Bolle speculative e debiti pubblici: l’economia casinò, atto secondo

26 Gen 2012

Nella riunione del 18 gennaio del circolo di Bruxelles, si è discussa la crisi attuale dei debiti pubblici, con una relazione introduttiva del socio Angelo Reati dal titolo: “Bolle speculative e debiti pubblici: l’economia casinò, atto secondo”

Nella riunione del 18 gennaio 2012 del circolo LeG di Bruxelles, si è discussa la crisi attuale dei debiti pubblici, con una relazione introduttiva del socio Angelo Reati dal titolo: “Bolle speculative e debiti pubblici: l’economia casinò, atto secondo”.
Il relatore ha inquadrato la situazione attuale in una prospettiva di lungo periodo, illustrando dapprima l’instabilità fondamentale del capitalismo e presentando poi i fenomeni speculativi degli ultimi due decenni che hanno preceduto la «bolla» attuale. La parte finale della relazione ha fornito spunti su come fronteggiare le difficoltà presenti.

1.     La natura del capitalismo è caratterizzata da una instabilità di fondo generata dal cambiamento strutturale e dalle fluttuazioni di lungo periodo che ne scaturiscono (le c.d. «onde lunghe»). A queste si aggiungono le trasformazioni recenti risultanti, in particolare, dal mutamento dei rapporti di forza sociali in senso sfavorevole ai lavoratori e dal conseguente affermarsi dell’ideologia neoliberale. Trattasi: del predominio del capitale finanziario rispetto al capitale produttivo, della deregolamentazione dell’attività economica, delle fortissime diseguaglianze distributive, della caduta dell’etica e l’affermarsi di un capitalismo di rapina, del progressivo asservimento dello Stato agli interessi privati e della mancanza di correlazione fra la crescita economica e la crescita dell’occupazione. Quest’ultima trasformazione è da collegarsi alla particolare natura del progresso tecnico attuale.

2.    L’esame della crisi dei debiti pubblici ha esordito con la critica dei criteri europei sulla finanza sostenibile, ed ha mostrato poi il ruolo deleterio della speculazione, a cui le regole attuali relative alla BCE offrono un terreno favorevole.
Ribadito il criterio arbitrario dei criteri del Trattato di Maastricht in materia di livello ottimale del debito (che dovrebbe tendere al 60% del PIL per tutti i paesi membri), il relatore ha presentato il solo criterio di ottimalità suggerito dalla teoria economica: sostenibile è la finanza pubblica che assicura un rapporto Debito/PIL in termini nominali assolutamente stabile – o decrescente – nel tempo. In questa prospettiva, i vincoli europei di ora si rivelano inutili e dannosi.

3.    L’analisi si è conclusa con degli spunti su come uscire dalla crisi. Essi comprendono sei tipi di misure generali per sconfiggere la speculazione ed affrontare gli squilibri di fondo, più alcune misure specifiche per risolvere la crisi del debito.

I provvedimenti generali suggeriti sono:

3.1) Per sconfiggere la speculazione – il compito più urgente del momento – ci si dovrebbe ispirare a tre tipi di misure:
una rigorosa regolamentazione – o divieto puro e semplice – delle vendite allo scoperto
una tassa sulle transazioni finanziarie
il divieto, per i Fondi pensione, di investire in fondi speculativi («hedge funds»)

3.2) Il primato del capitale produttivo rispetto al capitale finanziario verrebbe facilitato
? vietando le «stock options»
? imponendo alle imprese non finanziarie:
* il divieto di acquistare le proprie azioni
* dei limiti ad acquisti di azioni di altre imprese

3.3) Il Controllo delle banche e delle agenzie di rating potrebbe ispirarsi ai criteri seguenti:
3.3.1) per le banche
¨ ripristinando i controlli pubblici in vigore prima della deregolamentazione degli ultimi tre decenni
¨ ponendo limiti alla loro dimensione, per evitare che diventino «too big to fail»
¨ nazionalizzando le banche salvate o, in ogni caso, richiedendo loro contropartite adeguate
¨ ristabilendo alcune misure stabilite a seguito della Grande depressione, quali la separazione fra banche d’affari  e banche commerciali

3.3.2) Agenzie di rating
Bisognerebbe affiancare le agenzie private con un  organismo pubblico indipendente, in modo da evitare conflitti di interesse e rischio di manovre contro l’euro.

3.4) Il principale squilibrio di fondo – le enormi diseguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza – dovrebbe essere affrontato con

  • una seria progressività dell’imposta, in contrasto con la tendenza corrente
  • ponendo un tetto alle remunerazioni dei dirigenti pubblici e privati
  • agganciando sistematicamente i salari alla dinamica della produttività e dell’inflazione

3.5) L’analisi delle politiche di austerità – fonte di recessione e stagnazione – mostra che per favorire la crescita si dovrebbe puntare su

  • investimenti pubblici in infrastrutture
  • la conversione ecologica dell’economia
  • ed aumenti salariali anche superiori all’evoluzione della produttività

3.6) Si richiedono infine nuove regole di bilancio, abbandonando l’arbitrarietà delle regole di Maastricht, da sostituire con l’impegno irrevocabile per gli Stati di mantenere costante o decrescente il rapporto Debito/PIL antecedente alla crisi attuale

3.7) Quanto alle misure specifiche, il solo modo veramente efficace per risolvere la crisi del debito è la modifica dello statuto della BCE che – a somiglianza di quanto fa la FED – permetta di sostenere gli Stati membri mediante interventi sul mercato primario dei titoli.

Si tratta di lineamenti di politica economica molto ambiziosi, che tuttavia renderebbero il capitalismo attuale meno iniquo. Per essere attuati, richiedono un cambiamento dei rapporti di forza nella società, a cui LeG potrebbe contribuire alimentando il dibattito per il programma di un futuro governo progressista.

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