Il gioco è finito

A una certa ora della giornata, dal cuore della casa, partiva il richiamo: il gioco è finito, venite subito a fare i compiti. Poteva essere all’imbrunire, ma poteva anche essere pieno giorno, e il gioco lasciato a metà faceva male.

Tra ieri e oggi qualcuno ha deciso che giocare non è più possibile. Il richiamo riguarda molti, probabilmente tutti gli italiani.

Prima di tutto, ovviamente, riguarda la maggioranza che ci ha trascinati nel pantano: là dove ha tradito giorno dopo giorno i principi fondamentali della Costituzione, a cominciare dagli articoli che riguardano il bene collettivo rispetto agli interessi di uno o comunque di pochi.

Questo è stato il tradimento cardine. Ferite le regole base della democrazia parlamentare (con un Parlamento asservito al governo e comprato a suon di corruzione) siamo scivolati verso quel regime che da anni Libertà e Giustizia e molti altri hanno denunciato.

Dunque ha giocato la maggioranza, inventandosi un Paese che non esiste, un Paese che la crisi degli altri non avrebbe toccato e nemmeno sfiorato, il Paese delle belle fanciulle, delle legalità tradita, dei gangster di regime. Il Paese delle feste “eleganti”.

E l’opposizione? Anche là dentro si è giocato: il gioco della fune, a un capo il gruppo dei potere da conservare ad ogni costo, all’altro quello degli innovatori improvvisati come le loro soluzioni, buone in tempi normali, un nulla quando infuria la tempesta.

Non giocavano i cittadini che di giorno in giorno sentivano avvicinarsi il momento in cui il salario non bastava più né a far studiare i giovani né a dare ai vecchi una vecchiaia dignitosa. Non giocavano avvertendo che forse la prossima volta non sarebbero andati a votare.

Potremmo divertirci a elencare i giochi e i ritardi di tutta la classe dirigente italiana. Ma il gioco è finito per tutti, anche per noi della società civile che lo denunciavamo.

Ora non dobbiamo soltanto uscire dal pantano, smuovere le acque .

Ora dobbiamo uscire dal disastro, dalla povertà, dalla miseria, dalla disoccupazione dei figli.

Ricucire l’Italia oggi, a un mese dai 25.000 all’Arco della Pace, vuol dire far sì che il tessuto sociale, in questa emergenza di democrazia, non si strappi definitivamente. Vuol dire convincerci che la ricreazione è davvero alle nostre spalle.

Dobbiamo tutti fare qualcosa di più: con l’impegno, con la passione di sempre. Con la convinzione che possiamo essere un grande Paese e che dobbiamo un’altra volta ancora nella storia batterci per salvarlo.

Dobbiamo pretendere da tutti, maggioranza e opposizione, di mostrare la stoffa che che finora non hanno mostrato di avere.

I sacrifici, se chiesti da chi abbia competenza e credibilità, non devono spaventare nessuno. Non possono spaventare.

Nella nell’emergenza dobbiamo ritrovare la parte più profonda della nostra umanità, che dorme dal tempo in cui si misero tutti a giocare.

Dal cuore della casa che brucia il richiamo è arrivato: ascoltiamolo tutti, questa volta la campana suona per noi.

4 commenti

  • Ascoltiamo pure il suono della campana a stormo sui sacrifici cui dovremo tutti sottoporci quanto prima,anche noi dell’ormai sparuta,ancora in vita, utenza della carta annonaria di triste memoria. Ricordandoci con l’occasione che come allora saranno ora altri stati a toglierci con le maniere forti dai guai in cui,testardi, siamo usi cacciarci.

    Forse però in questa occasione dovremmo porgere le orecchie alla voce pura del futuro,cioè dei giovani cresciuti tra le menzogne del benessere virtuale profuso in questi decenni a piene mani dall’uno per cento dell’umanità in possesso della ricchezza finanziaria planetaria e dei megafoni corruttori delle coscienze,magari imitando il sindaco di Trieste.

  • Il tuo appello è chiaro e accorato.
    La mia disperazione, però, è che siamo minoranza nel paese Italia ad avere questa sicura percezione della realtà. La stragrande maggioranza ancora crede ai miracoli e agli “asini che volano”.
    Il mio timore poi è che la situazione in tutto il mondo occidentale non è molto diversa da quella italiana, sia per la crisi che per la scarsa e insufficente percezione.
    Tutti i nodi che il “liberismo” degli ultimi quaranta anni, a livello mondiale, ha sviluppato sono venuti al pettine tutti insieme.
    L’Italia a questi nodi ne ha aggiunto uno, Berlusconi, che è enorme riassumendo in se tutto il peggio dei caratteri italici, con l’ulteriore aggravante dell’enorme conflitto d’interesse.
    Ma come altre volte sono pronto a dare il mio piccolo contributo a ricostruire. Ciao, Alberto

  • Fosse vero che possiamo permetterci di tornare a sognare!!!!Bello l’intervento e ricco di speranze. Anche io credo che, pur con mille problemi, dobbiamo riprendere quell’ottimismo necessario a guardare in avanti. Ad iniziare da quello che continuate a rappresentare ed alle tante persone per bene che si sono raccolte intorno a Voi, si possono mettere in campo interessanti proposte, già affrontate nei vostri convegni. Tutti insieme possiamo ancora farcela. In particolare per ridare speranze ai giovani, che di tutto quanto successo hanno poche responsabilità.
    Un abbraccio a tutti.

  • Pingback: Il gioco è finito (di Sandra Bonsanti) « Libertà e Giustizia – Circolo di Belluno

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