Legge elettorale, scontro Pdl-Pd sull´iter

09 Feb 2012

Il primo passo concreto sulla riforma elettorale finisce in un buco nell´acqua. Pdl e Pd non si mettono d´accordo su quale delle Camere deve fare cosa. Dalla conferenza dei capigruppo al Senato, che avrebbe dovuto tracciare una road map delle riforme, è fumata nera. Maurizio Gasparri, il presidente dei senatori pdl, s´impunta: «La legge elettorale è incardinata a Palazzo Madama, non c´è motivo per spostarla a Montecitorio a meno che non si vogliano allungare i tempi». Anna Finocchiaro s´inalbera: «L´importante è che la legge elettorale sia l´assoluta priorità». Gasparri ribatte che prima ci vuole la riforma della Costituzione. La Lega lo sostiene. Non si sa se per mandare la palla in platea o per contrattare in vista delle amministrative. Bossi infatti sfida Berlusconi: l´alleanza con il Pdl? «Con Berlusconi non c´è nessuna alleanza». Anzi. «Se sostiene Monti non si va insieme alle amministrative, e poi dipende dalla legge elettorale». Sulla legge elettorale – rincara il Senatùr – «dobbiamo essere d´accordo anche noi».
Nelle file leghiste è tutto un gridare all´inciucio. Calderoli, l´autore dell´attuale legge-porcata, provoca: «Modello spagnolo-tedesco? No ai bastardi, non ci piacciono i meticci». I lumbàrd si mettono di traverso. Chiedono subito la riduzione del numero dei parlamentari e parlano di «confronto partito con il piede sbagliato». Li rassicura Alfano, segretario del Pdl, garantendo che nessuna riforma sarà fatta «contro la Lega». Non basta. La posta in gioco è più alta, riguarda le alleanze a cominciare dal voto di maggio. Il Pd si sente preso in giro. Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, capeggia la delegazione del dialogo che, dopo avere incontrato i Democratici martedì, è a colloquio ieri con il Terzo Polo. Da un lato la grancassa degli incontri, dall´altro lo stand-by sul “pacchetto” delle riforme. Nel confronto pidiellini-centristi cordialità e pacche sulle spalle, e un comunicato: «No alle coalizioni forzate, più poteri al premier». Poi una precisazione di Quagliariello: «Non vogliamo rinunciare al bipolarismo, ma no ammucchiate». Bersani, segretario pd, avverte:«Voglio credere che la riforma si faccia, i segnali di fumo non interessano nessuno», e insiste sulla riunione congiunta dei capigruppo. L´associazione “Libertà e Giustizia” invita il Pd a tenere alta la guardia: non si tocca la Costituzione in un confronto a due con Berlusconi che vuole solo tornare sulla scena. La Carta «non è merce di scambio». La Russa infine invoca la discesa in campo dei leader Alfano, Bersani e Casini.

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