che , di fatto, elimina qualsiasi possibilità di dissenso o, almeno, di serio confronto democratico all’ interno di una maggioranza sempre più ‘ ostaggio nelle mani del leader ‘ e cancella inesorabilmente la voce delle minoranze.
    Auspicare il ritorno al proporzionale, allora, lungi dall’ essere un’ operazione nostalgica, significa credere nella democrazia come confronto tra maggioranze libere e minoranze libere. Significa credere nella funzione pedagogica della ‘ partecipazione ‘ che non può limitarsi al salire sul carro del vincitore di turno per ‘ amministrare ‘ posti di potere – centrale o periferico – ma deve trasformarsi in quel ‘ progetto ambizioso ‘ che l’ art.3, comma 2, Cost. chiama ‘ pieno sviluppo della persona umana ‘ . Conditio sine qua non affinchè la ‘ partecipazione ‘ dei cittadini-lavoratori non sia il frustrante e de-responsabilizzante risultato di una concessione ‘ demagogica ‘ dell’ oligarca di turno ma sia la ‘ partecipazione effettiva ‘, critica, responsabile, aliena da sentimenti di sudditanza, di cui parlano sia l’ articolo richiamato che l’ art.49 : il famoso articolo che – parlando di ‘ metodo democratico ‘ all’ interno dei partiti – dovrebbe indurre i partiti-degenerati-in-caste-oligarchiche-ed-autoreferenziali a dedicarsi – lì, sì, senza perdere troppo tempo – ad una seria riforma della propria organizzazione interna e della ineludibile funzione pubblica cui la Carta li chiama.
    Giovanni De Stefanis

  • Nella vicenda delle riforme istituzionali, c’è assoluta carenza di spirito “costituente”, ed invece eccessiva abbondanza di spirito “prepotente”, cominciando dal fatto che il Governo si è fatto portatore di una riforma costituzionale, la cui iniziativa dovrebbe essere esclusiva prerogativa del Parlamento.
    E’ appena il caso di ricordare che durante i lavori dell’Assemblea Costituente, che pure era contemporaneamente camera legislativa che dava la fiducia al governo, mai il governo sedette al suo banco, lasciando all’Assemblea assoluta libertà di esprimersi.
    Altri tempi, certamente, che però denotano come lo spirito costituente allora ci fosse, mentre oggi manca del tutto, essendo ogni proposta in proposito basata esclusivamente sul “cui prodest”, sulla convenienza che a ciascuno potrebbe venirne.
    Il fatto si è che — come tanti che accedono inopinatamente al potere, ancora di più se in giovane età — Renzi sta cercando di manipolare le regole per potersi garantire l’accesso al potere a sé ed alla sua cerchia anche in futuro che, proprio per la giovane età che li accomuna, presumono molto lungo.
    E’ già successo in passato, sta succedendo oggi, succederà sempre.
    E’ proprio per evitare questo fenomeno “naturale” nella vita politica che esistono i c.d. “check and balance”.
    Ed è proprio per rimuovere questi fastidiosi “check and balance” che Renzi sta portando la sua offensiva principale sulla Costituzione e sulla legge elettorale, quando invece ci sarebbero tanti altri settori su cui sperimentare le sue giovanili energie.
    Bisogna fermarlo, sino a che si è in tempo, e questo compito tocca purtroppo ad un parlamento di nominati, e quindi timorosi di non venire nuovamente nominati dai leader di c. d. sinistra e di c. d. destra.
    E quindi, siamo messi proprio male, perché chi dovrebbe fermare questa deriva oligarchica e potenzialmente autoritaria non è all’altezza del compito, salvo i pochi che ci stanno provando con un coraggio del quale bisogna dare loro atto.

  • Se Renzi utilizzasse la metà del tempo che dedica alle riforme istituzionali alle tante altre riforme necessarie per l’Italia (a cominciare dalle centinaia di decreti attuativi di quelle fatte dai precedenti governi, per poi proseguire con debito pubblico insostenibile, spesa statale fuori controllo, privatizzazioni e liberalizzazioni declamate e mai realizzate, giustizia ritardata e sempre più costosa, mercato del lavoro ingessato, pressione fiscale intollerabile, burocrazia oppressiva e paralizzante, sanità regionale corrotta, scuola pubblica inefficiente, etc.) forse saremmo in grado di eliminare qualcuna delle arretratezze che ci allontanano dall’Europa.
    E l’Europa, quando ci esorta a fare le riforme, non pensa minimamente a quelle istituzionali (che interessano solo al duetto “Renzusconi”, per accrescere o mantenere le loro quote di potere politico o economico) ma piuttosto a quelle necessarie per fare diventare l’Italia un paese competitivo sul piano dell’economia rispetto al resto dell’UE ed al resto del pianeta.
    Quanto ai giornali, a cominciare da quello della Confindustria, gli tengono bordone senza alcun pudore, nella migliore delle ipotesi in omaggio allo spirito dei tempi, nella peggiore sperando di trarne qualche vantaggio particolare.
    Gli italiani che hanno dato quel 40,8% di voti al PD, e buona parte di essi per il timore del sorpasso di Grillo (che per altro, coi suoi toni esacerbati, ha favorito questa sindrome) se ne pentiranno amaramente, e forse cominciano già a farlo.
    E se ne pentiranno alla prima occasione elettorale i parlamentari del PD e di FI, quelli in odore di eresia ma anche quelli semplicemente critici, che verranno sostituiti in blocco, ed anche dirigenti dei c. d. partiti di centro, destinati ad estinguersi nell’uno o nell’altro polo.
    Fatte le debite eccezioni per i pochi che, a sinistra come a destra, stanno conducendo una battaglia solitaria nel tentativo di preservare la struttura liberaldemocratica delle nostre istituzioni, non ho mai visto tanta “pavidità” politica, che poi diventa anche “stupidità” personale, quanta se ne può riscontrare in questo Parlamento di nominati, i quali, con la loro acquiescenza verso i loro leader, dimostrano di non avere la più piccola idea di cosa voglia dire svolgere con dignità e decoro la funzione parlamentare alla quale sono stati improvvidamente chiamati senza alcun merito che non fosse quello della fedeltà al leader di turno, e però sempre pronti a trasferire la loro fedeltà al leader successivo.
    Quando tutto questo sarà finalmente chiaro, sarà troppo tardi, perché le riforme del duetto “Renzusconi” trasformeranno l’Italia in termini irreversibili, sino al punto che chi non accetterà questa nuova architettura istituzionale ed il predominio dei suoi co-autori (l’uno costantemente al governo, l’altro che accetterà di stare stabilmente all’opposizione, ma con le garanzie di intoccabilità personale ed aziendale), finirà per essere costretto a disertare le urne oppure a votare per il primo demagogo di turno che si affaccerà sulla scena politica.
    Intanto, ce n’è già uno a portata di mano, e, se tanto mi dà tanto, viene quasi la tentazione di provarlo, tanto per vedere l’effetto che fa !

  • Deriva autoritaria ? stiamo parlando di un patto in base al quale l’intero parlamento è costituito da nominati dai segretari di partito. I parlamentari rappresenteranno questi invece dei cittadini. Di un senato a sua volta nominato da consiglieri regionali, che non hanno brillato negli anni recenti per efficienza ed onestà. La nomina al senato consentirà di sottrarsi alla giustizia, come i partiti han tentato di fare per scopelliti, che non ce l’ha fatta grazie al voto popolare. Alla camera l’abnorme premio di maggioranza , unito alle soglie di sbarramento consentirà la totale fusione fra potere legislativo ed esecutivo, così che anche questo sarà nelle mani dei segretari di partito. Il sistema consente il massimo della governabilità e del potere nelle mani di pochi, ed azzera completamente scelta, partecipazione e rappresentanza popolare. Si potrebbe avere una soluzione intermedia. Certo: Governabilità associata per esempio alla libertà di scelta con sistema uninominale ( USA) o a doppio turno ( Francia) Per fortuna esiste il potere giudiziario. Solo che si propongono strane procure nazionali di nomina dell’esecutivo, che hanno competenza in temi già trattati dalle procure ordinarie, come la corruzione. Sembra quindi che anche il potere giudiziario venga messo sotto quello esecutivo e quindi sotto le segreterie dei partiti. Si dirà: ci sono le primarie. Bene, ma se queste ci sono vanno imposte per legge e regolamentate. Non possono restare una procedura velleitaria di questo o quel partito. Ora vince un partito con le primarie. Ma domani potrebbe vincere un partito senza primarie. Una legge deve avere valore generale e garantire la democrazia anche in futuro. Ora, se questa non è una svolta autoritaria, secondo me ci siamo molto vicini…

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