A proposito della presa di posizione pubblicata qualche giorno fa sul sito di “Libertà e giustizia” ( libertae giustizia.it). Che non è un partito politico, ma raccoglie persone che intendono la cittadinanza come un impegno attivo, e non limitato al momento del voto. Un esercizio di attenzione e di riflessione critica, quindi di partecipazione allo “spazio delle ragioni”, o del dibattito pubblico – anche se sempre meno voci hanno “le ragioni” rispetto alle urla, agli slogan, ai match di pugilato televisivo o ai cinguettii.
CHI ASSUME questo impegno concepisce la democrazia come il regime politico in cui – in ultima analisi – la difesa della giustizia è affidata ai cittadini. Se la sovranità appartiene al popolo, punto, non c’è risposta alla domanda: chi difende la democrazia se il popolo decide democraticamente di sopprimerla?
C’è solo un insieme di “forme e limiti” all’esercizio di questa sovranità, organi di rappresentanza, poteri distinti, equilibri e contrappesi, una Costituzione. Ma nessuno di queste forme e limiti è sacro e intangibile, e quello che è intangibile – la parte immodificabile della Costituzione – non ha di per sé efficacia sulle norme vigenti e sulla loro modificazione. Non vive quindi che nella voce dei cittadini, o meglio in quello strato della loro partecipazione che non è propriamente “politica”, ma “prepolitica”, non esprimendo interessi parziali, ma la cornice ideale di qualunque progetto politico.
Perciò una filosofa ha scritto che la sovranità della sovranità è la giustizia. O, che è lo stesso, l’insieme dei valori che questa implica e che la nostra Costituzione riconosce. Ma questa giustizia è indubbiamente affidata ai cittadini: a questo livello la cittadinanza attiva è espressione di idealità, non di interessi.
E cioè di quell’eccedenza dell’ideale sul fatto e sulla forza, senza la quale non esisterebbe un miracolo come il governo della legge, in quanto opposto all’arbitrio di questo o quell’uomo o gruppo di potere. Fra questi valori ce ne è uno, tanto fondamentale da essere quasi il presupposto di tutti gli altri: la fiducia.
Debbo potermi fidare di chi decide, in nome mio e degli altri, la modifica “delle forme e dei limiti” entro cui si svolge il nostro esercizio di sovranità. Senza questa fiducia, e la correlativa affidabilità, semplicemente non esiste una Repubblica, ma appunto e di nuovo solo una forzosa convivenza e una infida sudditanza. Ma nessuna simile fiducia può essere accordata non dico a un uomo, ma a un governo come tale, dove si tratti di cambiare, non in funzione propria ma per il bene di tutti noi, le regole stesse della della rappresentanza o della divisione dei poteri. E proprio contro la riduzione di rappresentanza ha argomentato Rodotà da par suo (Bersaglio mobile, 5 aprile). Oggi, ha sottolineato Zagrebelsky (intervista a Piazza Pulita, 31 marzo), è tutto un sistema che si tocca – pezzo a pezzo – senza un apparente disegno unitario e coerente. E infatti pare che occorrerà modificare qualcosa come 80 articoli della Costituzione (intervista a Sandra Bonsanti, Corriere della Sera 2/4/14). Questo vuol dire riscriverla, la Costituzione. Benissimo: Calamandrei non avrebbe voluto presente un governo ovunque si discutesse di Costituzione. Anche Massimo Cacciari ha detto chiaro e forte che a riscrivere una Costituzione deve essere un’Assemblea Costituente, non un governo.
C’È STATO un profluvio di parole sprezzanti contro chi ha sollevato obiezioni di metodo e di merito. Vediamo gli argomenti. Il primo: avete dato ragioni ideali alla palude – a queste sanguisughe della Repubblica – che sono i politici del malaffare o i burocrati dell’immobilità. Il secondo: le misure prospettate non hanno niente a che vedere con un rafforzamento dell’esecutivo o un plebiscitarismo o un’involuzione autoritaria. Al netto delle risposte (nessuno dei critici ha mai difeso lo status quo, nonostante la maligna bugia di Scalfari, Repubblica 6 aprile; le obiezioni riguardano l’apparente assenza di disegno coerente, oltre all’aspetto demagogico) resta un dato inquietante, che nessuno vede essere già parte dell’involuzione autoritaria di cui parliamo: l’insofferenza ai critici come tali. E questo vanifica completamente il senso del dissenso. Che serve a creare nuovo senso, non a far piangere o ridere, come fanno i comici. Hanno accusato i dissenzienti di gridare “al lupo” inopportunamente: e non si avvedono che è già da lupi rispondere così. Pochi vedono la tragedia vera: quanto l’idealità sia stata già appiattita sul fatto, e il diritto sul potere. E allora, se sono gli “intellettuali” a essere sotto accusa, questa accusa ce la meritiamo. Chi, se non noi, avrebbe dovuto tenere in vita il senso della differenza fra l’idealità e la volontà di potenza? Evidentemente, non ne siamo stati capaci.
Sì, illustre De Monticelli,
Voi intellettuali e L&G che di voi è un importante insieme, non siete immuni da critiche e accuse!
Don Ciotti nei giorni scorsi ha affermato:
“…non si può rimanere prigionieri di parole e riti retorici senza mai trovare il momento dell’agire!”
“…non si può continuare a commuoverci ogni tanto e muoverci mai!”
Troppo avete indugiato sulle Vostre lezioni, troppo a lungo avete insistito nel cercare di “educare” partiti incoercibili ad una politica virtuosa tralasciando le azioni che avreste DOVUTO mettere in atto per fermare il declino del Paese, delle Istituzioni, della Costituzione, della Democrazia, della vita quotidiana di un popolo…
Libertà e Giustizia scenda in piazza,contro la svolta autoritaria,contro la riforma costituzionale del senato,contro la riforma presidenziale della costituzione,che è la riforma della p2, scendiamo in piazza a Roma, con altre associazioni come Libera di Don Ciotti,come le scolaresche delle scuole di Roma,come la Fiom ecc.ecc…
Gentile De Monticelli, mi consenta di manifestarle la mia delusione di lettore appassionato di suoi bellissimi testi (Lettera ai Cristiani, La questione morale) per la sua adesione all’appello L&G. 1) Nell’articolo sul Fatto lei solleva problemi importanti, ma ecco qualche appunto: “Debbo potermi fidare di chi decide…ma a un governo come tale…senza un apparente disegno unitario e coerente”. Lei parla come se la riforma istituzionale fosse a) espressione di una semplice volontà governativa; b) espressione di un lavoro improvvisato (e perciò privo di “disegno unitario”). Mi sembra ragionevole pensare che le cose non stiano così, per i motivi di cui (ad esempio) a: http://www.landino.it/2014/04/fusaro-versus-zagrebelsky-una-lettera-al-corsera/#comment-26882
Mi sembra che queste osservazioni rendano anche piuttosto inappropriata – a parte il suo scarso realismo – la proposta Cacciari da lei citata.
2) “C’È STATO un profluvio di parole sprezzanti contro chi ha sollevato obiezioni di metodo e di merito”. Sì, è vero (assieme però a molte obiezioni argomentate). Ma gli autori dell’appello non hanno nulla da rimproverarsi? Già l’incipit dell’appello (e la figura che lo accompagna) è insultante, ed esprime un giudizio assolutamente immotivato e arbitrario (per qualche argomentazione: http://www.adessometropoli.it/adessometropoli/?p=1462) 3)”quanto l’idealità sia stata già appiattita sul fatto…differenza fra l’idealità e la volontà di potenza” Tutta l’ultima parte (ammesso che io l’abbia capita bene, cosa di cui dubito) è secondo me quella che solleva i problemi più importanti, anche se mi sembra che andrebbero sviluppati (se lei non l’ha già fatto in qualche libro). Posso solo insinuare un’obiezione: lei è sicura che il movimento (penso che sia inadeguato limitarsi al personaggio Renzi) di idee e di persone che ha portato a un cambio di paradigma nel pd metta in gioco solo la volontà di potenza e non anche l’idealità?
Sarò una sprovveduta ma trovo gli allarmi di questi noti Personaggi almeno esagerati : Il Parlamento sarà un po’ bislacco, il governo non piace a molti , la cancellazione ( parziale ) di B non basta , ma insomma perchè continuare a immaginare la costituzione la più bella del mondo senza guardare allo specchio le rughe profonde che si vedono . Ed allora con buona volontà e rispetto anche per una maggioranza che ben o male può non capire qualche Eletto Personaggio che immagina sempre di avere ragione e senza dubbio alcuno , si ragioni senza toni da colpo di Stato , pianti e strilli tragici , affanni ingiustificati ….non c’è da cambiare qualcosa ? Certo che si , ed allora parlare di attentato allo Stato, svolta autoritaria ed altre , se posso e mi scuso, amenità ! Per favore si ragioni senza supponenza . Arrivo più in la e rammento con dispiacere il referendum che bocciò la riforma dei quattro di Lorenzago : nel 2010 avremmo avuto – operativo – un taglio dei parlamentari, cancellato il ping pong Camera Senato, maggiori poteri al premier come in Paesi democratici esiste da sempre l. Peccato si doveva ragionare e fare la riforma e invece si sono persi anni al canto di bella ciao per dispetto al presentatore delle legge.
Peccato aver perso questi anni ! Grazie RF