Gae: il ricordo alla Camera di Giovanni Bachelet

06 Nov 2012

In qualità di deputato che ha avuto l’onore di essere, insieme a Gae Aulenti, fondatore e garante di «Libertà e giustizia», tocca adesso a me ricordarla qui, alla Camera, nella prima occasione possibile. La sintesi della commemorazione al Ridotto della Scala

Presentazione di LeG - 18 novembre 2002

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signora Presidente, vorrei brevemente ricordare Gae Aulenti, architetto, donna di cultura impegnata nella società, morta lo scorso primo novembre. A mezzogiorno meno cinque di ieri il Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala aveva già superato il limite di sicurezza. Gli addetti, gentilmente ma inesorabilmente, impedivano l’accesso al piano di sopra, invitando le frotte di ultimi arrivati per la commemorazione di Gae Aulenti – tra i quali ho riconosciuto e salutato Michele Salvati – a seguirla a distanza, attraverso alcuni grandi schermi situati al piano di sotto. Mi sono detto: «Pazienza, ci sarà senz’altro qualcuno più importante di me che, oltre agli enormi meriti professionali ed artistici, ricorderà anche il suo coraggioso impegno civile». È stato così. Dopo doverosi omaggi e riconoscimenti da parte di autorità e di grandi personalità del teatro e dell’architettura di tutto il mondo, Giulia Maria Crespi – socio onorario di «Libertà e giustizia» – ha detto cose che non avrei saputo dire meglio. Ha parlato di modestia, a cominciare dai vestiti neri e dalle scarpe basse, e di coraggio non solo professionale, ma anche civile. Ha arditamente concluso con un invito postumo – che le ha attribuito, certa che lo avrebbe condiviso – diretto all’avvocato Umberto Ambrosoli a rivedere la propria posizione e considerare di nuovo la possibilità di contribuire alla rinascita della Lombardia. In qualità di deputato che ha avuto l’onore di essere, insieme a Gae Aulenti, fondatore e garante di «Libertà e giustizia», tocca adesso a me ricordarla qui, alla Camera, nella prima occasione possibile. Certamente altri colleghi lo faranno, anche meglio di me, in seguito. Ricordo il 18 novembre 2002 di quasi dieci anni fa, mentre la pioggia scrosciava sui molti che, anche quella volta, non riuscivano ad entrare. Gae Aulenti, insieme ad altri come Umberto Eco e Claudio Magris, era sul palco del piccolo Teatro Studio di Milano. Si trovava tra me e Simona Peverelli. Capii già allora (la vedevo per la seconda o terza volta in vita mia) che era una vera signora. Chiacchierava e sorrideva a me e a Simona Peverelli trattandoci da vecchi amici, proprio come se fossimo la stessa cosa di Umberto Eco, Claudio Magris o Guido Rossi. «Una vera signora» avrebbe detto mia nonna. Da quel momento, malgrado il suo status di star mondiale che le avrebbe consentito di farsi vedere se e quando le pareva, non ha mai mancato una riunione dei garanti, dando ogni volta contributi indimenticabili in sé, ma anche per l’enorme divario tra la sua statura artistica e morale e la modestia con cui si esprimeva, tra il coraggio e l’intelligenza delle osservazioni e la nonchalance con la quale le esternava. Gae va a raggiungere quelli che, del gruppo dei fondatori, ci hanno già lasciato: Alessandro Galante Garrone, che Umberto Eco chiamava scherzosamente «il garante Garrone», Enzo Biagi, Claudio Rinaldi, Riccardo Sarfatti, Giovanni Ferrara e Vittorio Grevi, altro socio onorario come Giulia Maria Crespi. Spero di non aver dimenticato nessuno. Gae Aulenti, come loro, ci ha insegnato con l’esempio – Giulia Maria Crespi sottolineava il valore del suo esempio – che, in tempi di prepotenza e volgarità, è possibile essere liberi e giusti; è possibile essere forti, ma, anziché con i più forti, stare dalla parte dei deboli; è possibile fare politica senza averne bisogno e senza trarne guadagno; è possibile rispondere alla cattiva politica con la buona politica, cercando di colmare, anziché allargare, il gap tra società e politica ufficiale. Per questo coraggioso servizio civile e politico, oltre che per il suo straordinario talento artistico che ha dato così tanto all’Italia ed al mondo, la Camera dei deputati dovrebbe ricordare Gae Aulenti con speciale gratitudine (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bachelet, ci uniamo con grande partecipazione alle sue parole per ricordare una grande donna. Sicuramente la Presidenza della Camera non mancherà di dedicare a Gae Aulenti un altro momento di questa Assemblea ma è giusto che chi come lei ha condiviso una parte importante del suo impegno civile avesse la possibilità di ricordarla il primo giorno utile dei nostri lavori.

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