Il fondo dell’abisso

15 Dic 2009

Se volesse, adesso Berlusconi potrebbe stravincere. L’aureola del martirio lo ha fatto uscire dall’angolo in cui il suo passato oscuro e lo scalciare frenetico di questi giorni contro chiunque osasse chiedergliene conto lo avevano cacciato. Adesso il gesto inconsulto di un ignoto squilibrato lo ha redento, ha reso intollerabili e stridenti le voci di chi si ostina ad attaccarlo con una durezza che appare fuori luogo, e ha zittito l’opposizione più seria e concreta. Davanti a quella faccia insanguinata la solidarietà è d’obbligo. Se volesse, adesso Berlusconi potrebbe disarmare gli avversari definitivamente. Come? Accogliendo lui per primo l’appello di Napolitano. Potrebbe rinunciare alla sua guerra totale atteggiandosi a statista. Potrebbe invitare tutti a sedersi attorno ad un tavolo per discutere davvero sulle riforme da fare, ed assumere la leadership di un processo di cambiamento epocale, della politica e delle istituzioni. Nessuno sarebbe in grado di rifiutare. Potrebbe, ma vorrà farlo? Di questo è lecito dubitare. Nei fotogrammi indimenticabili di quella sera a Milano si vede non solo un volto ferito, ma anche l’espressione stupefatta di chi non può credere di essere diventato bersaglio di violenza invece che oggetto di adorazione. E’ un lampo di verità: rivela il temperamento berlusconiano più dei suoi discorsi. Un temperamento che non ammette sconfitte e non gli consente di cominciare una partita se non è certo di esserne il vincitore. Per questo non è mai riuscito a condurre una trattativa e quando lo ha fatto, come nel caso della Bicamerale di D’Alema, ha rovesciato il tavolo appena ha capito che la conclusione non gli avrebbe garantito la vittoria.

Per questo invoca il dialogo, ma non lo pratica. Per questo chiede rispetto agli avversari, ma non li rispetta a sua volta.E’ difficile che quel corpo contundente che gli ha lacerato il viso possa avergli anche cambiato il carattere. Oggi Berlusconi ha tutte le carte in mano, ma è facile prevedere che non le giocherà. Sfruttare il momento per diventare realmente il capo degli italiani significherebbe rinunciare alle politiche più spudorate, come l’assalto indiscriminato alla magistratura e alla Costituzione, per passare a obiettivi di vero interesse generale. Ma questo lo esporrebbe a molti rischi, che sicuramente non vorrà correre.Basterà veder scolorire un poco quelle fotografie sanguinanti per tornare allo schema di sempre, quello del Pdl contro tutti. Con la variante non trascurabile di avere in campo un Cavaliere più forte di prima. Per non esserne travolte, le opposizioni dovranno far ricorso a tutta la loro sapienza politica. Di cui non sembrano essere provviste a sufficienza. Mentre la maggioranza ha già caricato i cannoni. Prepariamoci: non abbiamo ancora toccato il fondo dell’abisso.

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