Ma un patto conviene ancora

07 Set 2010

Le elezioni anticipate sarebbero una soluzione dannosa per il Paese. Basta dare un’occhiata al mercato degli strumenti finanziari che assicurano gli investitori contro il rischio connesso al debito italiano per rendersi conto di quanto l’Italia sia oggetto dell’interessata attenzione degli speculatori. Berlusconi si comporterebbe da statista se accettasse il patto che gli propone Fini e non ricorresse ad atti di forza e a elezioni anticipate. Il giorno di Ferragosto questo giornale pubblicò un mio articolo in cui auguravo, come economista e come cittadino di questo Paese, che la lunga notte delle vacanze portasse consiglio ai due grandi contendenti del centrodestra, Fini e Berlusconi: che entrambi si accordassero su una soluzione in cui nessuno perdesse la faccia, in modo da procedere — con un governo rinsaldato — verso la fine naturale di questa legislatura. Una qualsiasi soluzione diversa — e in particolare elezioni anticipate in autunno o nella prossima primavera — sarebbe dannosa per il Paese: basta un’occhiata al mercato dei Cds, gli strumenti che assicurano gli investitori contro il rischio connesso al debito italiano, per rendersi conto di quanto l’Italia sia oggetto dell’interessata attenzione degli speculatori. Con diversi accenti questa preoccupazione è comune a tutti gli economisti: Monti, Padoa Schioppa, Giavazzi, per limitarci a quelli che hanno scritto di recente su questo giornale. Ho ascoltato con grande interesse il lungo discorso di Fini a Mirabello e mi sembra che, nella sostanza, ci siano le condizioni per un patto che consenta di portare a termine la legislatura. Ovviamente Fini non perde la faccia: sta nel centrodestra, dove deve stare e dove il suo partito d’origine, Alleanza nazionale, ha fatto confluire i suoi voti fondendosi con Forza Italia nel Popolo della Libertà. Insoddisfatto dei risultati di questa fusione, Fini chiede di disfarla: anzi, constata che l’ha già disfatta Berlusconi, che il Pdl non esiste più. Non è la prima volta che ciò accade nelle fusioni tra partiti, e non è impossibile che succeda in futuro anche a sinistra. In ogni caso Fini promette il rispetto del programma che il centrodestra ha presentato agli elettori, purché sia interpretato alla luce delle esigenze politiche delle tre grandi forze confluite nella coalizione: Lega, Forza Italia e Alleanza nazionale, della cui storia, e nonostante le vistose defezioni, Fini si sente depositario. In particolare non si oppone al Federalismo, purché non intacchi l’unità nazionale. E non si oppone all’esigenza di Berlusconi di essere lasciato in pace dalla magistratura finché è presidente del Consiglio, purché la soluzione del problema non provochi una lesione intollerabile dello stato di diritto. Chiede in cambio che non si pongano ostacoli allo sviluppo di Futuro e Libertà, che per ora è solo un gruppo parlamentare, ma alle prossime elezioni si presenterà come partito. Ed è anche (o soprattutto) per questo che chiede una nuova legge elettorale, facendo autocritica delle sue posizioni passate a sostegno della legge Calderoli: quale sia la soluzione preferita Fini non l’ha detto e quanto ha detto non esclude né un sistema proporzionale né uno maggioritario, purché questo venga emendato dalla scandalosa esclusione degli elettori dalla scelta dei propri rappresentanti. Perderebbe la faccia, Berlusconi, se accettasse questo patto di legislatura? A me non sembra: è un politico troppo smaliziato per risentirsi dei toni sferzanti che Fini, nel discorso fondativo di un nuovo partito, ha usato per galvanizzare i militanti. Di fatto Fini indica una prospettiva per il centrodestra che è l’unica che possa tenere insieme questo pezzo dello schieramento politico in un futuro in cui Berlusconi non potrà più tenerlo insieme con il suo potere carismatico. In un futuro in cui anche Forza Italia dovrà presentarsi come un partito «normale». In un futuro in cui, se la legge elettorale prescelta fosse di natura proporzionale, anche Casini e l’Udc potrebbero tornare a essere parte di questo schieramento. In quel futuro forse saremo tutti morti. Nel presente Berlusconi si comporterebbe da statista, da politico che ha a cuore i problemi veri del Paese, se accettasse il patto che gli propone Fini e non ricorresse ad atti di forza e a elezioni anticipate.

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