L’ennesimo gioco di prestigio

12 Apr 2012

Le previsioni, purtroppo, sono state confermate. Chi “pensava male”, alla fine, non ha avuto torto. Dopo tanta grancassa, i partiti hanno messo in tavola il solito brodino. Ci voleva il cambio di marcia e invece abbiamo un altro intervento soft

Le previsioni, purtroppo, sono state confermate. Chi “pensava male”, alla fine, non ha avuto torto. Dopo tanta grancassa, i partiti hanno messo in tavola il solito brodino. Ci voleva il cambio di marcia e invece abbiamo un altro intervento soft. D’accordo: l’intesa sulla trasparenza e sul controllo dei bilanci ha aspetti apprezzabili. Ma rimane senza risposta, al momento, il vero problema: la cascata di soldi pubblici che sommerge i partiti e genera corruzione. Dunque, arrivano i maggiori controlli, ma nelle casse delle forze politiche nessun euro in meno. Quanti sono, questi soldi, l’ha misurato la Corte dei Conti: dal 1994 ad oggi, 2 miliardi e 253 milioni contro una spesa effettiva, per i cosiddetti rimborsi elettorali, di 579 milioni. Insomma, appena un quarto di questo fiume di denaro. E il resto dove va? Lo hanno messo sotto gli occhi di tutti le esemplari vicende dell’ex Margherita e della Lega. Ma che la pianta del finanziamento pubblico fosse marcia lo si poteva arguire da tempo.

Si dice che la materia era troppo complessa per risolverla con misure d’emergenza, che la rimodulazione del finanziamento richiede tempo. E’ la risposta che arriva sempre, quando ci sono da prendere decisioni impegnative e scomode. Aspettiamo il famoso disegno di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che dovrebbe dare forma giuridica ai partiti. In questo contesto, e solo per il futuro, si affronterà il problema dei soldi. Ma si poteva, quanto meno, dare una prova di buona volontà, rinunciando, con chiarezza, fin da ora, all’ultima tranche di rimborsi elettorali per questa legislatura. Sarebbe stato un bel risparmio (166 milioni di euro, stando agli ultimi calcoli) mentre la crisi economica, che mette alle corde moltissime famiglie italiane, non si arresta.

Non si può, in casi come questi, andare troppo per il sottile. C’è un sospetto che cresce nell’opinione pubblica. E che si riassume nel timore di trovarsi dinanzi all’ennesimo gioco di prestigio con il quale i partiti cercano di sottrarsi alle difficoltà del momento. Un po’ tutte le forze politiche, anche se le responsabilità sono differenti, si trovano oggi sulla graticola. E allora sbandierano la voglia di cambiamento, proclamano di volere controlli e trasparenza, ma sul “quantum”, sui quattrini, rinviano ancora una volta, magari preparandosi a tornare sulla vecchia strada quando il clamore sarà cessato. Non accadde forse così quando un referendum bocciò il finanziamento pubblico e i partiti di fatto poi lo ripristinarono con lo sfacciato espediente dei rimborsi elettorali? Ma questa volta sbaglierebbe chi si fida dei vecchi trucchi. Gli ultimi alibi sono caduti. La situazione è sempre più incancrenita, anche per le crescenti difficoltà economiche. Come si fa a chiedere nuovi sacrifici alla collettività se le forze politiche non mettono finalmente mano alle forbici, rompendo un cerchio di potere che genera malcostume e corruzione?

Lasciamo agli esperti il compito di trovare le forme più adeguate. Ma sui rimedi non ci sono dubbi. I controlli, la trasparenza sono misure urgenti. Ma ancora più urgente è una drastica riduzione delle somme che continuano a circolare. Dunque, drastica revisione della legge sui rimborsi elettorali; riduzione altrettanto drastica, dei costi della politica; norme severe, che non lascino margine a equivoci, contro la corruzione. È il solo modo per un’inversione di marcia reale e riconoscibile, che restituisca fiducia nella politica. Ogni ulteriore indecisione porterebbe dritti alla bancarotta.

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