Giustizia: Fini non può pagare altri prezzi

21 Ott 2010

Dopo l’ammorbidimento dei finiani con l’approvazione, in Commissione, del lodo Alfano retroattivo e dopo il voto pro-Lunardi, Berlusconi rincara la dose e torna a parlare della legge contro le intercettazioni. Per il presidente della Camera sarebbe un ulteriore e innaccettabile prezzo da pagare

Torna sulla scena il Cavaliere. E il grande ricatto si manifesta. Da appena un giorno, c’è stato, in Commissione, al Senato, il primo voto sul lodo Alfano, la norma che deve assicurare “serenità” a chi ha avuto l’“unzione” da parte del popolo sovrano, e lui riparte al galoppo con la giustizia: sulla riforma c’è un “accordo preventivo”, tra una settimana si può andare dinanzi al Consiglio dei ministri. Un annuncio fatto nella sede meno attesa, mentre il governo si riuniva con le parti sociali per avviare il discorso su “un nuovo fisco”. Ma così vanno le cose. L’economia, malgrado la grave crisi in atto, viene dopo. Ossessionato dalla difesa di se stesso, Berlusconi è incapace di selezionare le priorità del paese. Al primo punto viene sempre la giustizia. Da riformare. Ma non per tutti. Da riformare per lui. Per mettere al riparo i suoi interessi, il suo preziosissimo “patrimonio”. Cosa prevede “l’accordo preventivo”, proclamato dal premier, non ci è stato detto. Ma vale quanto abbiamo fin qui appreso su disarmo della Carta costituzionale, leggi, tribunali, magistratura. Comunque un accenno per far capire che non intende ammorbidire le sue posizioni, Berlusconi lo ha fatto. Quando ha rispolverato un suo antico cavallo di battaglia, le intercettazioni telefoniche. La legge bavaglio alla quale, evidentemente, non ha mai rinunciato.

L’annuncio del premier ha sorpreso anche qualcuno dei suoi. Quanti, ottenuto l’arretramento di Fini sul lodo Alfano, pensavano che fosse meglio procedere con i piedi di piombo. L’emendamento con il quale si stabilisce che possono essere sospesi i processi “anche relativi a fatti anteriori all’assunzione della carica”, votato con Pdl e Lega dai senatori di Futuro e Libertà, offre, infatti, al Cavaliere il salvacondotto per sottrarsi ai processi aperti a Milano. Ma l’iter è ancora molto lungo. Trattandosi di una legge costituzionale, ci vogliono due letture parlamentari, e poi si dovrà tenere un referendum confermativo. Imporre forzature a Fini, che già deve sopportare le proteste di una parte della base nonché l’assalto sul web di quanti l’accusano d’aver tradito l’impegno per la legalità, non viene considerata una scelta accorta. Ma Berlusconi non fa questi ragionamenti. Scommette sulla possibilità di far approvare la legge al Senato in tempi brevi. In ogni caso, per metà dicembre, prima che la Corte costituzionale si pronunci sul “legittimo impedimento”. Con il “lodo” approvato, sia pure a metà, perché manca l’altro ramo del Parlamento, la Consulta, si pensa a Palazzo Chigi, potrebbe rinviare la decisione sul “legittimo impedimento”. In questo modo, il Cavaliere lo scudo l’avrebbe comunque. Irrinunciabile come l’aria che respira. E, rinfrancato, porrebbe mano alle sue improvvide riforme.

 Sul piano delle suggestioni politiche, l’ottimismo può convenire al premier. Ma sul piano dei fatti le cose stanno diversamente. La partita in Parlamento è assai più complicata. Fini ha bisogno di tempo per consolidarsi e dunque guarda con favore a un clima più disteso. Ma un accordo sulla riforma della giustizia, nei termini che interessano al Cavaliere, non sembra realistico. Il presidente della Camera sostiene che è meglio offrire al premier uno scudo ad personam anziché scassare il sistema giudiziario con le alternative proposte dagli avvocati di Berlusconi, prima fra tutte la riduzione perentoria dei termini dei procedimenti (il cosiddetto processo breve). Tuttavia, non può mettersi sulla strada di altri cedimenti. Sta già pagando un prezzo pesante per aver accettato il primo ricatto berlusconiano. Quanto all’opposizione, il Pd ha scontato ritardi ed esitazioni, ha pagato l’apertura di credito frettolosamente concessa ai finiani nella fase più aspra dello scontro dentro il centrodestra. Ma oggi ha il modo di rimettere in fila il centrosinistra, di ricompattare il suo elettorato su un tema forte e unificante, che riguarda le ragioni della nostra democrazia. Certo, Berlusconi ostenta sicurezza. Però, le sue dichiarazioni non gli assicurano il risultato sperato. Possono gonfiare le riprese di tg compiacenti. Ma non ingannano la politica.

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