Quando le dimissioni (degli altri) erano necessarie

Correva l’anno 2000. Presidente del consiglio era Massimo D’Alema. Domenica 16 aprile il paese andò alle urne per le elezioni regionali: per il centrosinistra fu una batosta (simile a quella subìta alle recenti amministrative dal centrodestra di Berlusconi e Bossi). “Tutto il Nord a Polo e Lega” (‘Repubblica’) e “Il Polo conquista tutto il Nord” (‘Il Giornale’). D’Alema, dopo poche ore di riflessione, appena proclamati i risultati, salì al Quirinale (presidente Ciampi) e si dimise, la sera di lunedì. Poi si presentò al Senato, senza fare capriole dialettiche, senza nascondersi dietro la banale giustificazione del voto amministrativo e non politico per il Parlamento, ammise la sconfitta e riconobbe l’insufficienza dell’azione di governo: “Ancora una volta è la politica ad essere in ritardo nei confronti della società….la cultura di chi governa, anzitutto, deve ricostruire una base ed un consenso sociali per la propria iniziativa”.
Fine dell’avventura governativa di D’Alema che, lasciando palazzo Chigi, si proclamava “al servizio di quel centrosinistra che ha consentito all’Italia di salvarsi dopo anni difficili e bui”.
Intanto, in quegli stessi momenti, poco prima del ritiro di D’Alema, Berlusconi e ilcentrodestra martellavano il governo (e il Capo dello Stato): “Penso che non si possa continuare a ignorare la volontà popolare” diceva il leader del Polo nelle interviste. “Gli italiani non si sentono più rappresentati dalla maggioranza in Parlamento, tutta da verificare, e soprattutto dal governo. Che è abusivo, esporrebbe l’Italia a figuracce internazionali. Agli italiani il diritto di scegliere”. Quindi “basta con il solito teatrino romano! Conoscendo la sinistra, so che farebbe di tutto per rimanere abbarbicata al potere”.
Altre reazioni sui quotidiani di lunedi 17 aprile: “Forza Italia esulta: D’Alema dovrebbe andarsene questa notte”. E poi il giorno dopo, a dimissioni presentate: “Bossi: ‘Ciampi deve farci votare’ “. Roberto Formigoni, allora riconfermato alla guida della Lombardia: “Massimo D’Alema si è impegnato personalmente nella campagna elettorale, che ha perso. Adesso il capo dell’esecutivo ne deve sopportare le conseguenze”. Testuale. Appare superfluo raffrontare le dichiarazioni del 2000 a quelle di oggi, alla posizione del premier in carica, che “ci ha messo la faccia” in ogni istante della campagna elettorale per le amministrative, primo e secondo turno. Ma tant’è, non c’è limite alla improntitudine. Dice Berlusconi, il 14 maggio scorso alla vigilia del voto: “Non è un voto ordinario. È un voto su di me e sul mio governo, è in gioco il futuro mio e della legislatura”. Appunto.
Torniamo ad aprile 2000: il presidente Ciampi affidò a Giuliano Amato, ministro del Tesoro, l’incarico di formare il nuovo governo, per portare il paese alla scadenza naturale della legislatura, nel 2001. Ira e rabbia di Berlusconi: “Sia chiaro al signor Amato che lo chiameremo tutti i giorni ‘utile idiota’ che siede abusivamentea palazzo Chigi, contro la volontà dei cittadini. Questa è una violazione della democrazia!” (20 aprile). Fin da allora, naturalmente, il Polo era il ‘partito dell’amore’, rappresentato da politici che non insultano mai nessuno: “Noi liberali non ne siamo capaci”.
Occorre appena precisare che nel 2000 non era neppure in vigore la famigerata legge ‘porcellum’ di Calderoli (per modificarla è ripartita la campagna web di LeG: “Ridateci la democrazia, basta con il Parlamento dei nominati”). Quindi, il Capo dello Stato aveva incaricato Amato, dopo le dimissioni di D’Alema, in modo assolutamente libero e corretto in base alla Costituzione. Nè aveva l’obbligo, essendoci una maggioranza, di sciogliere le Camere. Si badi bene: anche oggi è così sostanzialmente, perché il ‘porcellum’ non ha modificato i poteri del presidente della Repubblica, che “nomina il presidente del consiglio dei ministri”. Lo ammette anche la Calderoli (” Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall’articolo 92, secondo comma, della Costituzione”). Tuttavia il ‘porcellum’ , con l’indicazione nella scheda elettorale del nome del capo della coalizione, crea un vincolo politico a favore del vincitore, di cui si tiene conto, ovviamente. Ma c’è anche un altro obbligo politico in quella legge, che oggi dovrebbe far riflettere: l’alleanza elettorale vincente e il premier, godono di un premio di maggioranza smisurato, com’è noto. Se elezioni amministrative, a metà legislatura, chiamano alle urne circa 15 milioni di elettori, e si concludono con una sonora sconfitta per il governo e la maggioranza (mostrando quindi un orientamento politico nel paese diverso da quello rappresentato alle Camere), sarebbe democraticamente corretto (pur non essendo un dovere giuridico) per il capo dell’esecutivo sconfitto, Berlusconi, presentare le dimissioni, per rispettare la volontà del popolo (come egli pretese nel 2000 da D’Alema, e con una legge elettorale diversa). Invece – quantum mutatus ab illo! – dice oggi, con arroganza : “Non mi arrendo…il mio funerale è rinviato, non ho tempo….problemi, zero virgola zero…”. Insomma, per adesso non se ne va.

I referendum del 12-13 giugno sono un’altra occasione per abbattere il fortino di palazzo Chigi dentro il quale si è barricato il cavaliere.
E per ottenere finalmente quel risultato che da mesi urla nella home page del nostro sito: “Dimettiti. Per un’Italia libera e giusta“.

4 commenti

  • Saranno i suoi scherani a farlo fuori,lottando per essere in prima fila a rifilargli la prima coltellata. Ma davvero qualcuno si aspetta che quell’orrendo ammasso di plastica potrebbe seguire un comportamento diverso da quello tenuto sin qui ? Una cosa è certa : ogni minuto aggiunto a questa sua ignobile e indecorosa agonia si tradurrà in un aumento esponenziale delle dimensioni della catastrofe che lo attende.

  • Il padrone della ferriera provvisto di risorse di varia provenienza avvolte in parte nella nebbia della Val Padana,lanciò vent’anni addietro circa un’opa sull’azienda Stato con il sottinteso scopo di acquisire il pacchetto di maggioranza e il diritto a disporne di fatto a suo piacimento,non mancandogli,per consolidata attitudine italica al salto della quaglia sul nuovo carro,il supporto della borghesia,piccola,media o alta,mercantile,operaia, impiegatizia,con o senza lavoro o con qualche parvenza di esso.
    La mediocre sceneggiata con abbondante uso di nebbiogeno teloevisivo(sul segretario di nomina regia di un fantomatico nuovo partito) montata in questi giorni dal padrone in questione, oltre che confermare l’indiscussa,inalienabile proprietà personale di cui si è detto mira soprattutto a distrarre od a confondere in questi giorni le idee degli elettori che dovranno esprimersi sui quattro (inutili … ?) quesiti refendari.

    Sarebbe la metafora politica dei nostri ultimi decenni,se non fosse la realtà indecente e drammatica nella quale ci siamo cacciati, facendoci illudere e irretire nel contempo dal servilismo di gran parte dei mezzi di comunicazione di massa sonori o stampati mantenuti in vita per altro con contributi sostanziosi elargiti dalla cassa dello Stato ma provenienti dalle nostre tasche.
    Apoteòsi !.

  • Correttamente la richiesta a D’Alema di essere usurpatore in quanto Prodi aveva ottenuto l’investitura dalle elezioni ( e non lui ) poteva sembrare sbagliata ma comunque chi vuole leggere le notizie e le osservazioni del tempo noterà che molti anche a sinistra chiedevano il ritorno al voto . Logica situazione dopo la sconfitta di Prodi .
    Il gesto di D’Alema era frutto di questo equivoco infatti correttamente aveva detto : perse abbondantemente , ed allora ecco il nobile gesto.
    Se vogliamo poi vedere nel mondo occidentale Zapatero ieri ha perso grandiosamente le amministrative ( v Barcellona dopo 30 anni ) però non molla il governo , la Merkel e Sarkozy idem.. Allora ? Cari amici non facciamo tutti gli anni una guerra per mandare a casa il nemico , quando si vota per le elezioni nazionali lo si batta . Evviva , siamo in un Regime democratico e quindi un po’ di tempo e poi ….la vittoria ( anche come quella di Prodi con 22000 voti e il premio di maggioranza concesso dalla legge porcata – complimenti ! ) . Si vince e si perde è la democrazia bellezza ! RF

  • “… un po’ di tempo e poi … la vittoria…” ??.
    Può darsi … SE PREVARRA’ L’INDIGNAZIONE DEGLI ELETTORI VERSO LA MEDIOCRE CLASSE DIRIGENTE DELLA “SINISTRA” IN CARRIERA POLITICA,DA VENT’ANNI SORRETTA DALL’ILLUSORIO SFRUTTAMENTO DELL’ANTI BERLUSCONISMO A PAROLE E DALL’INCIUCIO CON ESSO NEI FATTI.
    Bastera’,per convincersene,uno sguardo all’ingloriosa liquefazione della sinistra in Sicilia etero diretta da Roma,previo voltafaccia all’esito delle primarie da parte della dirigenza locale e dell’eletto in particolare, per entrare a far parte del governo di Lombardo,un trasformista,corrotto e ambiguo politico democristiano della stessa leva e concezione morale pubblica di Cuffaro e di altri giovani democristiani spregiudicati transitati dopo lo tsumani degli anni novanta nell’UDC e in Forza Italia ( v.nipote di padre Alfano).

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