Modena, le politiche della felicità

31 Mag 2011

Cosa significa welfare state? Una duegiorni per fare il punto con i massimi esperti del settore sulle ore di lavoro non retribuite, sui carichi che gravano sulle spalle femminili, sui possibili aiuti da parte delle amministrazioni.

Cosa si intende per Welfare State? Ce lo illustra il professor Paolo Bosi, aprendo la III edizione della Scuola di Modena di Libertà e Giustizia: “Politiche pubbliche e progetti di vita – Sistemi di welfare e benessere di donne e uomini.”

Il Welfare State riguarda quella parte della spesa pubblica destinata alla previdenza, agli ammortizzatori sociali, all’assistenza, alla sanità, all’istruzione e alle politiche per la casa. In tutti i paesi Ocse (Europa Usa, Giappone inclusi) la spesa per il welfare dal 1990 ad oggi è aumentata più del PIL, un impiego di risorse imponente, che necessita di essere riformato. La tendenza europea converge verso il modello produttivistico della Flex-security, il professor Bosi appoggia invece l’ambiziosa proposta del Modello dello Sviluppo Umano secondo l’insegnamento di Amartya Sen e Martha Nussbaum. Attraverso una serie di riforme economiche quali un minor rigorismo fiscale, lo sviluppo di tecnologie legate ai servizi di cura, una particolare attenzione ai problemi di integrazione degli immigrati, un maggiore sostegno volto alla popolazione anziana e tanto altro ancora, il Modello dello Sviluppo Umano mira a creare relazioni sociali che potenzino i funzionamenti della persona e la sua libertà di scelta di un progetto di vita dignitoso e responsabile.

La professoressa Antonella Picchio ci mostra le forti disuguaglianze nel mercato del lavoro tra donne e uomini, incentrando la sua riflessione sul lavoro di cura non pagato che pone il genere femminile in una condizione di vita sfavorevole e gravosa.

Le rilevazioni degli istituti di statistica ci indicano che in quasi tutti i paesi il lavoro non pagato supera quello pagato. I dati sull’uso del tempo dimostrano che molto lavoro domestico e di cura è assorbito nel sostenere figli, mariti e genitori adulti non solo quando sono malati ma nella normalità quotidiana. All’interno del nucleo di convivenza si svolgono infatti i processi effettivi di adeguamento delle risorse distribuite attraverso il mercato del lavoro e lo Stato e le convenzioni sociali e le aspettative. Questo processo non è né naturale, né automatico e richiede una grande massa di tempo e di lavoro altamente flessibile e non tutelato.

Il cammino che può portare ad una vita dignitosa per donne e uomini dovrebbe essere percorso partendo dall’attuale contesto di capitalismo aggressivo e reazionario nelle sue specificità territoriali, evidenziando le relazioni di potere tra sessi che segnano la divisione del lavoro pagato e non pagato e la divisione delle responsabilità pubbliche e private rispetto alla sostenibilità e qualità delle condizioni effettive di vita. Si dovrebbe poi aprire uno spazio di riflessione sulla relazione tra individuo e società e soprattutto tra libertà individuale e società.

Tindara Addabbo e Francesca Corrado analizzano il metodo attraverso cui le politiche pubbliche garantiscono l’integrazione delle donne nella vita lavorativa e sociale in un’ottica volta a superare le ineguaglianze di genere e basata su un processo di eguali opportunità.

Tutti gli individui hanno diritto ad accedere alla conoscenza, è necessario quindi che gli enti statali assicurino un’adeguata istruzione, formazione e valide proposte culturali. La vita sana è anch’essa un elemento prioritario per il benessere: fondamentale in tal senso le spese sociosanitarie da una parte, e dall’altra tutte le politiche legate all’ambiente, lo sport e l’alimentazione. Il lavoro e la possibilità di fare impresa devono essere facilitate da politiche destinate a fornire servizi di cura, in quanto possono consentire all’individuo con carichi familiari di svolgere attività lavorative; indispensabile anche la possibilità di avere accesso alle risorse pubbliche in termini di servizi o di trasferimenti.

Vivere, abitare e lavorare in luoghi adeguati e sicuri e in un ambiente sostenibile è altrettanto essenziale: politiche destinate specificamente a garantire la sicurezza e altre alla pianificazione territoriale, alledilizia, ai trasporti e alla viabilità, unite alle spese in difesa dellambiente sono di primaria importanza. Prendersi cura di sé incentivando attività ricreative, culturali e sportive, è alla base del benessere ogni cittadino, come pure la possibilità di partecipare alla vita pubblica e sociale.

Massimo Baldini ci propone una chiave di lettura per comprendere il livello di felicità e benessere degli individui: ognuno ha un livello caratteristico di felicità, ma non è un livello fisso, è una distribuzione di probabilità, una gamma potenziale. Anche da un punto di vista materiale la felicità non è facilmente quantificabile, dato che la relazione tra felicità e reddito dipende dal confronto con il reddito degli altri e con il proprio reddito in passato; la società quindi non dovrebbe concentrarsi solo sulla distribuzione delle risorse materiali, ma su cosa quelle risorse permettono a ciascuna persona di fare o di essere.

Anche la misurazione della povertà, come quella del benessere, è di difficile applicazione, in quanto bisogna distinguere la povertà assoluta da quella relativa. La prima si basa sull’idea che sia possibile individuare un paniere di beni e servizi primari (alimentari, vestiario, abitazione) il cui consumo è considerato necessario; il paniere è esprimibile in termini monetari così da determinare un livello assoluto di spesa, il cui mancato raggiungimento segnala una condizione di povertà.

La seconda tiene conto dell’evoluzione delle norme e dei costumi sociali di una collettività: è povero colui che possiede risorse significativamente inferiori a quelle possedute in media dagli altri membri della società in cui vive; all’aumentare del tenore di vita medio e delle opportunità, non solo materiali, anche il livello della spesa o del reddito corrispondente alla linea della povertà dovrebbe essere pertanto adeguato verso l’alto.

Considerando i livelli di benessere e povertà, si può vedere come la disuguaglianza globale non è cambiata molto negli ultimi 30 anni grazie a due tendenze: i paesi poveri sono cresciuti più di quelli ricchi (soprattutto la Cina) ed è aumentata la disuguaglianza interna ai paesi, quasi ovunque.

Maria Cecilia Guerra ci espone il ruolo della tassazione nelle politiche di welfare, dimostrando la difficoltà dei vari modelli europei (in particolare italiano, francese e tedesco) di attuare un sistema fiscale che sostenga realmente la famiglia e le sue problematiche. Il trattamento fiscale delle famiglie dovrebbe essere infatti inserito in un disegno globale e coerente delle politiche pubbliche orientate alle famiglie, obiettivo non ancora raggiunto, o almeno non completamente, dai modelli attualmente applicati.

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