Il documento di Veltroni? Parliamone. Senza scandalo e senza timori. Dunque: l’analisi del baratro in cui è precipitata l’Italia è sottoscrivibile da chiunque non sia innamorato di Berlusconi. La parte propositiva, peraltro assai sommaria, è ovviamente discutibile, ma sicuramente non è sconvolgente. Il problema è un altro. Anzi, sono due.
Il primo: la lotta fratricida nel Pd è talmente avvelenata che ogni azione viene guardata attraverso la lente del sospetto. Davvero Veltroni non voleva sabotare Bersani? Allora avrebbe dovuto evitare di illustrare il suo documento con la chiosa del “papa straniero” che dovrebbe guidare il partito alla riconquista di Palazzo Chigi. Se l’ha fatto, vuol dire che il retropensiero c’è, e questo azzera tutte le asserite buone intenzioni e produce inevitabilmente le conseguenze del caso, dalla rispostaccia di Bersani al grido d’allarme di Marini.
Il secondo problema è più complesso. La strategia veltroniana potrebbe essere accolta con interesse se il contesto in cui si colloca fosse quello di una normale dialettica politica. Ma così non è. Le difficoltà in cui si dibatte la destra impongono all’opposizione la necessità di elaborare subito una risposta non strategica, ma tattica. Qualcosa che possa essere messo in pratica adesso, per gettare le basi della strategia futura. Per parlar chiaro: bisogna cogliere l’occasione di cambiare la legge elettorale. Altrimenti, con il Porcellum, c’è la certezza che Berlusconi vincerà di nuovo. Magari solo alla Camera, ma questo gli consentirebbe di restare in campo perché nulla potrebbe essere fatto senza di lui. Quello che tutte le opposizioni, Pd compreso, hanno il dovere di fare è perciò elaborare una nuova legge elettorale che raccolga il maggior consenso possibile, vararla (anche con un nuovo governo a presidenza Casini, o Pisanu, o Montezemolo, o chiunque altro vi venga in mente) e andare alle urne. A questo punto sconfiggere Berlusconi sarà possibile e si aprirà, si spera, una storia diversa.
Quel che si chiede a tutte le opposizioni, e anche a Fini, è uno sforzo di generosità reciproca: quello di costruire un quadro politico in cui si confrontino una forza di centro destra depurata dal berlusconismo, e composta magari dallo stesso Fini più Casini e Rutelli, e una forza di centro sinistra che sarà quella che il Pd riuscirà a creare. E’ a questo che deve servire una nuova legge elettorale.
Dopo si potrà discutere di che cosa deve essere un centro sinistra moderno, del ruolo che in esso deve avere il Pd, del riformismo e dei suoi contenuti. Perché se a governare dovesse essere un centro destra deberlusconizzato non ci sarebbe più l’angoscia di assistere alla svuotamento della Costituzione, di vivere in una caricatura della democrazia, di sentirsi stranieri in patria.
E’ un sogno realizzabile, a patto di non sbagliare le mosse. Ed è sicuramente sbagliato lacerarsi sul nome di un candidato premier da mandare incontro ad una sconfitta certa. E’ questo che vuole Veltroni? Immaginiamo di no. E allora qual è il suo contributo alla soluzione del problema immediato che abbiamo davanti? Non il rilancio della proposta di una legge elettorale fondata solo sui collegi uninominali, perché su questa il Pd si trova in splendido isolamento. E neppure la rivendicazione puntigliosa del mitico 34 per cento ottenuto alle ultime elezioni, visto che a quel numero magico ha corrisposto la più oceanica vittoria della destra in termini di seggi.
Oggi Berlusconi è in guai seri, e non solo perchè si è sgretolata la sua maggioranza. La disillusione crescente del mondo industriale e finanziario, il disamore del mondo cattolico, la contrazione del suo elettorato sono tutti segnali di un profondo sommovimento in corso nella società italiana. Non perdiamo l’occasione. Non la perda la destra più avvertita, né il centro più consapevole. E non la perda il Pd, ostinandosi a saldare i conti del passato. L’Italia non glielo perdonerebbe.
L’IBRIDA ALLEANZA POLITICA (senza identità)
Quello che restava del vecchio PCI e della vecchia DC, un bel mattino, pensarono di unirsi per dar vita all’ibrido che oggi Bersani conduce sulla via del disfacimento.
Il “Pensator Cortese”, il dolente e dubbioso Mino Martinazzoli, quello che aveva dissolto l’ultima DC diluendola nel Partito Popolare Italiano, si era rifugiato in Luigi Sturzo (una botte di ferro), già storico fondatore del Partito Popolare (IIio, l’antica Troia, distrutta dagli Achei).
È il PPI che dovrebbe dominare la scena e l’ottimo Martinazzoli tenta diversi abboccati, tutti acidi e malamente stagionati. Si fa eleggere sindaco di Brescia in una coalizione, ed è l’Ulivo di Prodi (un ex DC prestato alla sinistra) che domina la degustazione alla mescita antiberlusconiana che smercia il distillato che dovrebbe ubriacare il popolo sovrano.
Molti sono i chiamati, pochi però gli eletti (sembra il Vangelo di Matteo), e l’ibrido nato dal Dc e PCI, l’Ulivo, ha vita grama. Il terreno sul quale è piantato non ha più risorse e l’ibrido stenta a morire.
Ancor peggio per il PD (“Fuimus Troes”), ultimo tentativo abortente dei gloriosi partiti dell’antifascismo.
Con la caduta del “Muro”, molte illusioni sono cadute, e cadono come le foglie: «SOLDATI – Bosco di Courton – luglio 1918 – »:
“Si sta come // d’autunno // sugli alberi // le foglie” (G. Ungaretti).
Non c’è più l’antifascismo d’antan, i fascisti si son convertiti alla democrazia e qualche capataz della disciolta compagine in disfacimento, guarda con occhi cupidi ai brandelli di partito che i diessini tentano d’incollare insieme.
Bersani propone, Veltroni dispone. Le vie del Signore sono infinite: chissà…
Celestino Ferraro
“Dopo si potrà discutere di che cosa deve essere un centro sinistra moderno, del ruolo che in esso deve avere il Pd, del riformismo e dei suoi contenuti”. “Dopo” andava bene prima. Prima che avessimo sbattuto il grugno contro le infinite – e mai chiarite – inadempienze del centrosinistra (illegittima legittimazione del caimano, mancata legge sul conflitto d’interessi, mancata cancellazione delle leggi vergogna, bla, bla, bla) ed i suoi innumerevoli osceni inciuci & volgari compromessi etici, prima che politici – e quindi assolutamente imperdonabili, perché le menzogne non si differenziano in nulla dalla verità tranne per il fatto di non esserlo.
E poi altre esortazioni a firmare cambiali in bianco e a formare squallide ammucchiate sono già state scritte, e di ben altro livello! La Exhortatio ad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam, per esempio. Vuoi mettere?
in questi giorni sto scorrendo i vari blog che ospitano la discussione sulla sortita di Veltroni e mi domando se l’interessato si sia preso cura di verificare, in tempo reale, le reazioni della rete anzichè limitarsi alla conta dei “suoi”. Scoprirebbe un diffuso fastidio vs il suo chiaro intento di riproporsi nonostante i giudizi negativi accumulati dopo le sue performance come 1°dir.dell’Unità;2° Segr.dei Ds;3°sindaco di Roma;4° segr. del PD(a seguito del killeraggio di Prodi) che ha portato il partito ai consensi attuali dopo aver perso tutto quello che c’era da perdere. Attualmente Bersani è, a pieno titolo, segretario del PD e per correttezza deve essere sostenuto e non messo in difficoltà e in questo momento poi! L’ipocrisia e la scarsa umiltà/consapevolezza del Veltroni circa i suoi manifesti limiti mi fanno capire come un difetto genetico della sinistra sia sempre quello di essere divisa e farsi male danneggiando così l’interesse di chi oggi cerca una strada per archiviare una brutta stagione del ns.paese. Per quanto riguarda, poi, la lotta alle mafie si tratta di una cosa impegnativa (vedi Falcone,Borsellino,Libero Grassi,Don Puglisi e tanti altri)e non una nuova maschera per chi cerca di riciclarsi, così si offende la memoria di quanti si sono messi in gioco con impegno. Lasci stare l’Africa, poi, lì hanno già troppi problemi.
Veltroni? Ha contribuito, con il suo “yes, we can” a frammentare la sinistra. No, i nomi da valutare sono ben altri.