Libertà di pensiero e pluralismo dell’informazione

17 Feb 2014

Elisabetta Rubini ha partecipato all’incontro organizzato da LeG Val di Cecina, nell’ambito del progetto di insegnamento della Costituzione negli istituti superiori di Rosignano. Alcuni testi di Calamandrei, Bobbio, Zagrebelsky per spiegare valori quali la libertà di manifestazione del pensiero e pluralismo dell’informazione.

calamandreiNel quadro dell’attività svolta da alcune classi delle scuole superiori di Rosignano  sui temi della Costituzione, in accordo con il circolo di Libertà e Giustizia della Bassa Val di Cecina, venerdì 14 febbraio ho incontrato una ottantina di giovani studenti, accompagnati dalle loro bravissime insegnanti, parlando di libertà di manifestazione del pensiero e di pluralismo dell’informazione.
Sulla base di alcune nozioni – l’articolo 21 della Costituzione, il valore del pluralismo come si rinviene nella legislazione italiana ed europea – ci siamo posti alcune domande: anzitutto per  capire cosa si intende, quando si parla di libertà costituzionali. Libertà da qualcuno o libertà per fare qualcosa? E abbiamo trovato una prima risposta in Piero Calamandrei, là dove le definisce strumenti per favorire la partecipazione del singolo alla vita della comunità.
Con Bobbio abbiamo osservato che non basta avere un diritto, occorre anche avere il potere di esercitarlo; e che questo potere, nel mondo dell’informazione, significa risorse economiche e potere di mercato.
Ci siamo poi chiesti quale sia il compito dell’informazione nel quadro costituzionale, se essa sia tutelata proprio come manifestazione di un pensiero critico, con il fine di  permettere al popolo sovrano il controllo delle azioni del potere politico.
Data dunque la rilevanza, per l’opinione pubblica, della molteplicità e diversità delle fonti di informazione, abbiamo cercato di capire se le dichiarazioni volte alla tutela del pluralismo, contenute tra l’altro nel Testo Unico sulla Radiotelevisione, trovino effettiva attuazione nel nostro ordinamento o siano invece mere declamazioni, alle quali non è seguita, nonostante i ripetuti moniti della Corte Costituzionale, alcuna concreta disciplina attuativa.
L’assetto del mercato televisivo e della pubblicità in Italia, nonché l’intreccio, sia della televisione pubblica che di quella privata, con il potere politico fanno sì che il nostro paese sia considerato, a livello internazionale, come un paese in cui la libertà di informazione è gravemente limitata.
Siamo poi passati a riflettere sull’ultima grande rivoluzione nell’informazione: internet, mezzo principe per i giovani, nei confronti del quale abbiamo cercato di suscitare qualche considerazione critica. Ad esempio ci siamo chiesti – con l’aiuto del recente libro di Zagrebelsky sulle idee – se la comunicazione che generalmente circola su internet costituisca o meno “pensiero”, in che misura e con che limiti. Come ha osservato un ragazzo, cliccare su “mi piace” o “non mi piace” ha ben poco di libero e di argomentativo! Altri valutano positivamente il fatto che la politica tenda a basarsi sulla partecipazione via internet, anche se si è sottolineata la necessità di guardare in modo critico a come, in ultima istanza, vengono prese le decisioni. Ci si è anche chiesti se l’espressione anonima, via internet, di proprie opinioni – a volte violentemente negative – vada impedita o rivesta qualche profilo positivo.
Insomma, un incontro interessante e vivace, che ha visto la partecipata attenzione della gran parte dei ragazzi, e ha offerto a me molti spunti di riflessione, per cui li ringrazio.

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