Tra le macerie

11 Feb 2011

Qualsiasi arma è buona per salvare se stesso. Ogni gesto del premier è pericoloso. Dimostra una totale mancanza di responsabilità. Ogni parola del premier è una denigrazione delle regole della Costituzione repubblicana, indebolisce l’Italia nella percezione dell’opinione internazionale, la porta lontana dall’Europa e da ogni forma di democrazia normale.

È qualcosa di mai visto. Un presidente del Consiglio che non esita a drammatizzare la sua crisi fino all’estremo, portando la politica al punto di non ritorno. Che fa precipitare il Paese nel discredito, in una spirale di cinismo e di violenza. Qualsiasi arma è buona per salvare se stesso. C’è chi aveva ironizzato, in passato, sulle intemperanze caratteriali di Berlusconi. Ma oggi non c’è più spazio per i sorrisi facili, per le mielate rassicurazioni. Ogni parola del premier è una denigrazione delle regole della Costituzione repubblicana, indebolisce l’Italia nella percezione dell’opinione internazionale, la porta lontana dall’Europa e da ogni forma di democrazia normale. Abbiamo un capo del governo che minaccia di intentare causa allo Stato che dovrebbe tutelare, pur di fermare le indagini della magistratura sui festini di Arcore. Che accusa i giudici di golpe e arriva a paragonare le condizioni del suo Paese a quelle della Germania comunista. Che allarga il conflitto interno alla platea internazionale, dando mandato, a uno dei suoi factotum, nell’occasione il ministro degli Esteri, di studiare il ricorso alla Corte europea dei diritti umani. Povero Cavaliere che si sente nemico in casa propria e invoca l’intervento di autorità internazionali… Non sarà che l’Italia si è trasformata in una nuova Guantanamo che perseguita un generoso uomo di governo e le gentili fanciulline sue amiche, in violazione di diritti e legalità?

Ogni gesto del premier è pericoloso. Dimostra una totale mancanza di  responsabilità. Terrorizzato dall’idea di dover affrontare un processo infamante per i riti del bunga bunga, tenta l’azzardo del sovversivismo istituzionale e non c’è forzatura dinanzi alla quale mostri esitazione. Si muove, il governo, tra le macerie. Esercitando un potere irresponsabile che, come scrive Carlo Galli, “afferma la propria superiorità carismatica e populistica contro l’ordinamento, contro le leggi”. È umiliante che nessun ministro abbia sentito il dovere di distinguersi. Abbiamo le timide distanze di Tremonti, tutti gli altri con l’elmetto all’offensiva. Il guardasigilli Angelino Alfano partecipa attivamente alle attività di difesa di un cittadino indagato, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini,  dimostra ogni giorno l’irrilevanza della Farnesina, a meno che non ci sia da acquisire le carte sulla casa di Montecarlo, contro Fini,  o di rivolgersi alla Corte di Strasburgo per la privacy violata del Cavaliere. Del resto, bisogna essere pronti a tutto, mettersi sotto i piedi la propria dignità se si vuole fare fortuna alla corte di Arcore.

Appare incomprensibile all’opinione pubblica internazionale questa “farsa distruttiva e avvilente”. Ma Berlusconi ancora resiste. Anzi, è passato all’offensiva. Prepara gli strumenti per bloccare il processo. E, oltre che alla magistratura, vuole mettere il bavaglio alla stampa e ai pochi programmi televisivi che non gli fanno da sgabello e, dunque, sono “sediziosi”. Il Parlamento? La sua maggioranza è esigua, ma il Cavaliere la controlla e la corrompe. La Lega , in questa fase, sembra disposta a sostenere ogni sua inziativa. Salvo imprevisti, non ci saranno defezioni fino all’orizzonte temporale che Bossi ha fissato: il 21 maggio, data entro la quale debbono essere approvati tutti i decreti attuativi del federalismo. Ma sono cento giorni. Un’eternità, allo stato delle cose. Che ci spinge sempre più giù, minacciando il nostro futuro. Mentre solo le elezioni anticipate appaiono, a questo punto, la strada da intraprendere se si vuole restituire autonomia alla politica e anche  sicurezza al Paese.

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