La festa è finita, per tutti

 Ad Atene nei giorni scorsi, alla vigilia del voto che ha portato all’ ingovernabilità il paese, molti cittadini in piazza urlavano la loro rabbia: “La festa è finita, ma ora a pagare sono solo i poveracci!”. Purtroppo accade così, nella crisi drammatica che non solo la Grecia sta attraversando. Il contagio si diffonde: anche in Italia viviamo una situazione difficile. Il malcontento e la ribellione dilagano, come mostrano i risultati delle amministrative.
Dopo i risultati elettorali in Grecia, e soprattutto dopo l’ingresso all’Eliseo di Hollande, c’è la speranza che il risanamento dei problemi dell’Europa venga realizzato (ed è quasi un’ovvietà) “con la crescita e non solo con il rigore” (Monti). Secondo il viceministro all’Economia, Grilli,  “la situazione finanziaria in Europa resta fragile e tutti devono continuare nel consolidamento dei conti”, perché questa è la “via giusta per la crescita”. Dobbiamo essere “pazienti, perché le riforme non porteranno ad una rapida soluzione. D’altronde i mercati stanno guardando tutti i paesi che combattono col debito”. Ecco: i risparmiatori e la finanza internazionale, cosa vedono in Italia?
C’è una classifica che solo pochi italiani conoscono e consultano: è l’elenco degli Stati più indebitati secondo il Fondo monetario internazionale. Ebbene, in questa speciale lista, su 180 Stati l’Italia occupa il 172mo posto: cioè, il Fmi certifica che solo altri 7 Stati nel mondo hanno un rapporto debito pubblico/Pil (è questo il parametro che si usa per misurare lo sbilanciamento degli Stati) superiore al nostro. L’Italia supera il 120 per cento e anzi oggi, nel 2012, secondo il Def (documento di finanza), siamo già quasi al 123 %. Peggio di  noi stanno solo (leggete bene….!): Giamaica rapporto 123,20%, Islanda 123,80, Grecia 165%, Zimbabwe 149%, Libano 150%, Saint Kitts e Nevis 185 %. Ultimo (o primo per ammontare del debito) il Giappone col 225 per cento. Ecco perché lo ‘spread’ dei nostri titoli di Stato decennali in rapporto ai bund tedeschi sale, fino a 400-425 pb (ma è anche arrivato a 575 pb): la comunità finanziaria internazionale guarda la classifica e capisce che non può fidarsi della capacità del nostro paese di ripagare il suo enorme debito (quasi 2 mila miliardi di euro) e chiede interessi sempre più alti per prestarci  capitali (che ci servono per le spese dello Stato) ed investire in Btp.
Il Giappone è paese progredito e moderno ed è istruttivo capire perché, nonostante il debito pubblico elevatissimo (13.500 miliardi di dollari circa), sia credibile nel mondo. A Tokio si registra ogni anno una crescita e uno sviluppo del prodotto interno piuttosto sostenuto e  quindi un aumento della ricchezza complessiva della nazione, così che i mercati non temono inadempienze sul debito. Nel 2012, per esempio, il Pil di Tokio è previsto in aumento del 2,3 per cento e nel 2013 dell’1,7.
E’ una crescita che in Europa possiamo sognare (la Germania prevede +0,7 nel 2012 e + 1,6 nel 2013): l’Italia è in recessione e avremo una diminuzione del Pil vicina al 2 per cento quest’anno. Una crescita importante e stabile non esiste da tempo nel Belpaese. Altri dati giapponesi differenti dai nostri: disoccupazione
al 4,5 per cento (in Italia quasi il 10), inflazione 0,3 per cento, rating Standard & Poor’s  AA- . Soprattutto: ai fini della sostenibilità dell’enorme debito di Tokio, i titoli di Stato vengono sottoscritti e acquistati al 90 per cento da risparmiatori, istituti bancari, organismi finanziari giapponesi, non da investitori stranieri o fondi
di investimento di altri paesi. I Btp italiani invece, sono in mano circa al 45 per cento, proprio di organizzazioni e strutture non nazionali. Con la ovvia conseguen- za che se all’estero decidono di disfarsi dei nostri titoli perché non si fidano più dell’Italia, nessuno potrà impedirglielo, magari appellandosi alla solidarietà nazionale o al bene del paese. Non basta dire, oggi, che non è democratico essere governati dalla finanza. Vero. Ma dovevamo pensarci negli anni scorsi, quando il debito pubblico aumentava incontrollato. Senza la crescita.
I mercati non sentono ragioni e fanno ciò che conviene agli investitori: così è avvenuto nell’estate scorsa fino a novembre; poi la situazione è migliorata (per la credibilità di Monti), ma da qualche settimana siamo di nuovo – anche per cause estranee all’Italia, come la crisi spagnola o della Grecia- a rischio, con lo spread che sale e gli interessi dei nostri Btp al 5-6 per cento (e per pagarli si accresce il debito). Mentre in Giappone i detentori nazionali e risparmiatori si accontentano di un irrisorio 0,8-1 per cento annuo di remunerazione per il loro investimento in titoli.
Qualche giorno fa, il 1 maggio, il Presidente Napolitano ha spiegato in poche parole chiare qual è la condizione finanziaria italiana (dopo che le scelte compiute nei mesi scorsi e i sacrifici di tutti, hanno permesso di “allontanare rischi di eventi catastrofici”). Dice Napolitano che si deve ” evitare il riprodursi di un’emergenza allarmante, a cominciare da un’impennata della spesa per interessi sui nostri titoli del debito pubblico, che già si avvicina alla cifra di 80 miliardi di euro in ragione d’anno, sottraendo un ingente volume di risorse finanziarie pubbliche ad impieghi importanti per lo sviluppo del paese o a scelte di riduzione della pressione fiscale”.
Quali “eventi catastrofici”? “A novembre stavamo per fare la fine della Grecia…abbiamo corso il rischio di non pagare lo stipendio ai dipendenti pubblici” (Monti), oltre 3 milioni. “Voglio ricordare che eravamo nelle condizioni in cui, forse, le pensioni non si sarebbero potute pagare: quella sì che sarebbe stata macelleria sociale” (ministro Fornero, alla Camera, 3 maggio). “Siamo intervenuti su un aereo che perdeva quota e che doveva cambiare varie parti in volo….” (ministro Passera, al ‘Fatto quotidiano’).
Naturalmente, poiché non siamo come i ciechi del quadro di Bruegel evocato da Monti, vediamo benissimo gli errori e i ritardi del governo da novembre a oggi. Tuttavia era anzitutto necessario affrontare l’emergenza e impedire all’aereo tricolore di schiantarsi.
Anche in Italia la ‘festa’ è finita. Come si suol dire, abbiamo vissuto per molti anni  “al di sopra delle nostre possibilità”. Cioè? A parte gli sprechi di varia natura sui quali interverrà il governo con il …commissario Enrico Bondi, vogliamo indicare, in conclusione, un capitolo che non si apre mai, perché, come al solito, in Italia la memoria è corta: è quello delle ‘pensioni baby’. Non è una voce del bilancio pubblico e previdenziale modesta, come erroneamente si crede. Tutt’altro. Il nostro sistema deve ancora sostenere il notevole esborso di ben  9,4 miliardi  di euro all’anno, per pagare l’assegno mensile ad una armata di oltre 535 mila pensionati ex giovani. Infatti, nel 1973 (decreto 1092 del governo Rumor, Dc, Psi, Psdi, Pri) si decise che tutti i dipendenti statali potevano andare in pensione dopo 19 anni, sei mesi e un giorno di lavoro. Alle mamme, tuttavia, si concedeva un ancor migliore trattamento: le impiegate pubbliche con figli andavano in pensione con 14 anni, sei mesi e un giorno. La legge che stabiliva tale incredibile privilegio è rimasta in vigore fino al 1992 (riforma delle pensioni Amato). Ma chi aveva ottenuto il beneficio (a un’età di 40-45 anni) nel ventennio di applicazione, ha continuato, continua e continuerà a percepire  l’ assegno. Considerando la speranza di vita, avendo versato contributi per 14 anni e rotti, prenderà la pensione in totale per 35-40 anni. Un bell’affare, assolutamente legittimo e legale. I vitalizi sono concentrati al Nord (65 %). Non si possono cancellare ovviamente (diritto acquisito), ma – forse, forse – un contributo di solidarietà  del 10-20 % potrebbe essere richiesto (per una somma di 1-2 miliardi, non sarebbe poco!) a questo mezzo milione di fortunati. Fra i quali – è noto – ci sono la moglie di Bossi, Manuela Marrone, ex insegnante, ritirata a 39 anni (circa 750 euro mese); Antonio Di Pietro prematuramente pensionato dalla magistratura; la sorella e la consorte di Giulio Tremonti; Adriano Celentano e molti altri nomi noti, che potrebbero rinunciare alla ‘pensione baby’ senza rischiare la fame. La ‘festa’ anche da noi è finita. Ma qui le ‘danze’ continuano sull’orlo del baratro.

12 commenti

  • Per evitare che la festa finisca a schifiu (o nel migliore dei casi a fischi e per……,come ai bei nostri giovanili tempi)sarebbe opportuna una bella schiarita globale di idee sul significato di democrazia,di giustizia sociale,del perchè sono nati gli stati.

  • oltre alle pensioni baby ci sono anche gli assegni di accompagnamento o d’invalidita’ dati senza regole,qui in Valtellina conosco diverse persone anziane che potrebbero vivere benissimo senza,piene di soldi in banca e magari con casa e terreni, perchè non dice e non fa niente nessuno ,questi poveri vecchietti hanno contribuito allo sfascio del nostro sistema economica lasciando fare tutto e di piu’ alle classi politiche che loro votavano,ma noi che la pensiamo così siamo i cattivi,loro pero’ gli avari.

  • In tutta sincerità, io credo che si potrebbe (e si sarebbe potuto) fare altro.
    Per esempio: quanto ci costano le cosiddette “missioni di pace” all’estero? Quanto ci costano i caccia-bombardieri che abbiamo comprato?
    Proviamo quindi a pensare a quanto lo Stato avrebbe potuto risparmiare eliminando quelle due voci di spesa da subito.
    E, sinceramente, prima di prendercela con le pensioni-baby, credo che avremmo molte altre cose da raddrizzare; mentre per gli assegni di accompagnamento percepiti indebitamente, perché non fare delle belle denunce alla magistratura?

  • Il diktat che Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale ha imposto alla Grecia a febbraio , è stato un ulteriore sconcertante passo che sta distruggendo il paese e portando la gente alla disperazione.Il documento a detta di molti è stato un documento nazista. Oggi leggo “la festa è finita” , in parole più semplici e meno “Burlesque” vuol dire “NOI stiamo riuscendo a distruggere lo stato sociale”.Uno stato sociale che è stato conquistato dal dopoguerra con enormi sacrifici da chi ce lo ha donato e “noi” non lo abbiamo capito, credendo fosse acquisito per sempre. Non abbiamo avuto l’intelligenza e la capacità di difenderlo con forza, difendendolo anche, non difendendo i cialtroni quelli che pensavano, aiutati scioccamente dai sindacati, che lo stato sociale consentisse di non lavorare. NOI ….chi sono i NOI maiuscoli? E chi sono coloro che ciecamente (spero solo ciecamente) continuano a dare man forte a questi NOI fino al giorno in cui anche loro entrando in ospedale saranno cacciati fuori a calci perché la loro carta di credito sarà definita non capiente. NOI (quelli…. per evitare di essere fraintesi) pensiamo che la sanità pubblica per esempio sia un lusso, NOI pensiamo che privatizzare l’acqua sia giusto…..se non paghi non bevi …..se non paghi muori. NOI dobbiamo continuare ad essere ricchi….meglio se in un mondo di poveri. E’ giunto il momento di dire basta alle classi dominanti ed a coloro che le rappresentano, quelle classi che alla fine degli anni settanta decisero di riprendersi tutto ciò che avevano a loro avviso perduto e ancora qualcosa di più. E “noi” consentiamo a “NOI” , anzi li aiutiamo gli diamo ragione affermando la “festa è finita” , non è bastato cascare in trappole mortali come la marcia dei 40.000 a Torino.Una volta nelle aziende c’erano gli Adriano Olivetti, quelli che chiamavamo Boiardi di Stato, magari ci fossero ancora loro al posto dei privatizzatori coraggiosi di D’Alema, privatizza tori di aziende che andavano benissimo e che davano lavoro a tanta gente e che oggi vanno abbastanza male con un quinto degli organici ,ma i privatizzatori non sono mai stati tanto ricchi. Non vi sembra sia giunto i momento di smetterla di essere sempre più sciocchi ?“noi” stiamo sempre dalla parte che crediamo ci convenga di più, siamo degli sciatti maggiordomi,siamo disponibili a tutto, siamo stati disponibili per vent’anni a sorreggere un satrapo pieno di soldi finti, diventati veri con il nostro appoggio. Siamo disponibili avendo vissuto una vita nelle istituzioni a scatenarci contro le istituzioni stesse proprio quelle che ci hanno mantenuto e ci mantengono ancora con pensioni dorate se uno dei nostri famigliari molto anarcoide viene giustamente preso per la collottola dopo aver agito contro le istituzioni, non è un caso. Siamo disponibili a tutto per il nostro piccolo io. Per fortuna ci sono ancora uomini come il Professor Gallino che con i suoi libri ci danno l’opportunità di dire che le menti non sono tutte finite con il “DRIVE INN”

  • Tutti ormai parlano di ciò che ha significato per il nostro Paese l’adesione all’Euro.
    Inizialmente, nel nulla che filtrava dai documenti ufficiali sui media, sembrava a tutti una buona cosa, un arricchimento, un sogno che si realizzava. Un continente senza frontiere, dove sarebbe stato possibile l’elevazione di una coscienza unica, comune. Una forza data dall’unione tra le più potenti economie del mondo a contrastare con la nostra saggezza, esperienza commerciale le nuove economie. Ma il sogno si è presto spento.
    Ciò che resta è per quanto per molti sia improbabile, la schiavizzazione di Libere Nazioni e dei loro Popoli alla pura Rendita Finanza.
    L’Unione Europea è fondata su un’ideologia economico finanziaria conosciuta ai più con il nome di TECNOCRAZIA defalcata a pura satira da chi vi partecipa. Non si sa bene quando, probabilmente da sempre i tecnocratici si siano appropriati dell’Europa. Ma questo spiega perchè attualmente la Commissione Europea non voglia accogliere alcun tipo di organo politico esecutivo nel suo seno.

    La loro ideologia economica è basata su tre grandi linee:

    1)Lo Stato e la Democrazia disperdono la ricchezza;
    2)L’economia è una scienza esatta, va difesa dalle spinte politiche;
    3)La moneta è una merce e deve restare scarsa per non perdere valore.

    Questo il loro programma:

    • Creare un Mercato regolato da leggi astratte e istituzioni tecnocratiche (UE);
    • Ampliare il più possibile questo mercato;
    • Estromettere lo Stato dall’economia (stabilità economica+austerity+pareggio bilancio);
    • Far diventare il lavoro una merce come le altre(se mi serve lo acquisto sul mercato, altrimenti lo taglio);
    Far diventare la Moneta:
    • Scarsa (scarsa liquidità=moneta forte)
    • Regolata da un Ente Esterno NON politico (BCE)

    Moneta scarsa = basso costo del lavoro;
    Limitazione Stato Sociale (far convergere le masse verso il privato attraverso tagli al sociale, mantenimento degrado e campagne di dissuasione);
    Vendita dei beni Pubblici dello Stato attraverso la leva del pareggio di Bilancio.

    Queste sono le fasi storiche:

    1) LA CREAZIONE/ALLARGAMENTO SPAZIO-MERCATO (UE):
    1950 Dichiarazione Schuman;
    1951/57 Istituzione CECA e CEE;
    1979 Parlamento Europeo (può solo proporre, indicare. Non ha alcun potere decisionale);
    1991 Apertura conferenza Maastricht.

    2) LIMITAZIONI/PERDITA SOVRANITA’ MONETARIA (la BCE è l’unico soggetto che emette moneta e la Commissione è l’unico soggetto legislativo):
    1979 S.M.E.;
    1997 Trattato di Amsterdam;
    1997 1°Patto di stabilità e crescita;
    1999/02 Introduzione EURO;
    2008 Italia ratifica Trattato di Lisbona.

    3) L’INVASIONE FINANZIARIA (Le passività delle Banche divengono debito degli Stati):
    2010 “Aiuti” all’Irlanda;
    2011 Governo Tecnocratico Grecia;
    2011 Governo Tecnocratico Italia.

    4) IL NUOVO ORDINE SOCIALE:
    2012 Fiscal Compact lavoro precario/riforme
    2012 Pareggio di bilancio nelle Costituzioni delle Nazioni.

    Chi sono i moderni Tecnocrati? Sono un insieme di persone che fanno capo alle lobby bancario affaristiche mondiali e che detengono la liquidità necessaria a far cadere Governi e far fallire Nazioni (dai Rockfeller ai Morgan ai Sachs, e molti altri).

    Questi lobbisti che creano a loro piacimento nuovi mercati e decidono il futuro di un Paese e dei suoi cittadini stanno alla Commissione Europea, al Parlamento Europeo, al Consiglio d’Europa, alla Banca Centrale Europea, alla nostra Banca Centrale, al nostro ministero del Tesoro, ogni santo giorno,24 ore su 24, sette giorni su sette. Discutono su tutto, decidono per i loro interessi sulla vita e la morte (il prezzo da pagare) per tutti noi.

    A Bruxelles sono oltre 5.000 lobby e 15.000 lobbisti fra le/i quali cito:

    AfW – Bundesverband Finanzdienstleistung e.V., Association Française de la Gestion financière AFG, Association Française des Marchés Financiers AMAFI, Association Française des Trésoriers d’Entreprise AFTE, Association Luxembourgeoise des Fonds d’Investissement ALFI, Association des Banques et Banquiers, Luxembourg ABBL, Association of British Insurers ABI, Association of Chartered Certified Accountants ACCA, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici ANIA, Assuralia, beroepsvereniging van verzekeringsondernemingen Assuralia, British Bankers’ Association BBA, Bundesarbeitsgemeinschaft Deutscher Kommunalversicherer BADK, Bundesverband deutscher Banken e.V. Bankenverband, Bundesverband Öffentlicher Banken Deutschlands VÖB, Bureau International des Producteurs d’Assurances et de Réassurances BIPAR, CHAMBRES REGIONALES DU SURENDETTEMENT SOCIAL CRESUS, Conféderation Internationale des Banques Populaires CIBP, EUROPEAN SERVICES FORUM ESF, European Association of Co-operative Banks EACB, European Association of Public Banks and Funding agencies AISBL EAPB, European Associations of Corporate Treasurers EACT, European Banking Federation EBF, European Banking Industry Committee EBIC, European Contact Group ECG, European Savings Banks Group ESBG, European insurance and reinsurance federation CEA, Febelfin, Finanssialan Keskusliitto – Finansbranschens Centralförbund ry FK – FC, Futures and Options Association FOA, Fédération Française des Sociétés d’Assurance FFSA, Fédération bancaire française FBF, Fédération des Experts comptables Européens FEE, Fédération nationale du Crédit agricole FNCA, Gesamtverband der Deutschen Versicherungswirtschaft e.V. GDV, Institute of Chartered Accountants in England and Wales ICAEW, International Association for Financial Participation I.A.F.P., International Capital Market Association ICMA, International Swaps and Derivatives Association ISDA, London Investment Banking Association LIBA, Swedish Bankers´ Association SBA, The Confederation of the Nordic Bank, Finance and Insurance Unions NFU, VOTUM Verband Unabhängiger Finanzdienstleistungs-Unternehmen in Europa e. V., Verband der Auslandsbanken in Deutschland e.V. / Association of Foreign Banks in Germany VAB, Verband der privaten Krankenversicherung e.V. PKV, Wirtschaftskammer Wien/Fachgruppe Finanzdienstleister FG FDL/WKW.

    Un’ultima cosa sull’Euro, vorrei citare ciò che disse J.Attalì – Consigliere di F.Mitterrand economista, saggista e Banchiere. Attualmente presidente della “Commissione di liberalizzazione della Crescita” nominata dal presidente della Repubblica N.Sarkozy il 30 giugno del 2007. Fu dal 1991 al ’94 presidente della londinese Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, l’istituzione finanziaria istituita su iniziativa dello stesso Attali.

    “Ma cosa credeva la plebaglia europea? Che l’Euro fosse stato fatto per la loro felicità?”.

    Ed ancora:

    “Da un lato stiamo riducendo il potere degli Stati e del settore pubblico attraverso privatizzazioni e deregolamentazione … Dall’altro stiamo trasferendo molti poteri dei
    governi nazionali ad una struttura più moderna a livello europeo. L’unificazione europea sta andando avanti, aiutando molto i nostri affari”.

    Daniel Janssen, ex presidente della European Roundtable of Industrialists (ERT), 2000.

    1997: Leon Brittan COMMISSARIO EUROPEO AL COMMERCIO:

    “Il Trans Atlantic Business Dialogue è diventato un meccanismo efficace per ancorare
    le politiche dei governi sugli interessi dei gruppi di affari.”

    “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)…
    Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo
    (rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)” – G.Amato, 2007

    “L’Euro fu pensato nel 1943 dal francese Francois Perroux con il dichiarato intento di ‘Togliere agli Stati la loro ragion d’essere’”

    Prof. Alain Parguez Collaboratore di F. Mitterrand.

    Eppure salutammo in molti ed entusiasticamente l’avvento della moneta unica, come preludio di un nuovo Rinascimento, di una nuova era!
    Bhe, eccoci qua! La nuova era è dunque giunta! Come se ne esce?

    Esiste una via: si chiama Modern Money Theory (che è uno strumento tecnico col quale la politica può ritrovare la sua centralità riempiendolo di contenuti) di derivazione Keynesiana.

    Oltre ad aver “salvato l’Argentina” a seguito del fallimento di inizio Millennio (unico caso concreto di applicazione della MMT), gli economisti neo-keynesiani “duri e puri” sono sempre più ascoltati dagli uomini del Congresso Usa: 6 su 17 economisti nominati per la riforma della Federal Reserve lo scorso autunno sono del gruppo MMT, su scelta del senatore indipendente Bernie Sanders (tra di loro, William Black e Stephanie Kelton).

    In breve vi espongo i punti salienti della dittrina della MMT:

    - fine dei vincoli finanziari legati al debito, al suo finanziamento e ai tassi di interesse (“e naturalmente permanenza dei vincoli fisici”, ha ripetutamente spiegato Stephanie Kelton); – necessità irrinunciabile per uno Stato di stampare moneta sovrana (attualmente preclusa ai paesi eurozona);
    - libera fluttuazione dei tassi di cambio della valuta;
    - possibilità di immettere moneta nel circuito economico senza provocare iper-inflazione grazie a programmi di piena occupazione e produzione di beni e servizi e a sistemi di drenaggio di eventuale denaro in eccesso (ad esempio tassazione);
    - impossibilità di fallire per uno Stato che abbia moneta sovrana con tassi di cambio liberi e quindi garanzia assoluta di assolvere i debiti contratti nel tempo.

    MMT : (I-S) + (G-T) + (X-M) = 0

    Dove:

    I = Investimenti;
    S = Risparmi;
    G = Spesa Pubblica;
    T = Tasse;
    X = Esportazioni;
    M = Importazioni.

    L’uscita dall’Euro deve comunque essere vista come l’ultima istanza. Detto ciò, serve solo la volontà politica di attuare le direttive della MMT arricchite da proposte e dalla storia delle singole Nazioni, ed avremo la possibilità di ottenere il la piena occupazione, sviluppo, concorrenza reale e benessere diffuso.

    Per chi fosse interessato e voglia approfondire vi segnalo dei links.
    http://www.youtube.com/watch?v=AEIbbTRsjaw&feature=player_embedded – Prof. Bruno Amoruso – Crisi economica o truffa finanziaria? – , economista, professore emerito nell’Università di Roskilde (Danimarca), dove insegna dal 1972 Economia internazionale e dello sviluppo, e titolare della cattedra Jean Monnet sulla Cooperazione economica e la coesione sociale dei paesi dell’Unione Europea.
    http://www.youtube.com/watch?v=5S21Q6oz2qc&feature=related
    http://www.youtube.com/watch?v=g7M3rss-Wng&feature=endscreen&NR=1
    http://www.youtube.com/watch?v=zfzFib23u8E&feature=related – Da una conferenza del filosofo Umberto Galimberti;
    http://www.democraziammt.info/
    http://www.youtube.com/playlist?list=PLE0A9C7104CD2D655&feature=plcp
    http://www.democraziammt.info/archivio-documentazione.html

    Questi personaggi e le loro emanazioni giuridiche hanno riempito il mercato di titoli tossici per una somma di 700.000 miliardi di dollari, equivalenti a 10 volte il PIL mondiale.
    Hanno generato la crisi riempiendo fondi d’investimento e pensionistici di CDO e derivati; hanno speculato e creato bolle borsistiche moltiplicando per 100 o 1000 volte i loro guadagni.
    Hanno usato la crisi da loro stessi generata come leva finanziaria per far si che le loro passività diventassero debito pubblico; e dunque moltiplicando gli effetti sulle Nazioni più deboli costringendole a vendere e cartolarizzare i propri beni.
    Hanno costretto i Governi, grazie alle lobbies politico-affariste, a farsì che i derivati, vere e proprie scommesse sul debito pubblico, potessero essere risarcite e addirittura monetizzate con gli interessi ben prima della loro naturale scadenza. Come se io o Voi entrassimo alla sisal con lo scontrino di una scommessa e pretendessimo in ritorno dei soldi spesi per farla. Loro ci sono riusciti, al di là dell’esito della scommessa, con accordi capestro (il nostro Governo deve a Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e JPMorgan Chase 31 miliardi di dollari di interessi in scadenza a Settembre 2012 vedi : http://www.repubblica.it/economia/2012/03/16/news/i_derivati_continuano_a_colpire_l_italia_paga_3_4_mld_di_dollari_a_morgan_stanley-31632029/ )!
    Se non a livello di Politica comunitaria, sarà necessario ribellarsi a livello locale. Eleggendo le persone giuste che possano ripristinare la giusta via fra Stato e cittadini. Noi siamo persone, quelli parlano solo di bilanci e di come moltiplicare i loro interessi. La persona non è dunque più il fulcro delle manovre politico-economico-sociali soppiantata da freddi interessi e rendite bancarie. Il denaro non può essere il fine, ma lo strumento per il benessere diffuso e la ricostruzione dello Stato Sociale.
    In Argentina il rimborso dei derivati e dei CDO e di tutti i vari titoli “tossici” è stato bloccato più di tre anni fa. Non solo: l’Argentina ha accolto le direttive ONU affinchè sia riconosciuto il “reato contro l’Umanità” per le operazioni di rimborso dei derivati sul debito Nazionale che sottraendo ogni risorsa a qualsiasi Paese, di fatto negano qualsiasi possibilità di intervento a livello locale.

  • Sull’Euro vorrei dire solo due parole.
    Nel 1992 ci fu un contemporaneo attacco a due divise: la lira sterlina e la lira italiana.
    Per quanto riguarda la lira italiana, il risultato fu che i titoli di stato si ritrovarono a pagare interessi fino al 12% annuo e oltre, il tasso di sconto salì al 15% e la moneta fu svalutata subito del 6%, ma col tempo la svalutazione arrivò al 20%.
    Tutto questo non certo in presenza di una crisi di livello mondiale, come quella che stiamo vivendo oggi.
    Ah, se ci fosse ancora la lira!

  • L’Italia è gravemente malata, molte cellule cancerogene e virus stanno minando il nostro paese. Ci vuole un cambiamento radicale per curare e ristabilire la sua salute… Leggete questo manifesto pro Democrazia Diretta:
    Referendum Istituzionale
    Promozione per fare indire un “Referendum Istituzionale” per fare scegliere agli Italiani tra: l’attuale “pseudo” Democrazia Rappresentativa e la:
    DEMOCRAZIA DIRETTA
    (tipo quella della Costituzione della Repubblica Federale Svizzera)
    La nostra pseudo Democrazia rappresentativa, è oggi improponibile in ogni forma per via degli assurdi costi e il grande alone di corruttela della quale è impregnata e va sostituita con l’unica forma di reale concreta democrazia la:
    DEMOCRAZIA DIRETTA.
    La prima mossa sulla scacchiera per cambiare radicalmente l’Italia e per mandare a casa le varie esecrabili caste, che si servono della politica solo per fini legati ai propri interessi e privilegi e non certo per il bene comune. si può fare solo con la:
    DEMOCRAZIA DIRETTA
    Risparmiare ed eliminare gli sprechi, questa è la strada! Non il consumismo per drogare l’Economia. Al primo porre “la qualità della vita”, non il PIL anche se ad essa correlato… , riscoprendo primariamente l’Etica dove: Amore, Creatività e Cura esprimano e rappresentino ogni nostra azione. Senza questa “Etica”, l’Economia va in rovina insieme ai cittadini.
    Nella Democrazia Diretta i cittadini in numero da determinarsi potranno proporre leggi, che scritte da giuristi, saranno poi sottoposte a referendum per l’approvazione a tutti gli aventi diritto di voto.
    Voto da farsi con sistema telematico per risparmiare soldi, compresi anche quelli dell’inquinante carta, colle ed inchiostri e loro trasporti.
    Sono sicuro che una volta indetto il Referendum Istituzionale, nella forme e modi dovuti, gli Italiani in gran maggioranza approverebbero la:
    DEMOCRAZIA DIRETTA
    Se Voi pensate che quanto da me proposto possa essere utile alla rinascita “Etica, Estetica ed Economica” della nostra disastrata Italia, cercate con tutti i mezzi che Voi avete a disposizione di promuovere il Referendum Istituzionale sopra menzionato, per fare in modo che venga indetto.

  • Il debito è cresciuto per una logica matematica semplice: debito su pil è una farzione e alle elementari ci spiegavano che il risultato della frazione aumenta non solo se aumenta il debito, ma (può sembrare paradossale) anche quando diminuisce più che proporzionalmente il pil…
    L’unica strada per uscirne, ma lo sostiene anche Fitoussi, è pagare il debito. Io credo nel modo più semplice e potenzialmente meno recessivo di tutti: da sera a mattina, per i soli detentori di titoli dello stato italiano che risultano di cittadinanza italiana (coloro che sono debitori per cittadinanza e creditori pewr aver acquistato debito pubblico) si applica una svalutazione del valore nominale del 40%… alla sera saemo al 123% di debito su pil, al mattino, considerato che il 56% del debito è in mani italiane, scenderemmo al 100% circa (se non ho sbagliato i conti). Il reddito degli italiani non cambierebbe, si potrebbe pensare persino di investire in attività ad alto tasso di occupazione, pensare all’ecologia, al digital divide, alla scuola… sperare, quella parola che sembra una chimera del apssato… sperare e pensare a non fare più debito, anzi a continuare a pagare quello anzichè interessi…
    Mi fermo qui, perché potrebbe essre ancora più complesso il concetto, ma senza coraggio e tenendo la barra sul liberismo, finiremo tutti ben peggio che in Grecia, cioé affamati avendo le risorse (che non è il caso della Grecia…):

    Sandro

  • ma liberta e giustizia, i suoi autori, dirigenti etc etc è informata sui fatti?
    da questo articolo sembra di no..voglio immaginare la buona fede, e non l’adesione alle propagande delllo spread o del cetriolo globale , etc etc
    sa che c’è una guerra economica-finanziaria dell’impero alle sue colonie, soprattutto del su -europa?
    sa cosa rappresenta il moloc napolitano?
    sa di come è andata a finire la precedente guerra, del penultimo ciclo economico avviato ufficialmente dal 1 gougno 92 ?
    sa a chi è convenuto e conviene fare l’euro(pa)?

    E’ imbarazzante leggere ancora articoli del genere per chi dovrebbe avere a cuore , fosse solo per reiterate dichiarazioni “d’amore” sulla costituzione, la sovranità del tutto svenduta, da sempre, del paese in cui vive.


    conviene girare a vuoto su falsi problemi, su solite denunce di queste quuelle caste, o queste o quelle corruzioni che non hanno mai portato a nulla …importante è non svelare mai cosa in realtà c’è dietro il telone dle truman show, che non era solo quello di questo o quel silviuncolo, come non è questa o quella pensione baby o auto blu della repubblica (delle banane, colonia, e far west europa)

  • “Io credo nel modo più semplice e potenzialmente meno recessivo di tutti: da sera a mattina, per i soli detentori di titoli dello stato italiano che risultano di cittadinanza italiana (coloro che sono debitori per cittadinanza e creditori pewr aver acquistato debito pubblico) si applica una svalutazione del valore nominale del 40%”
    Forse il reddito non cambierebbe, ma il patrimonio sì. Io ho conferito allo Stato 1.000 euro veri e buoni, e lo Stato me ne rimborsa 600.
    Bel colpo! Facciamo così anche con le tasse?

  • L’Italia e con essa gli Italiani, hanno avuto la sfortuna o propri sodali nella classe politica che ci ha sgovernati per decenni. Nella Prima Repubblica, abbiamo visto tutti i tentativi di far tornare indietro la nostra giovane democrazia: piano solo, schedatura di operai della Fiat, tentativi di colpi di Stato a partire dall’anno 1964 e 1970, stragi, collusione tra parti dello Stato e mafiosi, corruzione dei partiti, impiego pubblico campo di raccolta dei partiti per perpetuarsi, P2, un tentativo di moralizzare con mani pulite. Con la seconda Repubblica, se posso dire, siamo peggio di prima. Abbiamo una classe politica a tutti i livelli: Comunale, Provinciale, Regionale e Nazionale che non pensano per un impegno proficuo per l’Italia, pensano di fare cassa, punto e basta. Siamo alla frutta, e allorizzonte non si vede niente di niente.

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