Crocifisso di Stato, un pamphlet

Immaginate di essere il presidente di una squadra di serie A. Immaginate di andare in Federazione per una riunione, con i presidenti di altre squadre. Immaginate di entrare nella sala della riunione e trovare appeso al muro, sopra lo scranno del Presidente della Federazione, il gagliardetto di una delle squadre che partecipano al campionato, soltanto quello. Non rimarreste a dir poco perplessi? Non vi lamentereste del fatto che, forse, non è buona cosa che il simbolo di una squadra, di una soltanto, compaia sul muro di un’istituzione che dovrebbe essere neutrale? E non restereste a bocca aperta se il presidente della Federazione replicasse «è il gagliardetto della squadra con più tifosi»? Se questa situazione vi disturba, è probabile che vi disturbi anche la storia del «crocifisso di Stato» raccontata nell’informatissimo pamplhet (dal titolo omonimo) di Sergio Luzzatto (Einaudi). È la storia di bambini, ragazzi e adolescenti di diverse religioni o di nessuna religione che vanno a scuola ogni mattina, e ogni mattina dietro la cattedra vedono il simbolo di una religione, una soltanto. Perché dovremmo accettarlo? Fu Marcello Montagnana, professore di disegno e storia dell’arte all’Istituto magistrale di Cuneo, a sollevare per primo il problema nel 1994. Subì cinque processi, alla fine fu assolto dall’accusa di interruzione di pubblico servizio. A 7 anni dalla sua scomparsa, le risposte a quella domanda abbondano, ma sono tutte debolissime. È debole la risposta giuridica, del crocifisso imposto da due Regi decreti di epoca fascista, come se in mezzo non ci fosse stato un cambio di regime, una Costituzione, un Nuovo Concordato. Ma lo è anche quella identitaria, del crocifisso come simbolo nazionale, come se non fosse comico e anche irrispettoso secolarizzare un simbolo religioso e apporvi vestigia tricolori, e così pure quella maggioritaria, del crocifisso come simbolo della maggior parte degli italiani, come se la tirannia della maggioranza costituisca un buon argomento in faccende che riguardano i diritti delle persone (di credere, non credere, credere diversamente).
Secondo Luzzatto, la continua riproposizione di questi argomenti nel dibattito pubblico italiano, da parte non solo dei cattolici (veri o di facciata) ma anche di insospettabili maître à penser (veri o presunti), dice molto del nostro Paese e del suo rapporto ancillare con la religione e con chi la rappresenta: un Paese che ha dato vita (contro il papato) a uno Stato che è formalmente laico e che dovrebbe perciò assicurare la neutralità confessionale, ma che non riesce – forse non è mai riuscito – a realizzare il motto cavouriano della libera Chiesa in libero Stato e che alla fine sulla laicità gira a vuoto. Un Paese in cui l’impressione è però che, per rubare le parole all’autore, “la difesa a oltranza del Crocifisso nello spazio pubblico valga anche a mascherare la progressiva, inarrestabile sparizione del crocifisso dallo spazio privato. Forse l’uso (e l’abuso) del simbolo deve nascondere un disuso” (p. 81). In questi giorni in cui la Grande Camera ha avallato definitivamente l’esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche italiane lasciando discrezionalità al legislatore nazionale, leggere il pamphlet di Luzzatto è un esercizio che merita di essere compiuto: per capire che cosa sia il crocifisso e come sia potuto arrivare a occupare i muri pubblici italiani (scuole, ospedali, tribunali, pubblici uffici), e per risvegliare la volontà di non cedere sulle questioni di principio.

* Questo articolo è stato pubblicato da Il Riformista, il 22 marzo

6 commenti

  • Ma lei, caro Del Bo, pensa davvero che un crocifisso che adorna un muro scolastico possa esser nocivo per un ateo piu’ di quanto non sia nociva per un astemio la reclame di un aperitivo che deturpa il muro di un centro storico?

  • E’ la gente come te che permetterà ai mussulmani di invadere il nostro paese. Difendiamo la nostra terra e diamo aiuti alla nostra gente, La religione cattolica deve tornare religione di Stato. Voi comunisti vergognatevi

  • Alè Corrado! Hai visto che bei commenti che ti hanno subito fatto? Dammi retta, fra qualche giorno salvali tutti in un file, poi quando ci vediamo giochiamo a celo-manca-celo-manca…
    Bella recensione.

  • hanno ragione Egidio e il crociato! Se i musulmani si metteranno a bere aperitivi alcolici sara’ tutta colpa tua che proibiresti i i crocefissi e lascieresti i manifesti pubblicitari!

  • Avete poco da ironizzare voi sinistri radical chic pensate sempre di saperla piu’ degli altri. Peccato che poi la gente la pensi sempre diversamente a voi.
    Gli italiani non vogliono l’invasione dei barbari mussulmani mettetevelo in testa, non vogliamo stranieri in casa nostra. Menomale che abbiamo un Presidente del Consiglio che queste cose le capisce. Forza Silvio!
    Voi continuate pure a far politica nei salotti buoni della politica. Noi stiamo con la gente del fare.

  • egidio, il tuo paragone ateo/astemio e credente/bevitore mi piace tantissimo

    io però mi chiederei anche in qual modo possa essere nocivo per un bevitore non vedere per strada la pubblicità degli alcolici e a un cristiano stare in un’aula scolastica o di tribunale senza il crocifisso appeso

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