Difendere i diritti è obbligatorio, anche se in momenti di difficoltà economiche e finanziarie. La vertenza FIAT/Mirafiori, che con il referendum del 13 e 14 gennaio si appresta a una svolta, è una questione che ci riguarda tutti. Al di là delle questioni specifiche circa la legittimità di singole clausole (leggi il testo integrale, da LaVoce.info), la questione principale è la rottura unilaterale del quadro della contrattazione collettiva nazionale. La contrattazione aziendale riporta la condizione dei lavoratori all’Ottocento e dovrebbe essere comunque discussa e non imposta unilateralmente, con la consapevolezza ch’essa pone un problema che riguarda tutto il Paese e non solo le parti direttamente in causa. Libertà e Giustizia ritiene che non sia rinviabile oltre un’approfondita valutazione della conformità di questa vertenza allo spirito dell’articolo 39 della Costituzione che, anche se inattuato in alcune parti, tuttavia indica chiaramente nella dimensione nazionale la sede giusta del confronto tra lavoratori e azienda.
LeG denuncia inoltre l’irresponsabile assenza del Governo che da molti mesi come interlocutore istituzionale latita, salvo schierarsi, per iniziativa di alcuni ministri, esplicitamente da una parte sola. Un comportamento non solo politicamente deplorevole, ma nefasto per il Paese, perché nessuna parte, soprattutto quella più debole, deve essere lasciata sola in una vicenda che riguarda l’intera società. L’accordo sui costi del lavoro siglato nel ’93 su forte impulso di Carlo Azeglio Ciampi ne è la riprova: una carta costituzionale delle relazioni industriali, senza la quale ci sarebbe stato solo conflitto senza regole.
LeG testimonia la sua solidarietà a tutti i lavoratori in condizioni di difficoltà e plaude all’invito del presidente Napolitano per la ripresa del confronto, in un comune spirito costruttivo, che metta da parte la pericolosa e brutale imposizione di condizioni che sembrano quasi dettate allo scopo di ottenere solo un rifiuto e dunque una definitiva chiusura delle trattative. È lecita la domanda: a chi e per quale fine è davvero utile questa chiusura?
La vertenza FIAT/Mirafiori ci ricorda quanto sia difficile nel mondo globalizzato difendere le conquiste sociali se le battaglie si conducono isolatamente nei diversi Paesi. L’Europa dovrebbe diventare un riferimento forte anche per la politica sindacale, oltre che per i governi; ma da ciò si è, per l’irresponsabilità di molti, molto lontani.
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Esprimo tutta la mia solidarietà ai lavoratori e mi associo alla colpevole assenza del governo.
esprimo tutta la mia solidarietà ai lavoratori e mi associo alla denuncia della colpevole assenza del governo
Ancora una volta è mortificante l’assenteismo del governo che si inchina solo ad una “costituzione in pectore”. D’altra parte, se uno non ha dignità ed onore mica se li può dare.
Tutta la mia solidarietà sia ai lavoratori che voteranno no al referendum su mirafiori sia a quelli che saranno costretti, dalle loro debolezze e dal ricatto scientemente perpetrato dal manager canadese, a votare si, contro la loro coscienza
Questo è il nuovo mondo costruito da marchionne e dall’attuale managment fiat, che riporterà l’italia non agli anni cinquanta ma al medioevo dei vassalli, valvassori e valvassini.
Con buona pace dei bonanni degli angeletti e dei sindacalisti gialli della fismic, ormai diventati cinghia di trasmissione del padronato fiat, il nostro paese potrà finalmente essere accostato a quei c.d. paesi in espansione economica, ma solo per la deminutio dei diritti sindacali e dei diritti contrattuali dei lavoratori.
Il governo assente, perchè esiste anche un governo in italia? facciamo ridere tutto il mondo per avere consentito che un clown da circo governasse senza pudore alcuno (la chiesa è silente a tal riguardo) 60 milioni di cittadini, che inebetiti da dosi massicce di etere televisivo, invece di infilzare con i forconi le indegne vergogne del milirdario ridens, credono ancora che responsabile dell’attuale sfascio sia prodi e la sinistra. Complimenti ed auguri agli italiani che continuano a votare il caimano che metterà tutto il suo impegno per trasformare il quirinale (dio non volesse che gli italiani lo incoronassero anche capo dello stato) nel tripudio e nella gioia acquiscente degli zombie italioti, nella peggiore suburra messaliniana.
Non sorprende l’atteggiamento del governo: l’autoritarismo e l’arroganza di Berlusconi e quello di Marchionne sembrano due facce della stessa medaglia. di un’Italia dove ormai l’unico criterio dei rapporti politici e sociali sembra essere la legge del più forte e il disprezzo delle regole democratiche. Solidarietà ai lavoratori. C’è la possibilità di esprimerla concretamente aderendo all’appello proposto sul sito della rivista Micromega, che ha già raccolto oltre 50.000 firme e punta alle 100.000.
L’ultimo capoverso dell’articolo è quello che centra, a parer mio, la vera essenza del problema.
Possiamo parlare (e convenire) di questioni etiche, di giustizia di quanto sia “cattivo” Marchionne, delle miserie del governo ecc… ma, di fatto, non si approda a nulla se non all’invocazione di una buona coscienza, all’auspicio, allontanandosi dal perimetro della realtà che , per quanto sgradevole appaia, è l’interlocutore obbligato.
La globalizzazione c’è, il libero movimento dei capitali pure, possiamo noi, nel nostro paese, far qualcosa per smarcarci? Ovviamente no, pena una catastrofe sotto ogni punto di vista.
Solo facendo leva sulla forza tecnico-economica colletttiva dell’europa che ponga condizioni inderogaboli di garanzie sociali alle tendenze inevitabilmente cannibalesche della logica del massimo profitto nel minimo tempo potremmo coltivare una qualche speranza.
Da soli possiamo solo elevare alti lai o costruire teorie magnifiche ma destinate a restare al massimo nei libri ma fuori dalla storia.
Un puro sfogatoio di nobili sentimenti.
Sono grato alla Presidenza per questa chiara presa di posizione che nasce da una ostinata fedeltà alle regole. Per noi Costituzione e Statuto dei lavoratori ( aggiornato dal prezioso contributo dell’accordo del ’93 ) sono valori irrinunciabili prima ancora che testi legislativi fondamentali per la nostra democrazia. Per questo mi sono permesso di accostare, in uno scambio di mail all’interno del nostro circolo LeG di Napoli, Marchionne a Berlusconi quali picconatori, entrambi, di due istituzioni vitali per lo sviluppo democratico del nostro Paese: il sindacato ed i partiti politici. L’italia peggiore, per parafrasare il titolo del libro di Vendola, dovrebbe – nelle intenzioni di questa destra aziendalista ed illiberale – offrire più o meno questo ‘spettacolo’; una informazione alla Vespa & Minzolini, una magistratura sottomessa agli ‘eletti del popolo’, una scuola e un’università mortificate da logiche aziendalistiche e, dulcis in fundo, formazioni politiche ed organizzazioni sindacali sempre più lontane dai diritti e dalle aspirazioni dei cittadini e/o lavoratori e ridotte a ‘ botteghe’ del consenso, specializzate in rivendicazioni di tipo rigorosamente corporativo. Quelle che , non vivendo di confronto e dibattito delle idee e, soprattutto, non avendo respiro sociale e collettivo ( fine di una politica non ridotta a merce, come scrive Aldo Schiavone ) non faranno mai paura al potere.
Giovanni De Stefanis, LeG Napoli
All’amico Maselli, che immagino molto più giovane dei miei 63 anni, l’invito ad essere meno pessimista circa la possibilità di contrastare con successo gli effetti nefasti ( per la democrazia ) di questo liberismo sempre più selvaggio e fonte di sempre maggiori diseguaglianze.
Senza scomodare passaggi ‘ decisivi ‘ della nostra storia, come la lotta di liberazione che consentì – pur nella diversità di idee e posizioni politiche – i successivi lavori di preparazione e di stesura di questo autentico capolavoro che è la nostra Carta Costituzionale , mi permetto di ricordare a noi tutti – inclini a facili scoramenti – che la realtà può essere modificata. Se, poi, lo spettacolo che essa ci offre è quello odierno di una violazione sistematica delle regole e di un quotidiano attacco a valori come la ‘ libertà’ e la ‘ giustizia’, l’impegno per modificare questa odiosa realtà, fonte di tanta infelicità per la stragrande maggioranza degli esseri umani, si impone addirittura. Per esigenze etiche, culturali, sociali, politiche. E chi vive, quotidianamente, questo tipo di impegno civico, di vera e propria resistenza, non può permettersi il ‘ lusso ‘, caro Maselli, di rassegnarsi prima ancora di aver lottato. Nessun lamento, quindi, nessun ‘buen retiro ‘ in comode biblioteche, nessuna emarginazione dalla storia. Schierarsi dalla parte degli ultimi della terra e lottare contro le ingiustizie , dando così un ‘collettivo ‘ senso alla propria vita, è ancora possibile. Basta volerlo.
Giovanni De Stefanis
Sono diversi ordini di problemi amico De Stefanis:
uno è l’impegno per le cause che riteniamo giuste, naturalmente secondo metro personale, e che è un dovere etico nella vita pubblica e privata, indipendentemente dagli esiti.
Il secondo è il “noi Italia” e che non può prescindere dal contesto globale e deve tener conto del fattibile.
Fattibile che ritengo che non sia un gran che in quanto proporzionato al nostro peso nel sistema mondo. Per questo che rimarcavo che da soli abbiamo non solo le mani legate ma quasi quasi neppure le mani invocando un fronte comune europeo per far massa critica, sottoscrivendo quanto scritto dalla Presidente.
Cosa ben diversa dall’invito al disimpegno ma a prender consapevolezza delle complessità e degli spazi di manovra volando all’altezza giusta.
Terzo: ti fa difetto l’immaginazione, quando nascevi ero alle elementari.
Chi ha sale in zucca,vista normale dalla propria finestra sulla realtà vera delle condizioni in cui è ridotto il pianeta su cui abbiamo vissuto finora e siamo destinati viverci ancora,non può che essere d’accordo con la Presidenza di LeG.
Al dispregio dei diritti della persona umana,riconfermati a gran voce negli ultimi settant’anni in tutte le sedi civili ed i consessi retti da uomini (e donne) di buon senso,occorre aggiungere perciò l’irresponsabile,autodistruttiva crescita con induzione al consumo usa e getta finalizzati all’illusorio o miope accumulo di ricchezza per pochi con esiti disastrosi per l’intera umanità,insiti nel ricatto che la famiglia Agnelli ha posto in essere nel proprio Paese,con l’acquiescenza di una classe di avventurieri politicanti.