“Dal Comitato dei 40 silenzi e metodi opachi”

03 Lug 2013

— Si incontrano tutti i lunedì a palazzo della Stamperia, sotto la regia del ministro delle riforme Gaetano Quagliariello, che se li coccola con lo sguardo. Sono i 40 “saggi” scelti dal governo per scrivere la nuova Costituzione che ad ottobre sarà trasmessa al Parlamento. Riunioni a porte chiuse di cui sommariamente il ministro stesso riferisce ai cronisti in un veloce briefing nell’androne del palazzo. Niente streaming per intenderci. Nessuna intervista o pubblicità a questi lavori. «Un metodo inammissibile » secondo le associazioni (dai Comitati Dossetti a Libertà e Giustizia) che si oppongono al tentativo di riforma costituzionale della maggioranza. «I lavori della commissione per le riforme — si legge nell’appello firmato da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Luigi Ferrajoli, Sandra Bonsanti, Gaetano Azzariti e Umberto Allegretti — proseguono senza che l’opinione pubblica venga in alcun modo informata delle sue discussioni. È un metodo inammissibile. In materie come questa, che riguardano il destino della Repubblica, la pretesa dell’assoluta riservatezza confligge con l’esigenza democratica di un’apertura che renda possibile un’attenzione vigile e un contributo da parte di tutti i cittadini interessati».
I firmatari dell’appello citano l’esempio di quanto avvenne con le convenzioni che scrissero la carta dei diritti fondamentali dell’Ue o il Trattato europeo. La critica riguarda anche la consultazione via Web annunciata (al termine del lavoro dei saggi) da palazzo Chigi. Un questionario con domande a risposta multipla su bicameralismo paritario, numero dei parlamentari, forma di Stato e di governo e legge elettorale. «L’attuale opacità — proseguono — diventa ancora più inaccettabile viste le notizie riguardanti un’ambigua consultazione in Rete alla quale il testo delle riforme dovrebbe poi essere sottoposto che, riserve a parte sulla sua opportunità e le sue modalità, esigerebbe proprio un’ampia, diffusa e continua discussione sul testo sul quale dovrebbe esprimersi i cittadini». Dai Comitati Dossetti, LeG e la Convenzione per la democrazia costituzionale arriva infine la richiesta che «si provveda immediatamente a restaurare anche in questa materia il rispetto dei principi della democrazia».

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