Riforme, che ne dice il Pd?

06 Apr 2010

Marina Sereni, vicepresidente Pd“In attesa dell’incontro tra Berlusconi e Bossi, il ministro Maroni indica quelle che a suo avviso sono le priorità nell’agenda delle riforme, rivendicando per la Lega il ruolo di regista. Il Pd ha da sempre dichiarato la disponibilità ad affrontare in Parlamento le riforme istituzionali e costituzionali necessarie per rendere il nostro sistema più moderno ed efficiente, a cominciare dalla riduzione dei parlamentari e dalla creazione del Senato federale. Abbiamo posto e poniamo la condizione che non si tenti di stravolgere i principi fondamentali della Costituzione: la separazione dei poteri, l’autonomia della magistratura e l’equilibrio tra esecutivo e Parlamento. Suggerirei al ministro Maroni di includere tra le priorità alcune altre riforme, peraltro di sua competenza, come quelle dell’immigrazione e della cittadinanza. Se è intenzione del governo sottrarre alla propaganda temi complessi come il governo del fenomeno migratorio e l’integrazione e la convivenza civile tra culture e persone diverse è necessario che l’Italia si doti di nuove leggi in materia ed è dunque indispensabile che il governo e la maggioranza si rendano disponibili al confronto sulle proposte dell’opposizione”.
Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati Pd“Vertice ad Arcore? Ancora una volta il presidente del Consiglio sembra considerare il governo del Paese o la questione riforme come un suo affare privato! Il Partito Democratico non pone veti, ma le leggi si discutono e si cambiano in Parlamento e non tra una portata e l’altra in casa Berlusconi”.

Marco Meloni, pd, responsabile Riforma dello Stato “Più che a una proposta di riforma dello Stato, a giudicare dai primi passi sembra di assistere a una partita tutta interna alla maggioranza di centrodestra, con lo sguardo molto corto, rivolto principalmente al 2013: il nostro auspicio è che non perdano ulteriore tempo e si orientino rapidamente tra le innumerevoli ipotesi di riforma delle istituzioni e della legge elettorale sui quali discutono questi giorni sulla stampa. Il Pd ha una sua proposta, la bozza Violante, che è stata approvata anche dalla maggioranza in Parlamento. Facciano la loro, se hanno cambiato idea spieghino perché, e confrontiamoci in Parlamento. Il nostro punto di partenza: istituzioni snelle, sobrie ed efficienti; ridare centralità al Parlamento; riconsegnare agli elettori il diritto di scegliere i parlamentari, con una nuova legge elettorale che cancelli la Calderoli. Imperdonabile che si tengano ancora nel cassetto le riforme necessarie per far ripartire il Paese: fisco, mercato del lavoro e welfare, sistema dell’istruzione. Su questi punti continueremo a essere propositivi ma pungoleremo quotidianamente il Governo, perché altri tre anni di continui annunci e di sostanziale inazione sono un prezzo che l’Italia non può permettersi di pagare”.
Davide Zoggia responsabile Enti Locali del Pd“Dopo l’Opa sulle riforme lanciata dal ministro Maroni per conto della Lega, anche nel Pdl c’è chi comincia a rendersi conto di quanto sarà salato il conto che il carroccio presenterà al governo dopo l’esito del voto regionale, che ha visto un pesante arretramento del partito del presidente.

Lasciando da parte lo spettacolo pietoso di una maggioranza in cui il coordinatore del maggiore partito attacca la fondazione del presidente della Camera che attacca il partito del Nord, questa lotta intestina ha come principale effetto quello di paralizzare l’attività amministrativa e di governo, con esiti che possono rivelarsi disastrosi innanzitutto in quelle regioni produttive che di questo scontro stanno diventando il ring e che invece ora più che mai avrebbero bisogno di una accelerazione sul cammino della ripresa e dello sviluppo. Il Pd continuerà a portare avanti le sue proposte per le riforme, consapevoli che il Paese ha bisogno di una spinta verso la modernità. Quello che manca, allo stato, è la necessaria chiarezza all’interno dello schieramento alla guida del Paese”.
Giorgio Merlo, deputato del Pd“Le riforme devono essere condivise – e, quindi, senza arroganza da parte del centro destra – ma si devono fare. Non c’è alternativa credibile a questo impegno politico. Ora il Pd, al di là dei proclami, deve sciogliere un nodo di fondo: o si asseconda l’approccio distruttivo di chi, anche nell’opposizione, lavora per il tanto peggio tanto meglio, oppure si partecipa in modo costruttivo alla definizione di un buon assetto istituzionale, con il solo obiettivo di lavorare nell’interesse del Paese”.

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