Comitati Dossetti – Intervento alla manifestazione “Non è cosa vostra”

03 Giu 2013

I “comitati Dossetti” sono qui presenti col nome di un grande personaggio che fu alla fine della guerra tra i massimi protagonisti della battaglia per la Repubblica e la Costituzione. Che cosa ha reso possibile quella autentica fase creativa dell’Italia contemporanea della quale ancor oggi viviamo? E’ avvenuto che nel “crogiolo ardente” (parole da lui usate nel 1994) della guerra e della sconfitta del nazifascismo in Italia e in Europa i diversi partiti, pur divisi nei loro obiettivi ultimi, seppero trovare un’unità profonda e sincera nella volontà di dar vita a una società nuova, fondata sulla libertà, sulla giustizia sociale, sulla trasformazione dei rapporti collettivi in senso solidaristico e sulla pace e la collaborazione internazionale. Questo ha conferito alla Costituzione un grande, grandissimo valore, che al di là del nudo testo giuridico, è fatto di “memoria” (memoria di vicende positive, come la costruzione dell’unità nazionale, e di “ferite”, come il regime fascista) e di “progetto” (speranza e impegno di costruzione di un futuro migliore).

La Costituzione così fondata ha avuto un iniziale momento di debolezza nel periodo di congelamento di molte sue norme, ma ha illuminato il cammino dell’Italia per un lungo tempo, permettendole di affrontare numerosi e gravi problemi e di conseguire uno sviluppo economico, un progresso sociale e una crescita culturale senza precedenti. La costruzione di importanti garanzie di vita democratica, come la scuola media unica, lo statuto dei lavoratori, il servizio sanitario nazionale, l’istituzione di forme di autonomia regionale e locale, il referendum, sono state conquistate proprio perché rese possibili dall’attuazione della Costituzione.

All’inizio degli anni novanta, l’avvento di nuove formazioni politiche che non avevano avuto parte nelle origini della Repubblica coagulò l’idea di far carico alla Costituzione delle inadeguatezze e dei difetti rivelatisi con l’avanzare della globalizzazione, la caduta del blocco sovietico e molte situazioni interne, e così si proposero modifiche eversive finanche dei principi della Costituzione, come alibi rispetto all’incapacità delle forze politiche di misurarsi coi nuovi problemi. Allora Dossetti, sebbene monaco e ammalato, animò più di ogni altro la resistenza a questa eversione, ammettendo solo la possibilità di limitate revisioni di alcune norme da farsi ad opera del parlamento secondo il procedimento appositamente previsto dall’art. 138. E lo fece non solo riunendo attorno a sé gli intellettuali più consapevoli ma incitando a dar vita “in ogni città e in ogni villaggio” a comitati di cittadini che esprimessero la base sociale del paese. La battaglia fu vinta, a quell’epoca e dopo la morte di Dossetti, quando con il referendum del 2006 fu bocciata a grande maggioranza la riforma proposta dalla maggioranza parlamentare berlusconiana.

Ora siamo in una situazione simile e per alcuni aspetti più grave. Ancora una volta si progetta un procedimento costituzionalmente illegale perché si intende presentare una riforma complessiva sottratta a una piena e libera discussione nelle due camere, che potrebbe essere l’occasione per riproporre, fra l’altro, un’alterazione della forma di governo nella linea di un sistema presidenziale o semi-presidenziale. Verrebbero inquinate da questo metodo anche revisioni probabilmente accettabili, come la riforma del bicameralismo con la trasformazione del senato in camera formata di rappresentanti in carica delle regioni e l’assegnazione alla sola camera dei deputati del compito di dare la fiducia al governo; il che porterebbe a realizzare anche direttamente l’automatica diminuzione del numero complessivo dei parlamentari, il rafforzamento del governo di fronte al parlamento e l’eliminazione di una delle storture della legge elettorale consistente nell’esistenza dei premi regionali al senato.

Ciò che occorre oggi, nello spirito di Dossetti, è soprattutto ritrovare tra i partiti non una collaborazione governativa motivata in nome della necessità, ma una rinnovata convergenza sui valori costituzionali: una libertà garantita da organi indipendenti, un superamento dell’attuale inammissibile crescita delle disuguaglianze tra i cittadini, un ritorno al primato del diritto al lavoro, del diritto alla salute e all’istruzione e degli altri diritti sociali per tutti, un’azione di pace e solidarietà nel mondo e un’autentica collaborazione europea nella linea della crescita e della politica comune.

Tuttavia per un mutamento di clima non basta, benché assolutamente necessaria, una consapevole riorganizzazione dei partiti; occorre nel contempo una rinnovata presenza del popolo in tutte le sue espressioni individuali e collettive, un sincero “patriottismo costituzionale”, un “credo repubblicano”, che smuova i nostri comportamenti individuali e collettivi. A questo, nella linea che fu di Dossetti, siamo tutti chiamati.

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