Legittimo sospetto: legge vergogna salva-governo

03 Feb 2010

Tutti i dubbi sul mini-lodo // Impressionante arroganza del centrodestra: facendo strame non solo della Costituzione ma persino delle più elementari regole giuridiche, ha imposto alla Camera l’approvazione di una nuova legge-vergogna questa volta “ad personas”: non solo il presidente del Consiglio ma anche tutti i ministri godranno dell’inaudito privilegio di farsi scudo di un qualsiasi, pretestuoso “legittimo impedimento” per non presentarsi davanti ai giudici in qualsiasi procedimento penale che li coinvolga. E il Cavaliere ha qualche appuntamento con i tribunali. La camera approva con 316 voti favorevoli, 239 contrari e 40 astenuti (Udc e qualcuno del gruppo misto), su 595 votanti.
Non è andata sempre liscia per governo e maggioranza: in due casi il centrodestra (che di norma a potuto contare su un centinaio di voti di scarto a suo favore) ha rischiato grosso, cioè di essere sconfitto su un paio di emendamenti con cui si tentava di attenuare i tanti motivi di scandalo del provvedimento. Nell’un caso – votazione a scrutinio palese – si chiedeva l’abolizione della norma che assicura lo scudo non solo a Silvio Berlusconi ma anche a tutti i suoi ministri. L’emendamento, respinto con soli 30 voti di scarto, era stato presentato da Pd e Idv ma è stato votato anche dall’Udc. Risultato: 298 no, 268 sì. La maggioranza si è ancor più assottigliata su uno degli ultimi emendamenti in votazione, formulato dall’Udc, sostenuto dalle opposizioni di sinistra e per il quale era stato richiesto il voto segreto: con appena 14 voti di scarto (285 contro 271) la maggioranza ha respinto la proposta di consentire comunque al giudice, “in caso di rinvio” dovuto al ricorso all’impedimento, almeno di “provvedere all’assunzione delle prove urgenti”, come dire di consentirgli l’applicazione dell’istituto dell’incidente probatorio.

In questo secondo caso i cronisti hanno calcolato che una quindicina di deputati del centrodestra si sono schierati con le opposizioni.
Se i due voti (ed in particolare quello segreto) costituiscono un segnale del malessere serpeggiante in una maggioranza blindata anche con minacce giunte da Israele, essi rappresentano anche e soprattutto la cartina di tornasole del danno politico e istituzionale provocato dall’ondivago e ben spesso compiacente atteggiamento dell’Udc. Pur assistendo al progressivo peggioramento di un già indecente provvedimento-ponte (diciotto mesi di validità: in attesa di un lodo Alfano-bis, stavolta costituzionalizzato nel tentativo di impedire una nuova censura abrogativa da parte della Corte costituzionale), l’incoerente Pier Ferdinando Casini si è acconciato ad un voto finale di astensione con il pretesto che questa legge costituirebbe “il male minore per risolvere un’anomalia”. E’ stato giuoco facile replicargli (lo aveva fatto il capogruppo Pd Franceschini) che “l’anomalia è che non si stabiliscono norme per il futuro ma si impongono norme che, come molte altre in passato, servono a bloccare processi specifici già in corso e a proteggerne chi è coinvolto. Questa è l’anomalia che lei, onorevole Casini, finge di non capire”.
E vediamo allora a che cosa serve, a Berlusconi, questa legge. Serve a calpestare ancora una volta il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge: egli e i suoi ministri possono accampare un qualsiasi pretesto per non presentarsi davanti ai giudici come invece è giusto che facciano i comuni mortali.

Serve a spacciare per “impedimento” istituzionale qualsiasi cosa, persino un comizio o una riunione a Palazzo Grazioli: in extremis, alla norma che consente al Cavaliere – per non presentarsi alle udienze e garantirsi quindi “il sereno svolgimento” delle funzioni di governo – l’esercizio “delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni”, è stato infatti aggiunto un “nonché di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”. Serve (ciliegina su questa torta forse indigeribile per la Corte costituzionale se non per il Quirinale dove ancora sussistono dubbi sulla firma per la promulgazione della legge) all’autocertificazione vera e propria del presunto impedimento: un emendamento dell’opposizione di sinistra proponeva che fosse una “fonte terza” a certificare la sussistenza dei motivi di impedimento. L’emendamento è stato respinto: all’insegna del libero arbitrio, i casi di impedimento saranno certificati dalla…presidenza del Consiglio. E il giudice – per norma esplicita di questa legge che è stata trasmessa immediatamente al Senato per la sanzione definitiva – non ha alcun potere di contestazione delle motivazioni: “prende atto”, punto e basta. Era stato infatti respinto anche un emendamento con cui si affidava al giudice l’accertamento che l’impedimento addotto “configura l’assoluta impossibilità per l’imputato di partecipare all’udienza”.
Il provvedimento è stato trasmesso subito al Senato per la sanzione definitiva.

Sarà la ciliegina su questa indecorosa torta? Non è detto. Intanto spetta al presidente della Repubblica promulgare la legge, ma gli uffici del Quirinale non hanno sciolto, né scioglieranno sino al voto del Senato, alcuni dubbi: manifesta potrebbe ad esempio apparire la deroga al normale esercizio della funzione giurisdizionale. E comunque poi la torta potrebbe essere considerata indigeribile dalla Corte costituzionale una volta che un giudice ritenesse “non manifestamente infondata” l’obiezione di un pm o di un legale circa la legittimità di questo provvedimento.

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