Il Partito Democratico possibile

07 Lug 2009

Il testo che segue è la relazione per la costituzione del Circolo PD Giovane Europa (Scuola Normale e Scuola Sant’Anna). Lo ha scritto David Ragazzoni, il coordinatore, uno dei soci più attivi di LeG che lo ha letto il 3 luglio, a Pisa, davanti a una platea di giovani studenti motivati e impegnati. Lo riportiamo di seguito perché conosciamo David che nel suo già fitto curriculum ha anche la Scuola di formazione politica di LeG, di cui è stato allievo nel 2007.
Buon pomeriggio a tutti. Voglio ringraziare in via preliminare tutti coloro che ci hanno raggiunto questo pomeriggio: in particolare, il nostro sindaco Marco Filippeschi, il senatore Luciano Modica, il segretario nazionale dei Giovani Democratici Fausto Raciti, il segretario regionale dei GD della Toscana Patrizio Mecacci e i rappresentanti del coordinamento provinciale dei GD di Pisa. È con grandissima gioia che vedo qui con noi gli amici e i compagni che hanno seguito il Giovane Europa fin dai suoi primi passi, da quando era ancora soltanto un’idea, assieme ai molti che hanno voluto aggiungersi recentemente al nostro progetto di pensare e di costruire una giovane Europa democratica.
L’incontro di oggi rappresenta insieme una conclusione e un inizio. È la conclusione di un anno e mezzo di lavoro, riflessione e attività su temi imprescindibili per giovani appassionati alla politica. Rappresenta soprattutto l’inizio di un nuovo percorso, del quale la Costituzione di questo pomeriggio vuole essere l’avvio promettente.
Come la maggior parte dei presenti oggi ricorda, il Giovane Europa è nato in modo molto spontaneo da uno scambio di messaggi su Facebook tra me e l’amico Carlo Cantore nell’ottobre del 2008.

Mi trovavo negli Stati Uniti a Yale per un semestre di studio, in un periodo particolarmente denso come quello delle primarie all’interno del Partito Democratico americano. Entrambi ci trovammo d’accordo su una peculiarità in negativo della politica italiana: mentre nei paesi europei d’avanguardia e negli Stati Uniti la classe dirigente proviene in parte considerevole dalle migliori università e dai percorsi più brillanti, in Italia questo non avviene. Le potenzialità della maggior parte degli studenti più preparati e appassionati, che (come accade alla Normale e al Sant’Anna) vivono l’Europa costantemente attraverso le loro esperienze di studio all’estero, rimangono spesso inespresse. Mancano nel nostro paese i luoghi dove i partiti formino veramente la classe dirigente del futuro, dando voce ai progetti e alle competenze.Quando tornai dagli Stati Uniti, decidemmo di avviare, assieme ad alcuni compagni della Scuola Normale e della Scuola Sant’Anna, un percorso comune. La sera del 18 febbraio 2008 si tenne la primissima riunione del Circolo PD Giovane Europa. Non avevamo neppure ancora questo nome, ma tutti ci rispecchiavamo, a vari livelli e in modo diversamente problematico, nel grande progetto riformista del Partito Democratico. In un tempo in cui la politica tra i giovani spesso non suscita passione, condividevamo un idem sentire: la convinzione che la politica possa essere sul serio qualcosa di nobile, lo spazio ideale in cui idee e competenze diverse interagiscono, in cui le idee producono progetti, in cui i progetti producono proposte, e in cui le proposte incarnano e rappresentano un’idea precisa e innovativa di Italia.

Soprattutto ci accomunava e ci ha accomunati fino ad ora l’idea che i giovani abbiano il dovere morale di schierarsi, che essi debbano avere il coraggio delle proprie idee, che non possano fare a meno di confrontarsi, da una parte o dall’altra, con le passioni del presente. Crediamo, cioè, che i tempi e gli spazi della politica debbano essere il perimetro nel quale portare avanti a testa alta valori, progetti e competenze.
Il Circolo PD Giovane Europa è nato con questo intento, e con questo spirito ha intrapreso, nel corso di un anno e mezzo estremamente ricco, un percorso articolato di confronto politico, di elaborazione politico-culturale, con l’ambizione di portare un contributo sostanziale alla progettualità del Partito Democratico nella città di Pisa.Decidemmo di dedicare i nostri primissimi incontri a comprendere le fondamenta del Partito Democratico: iniziammo leggendo insieme e problematizzando lo Statuto, la Carta dei Valori e il Codice etico, convinti che il Partito Democratico appartenga sul serio a quanti ci hanno creduto e scommesso, e soprattutto ai moltissimi giovani che hanno iniziato a guardare alla politica per la prima volta con entusiasmo proprio in seguito alle primarie del 14 ottobre 2007.
Avvertimmo poi l’esigenza di approfondire alcuni temi centrali per l’identità e le proposte di policy di un partito che si chiama democratico e vuole essere preso sul serio quando si definisce tale. Per i primi mesi, una sera a settimana, ogni settimana, ci siamo seduti intorno a un tavolo e abbiamo cercato di capire quale fosse il pensiero di ciascuno di noi sulla laicità del e nel Partito Democratico, sulla forma partito che ognuno auspicava, su quale visione di Europa si desiderava trovare incarnata dal nuovo soggetto politico riformista.

Abbiamo pensato che fosse essenziale a quel punto portare i nostri dibattiti al di fuori delle due Scuole e recuperare i nostri coetanei alla passione per la politica. È con questo spirito che l’anno scorso, in occasione delle politiche del 13 e del 14 aprile 2008, preparammo un pieghevole che fosse al tempo stesso una sollecitazione al voto e un invito a dare fiducia al progetto del Partito Democratico. Lo abbiamo distribuito per le strade e in università, presso le facoltà, i dipartimenti, i collegi e le mense, cercando di dare ai nostri coetanei un’idea chiara e precisa della credibilità di un partito nato, come nessun altro partito prima, dal basso con elezioni primarie straordinariamente partecipate. Lo abbiamo pensato con una struttura molto semplice. In esso ci chiedevamo: “Perché votare PD?”, e mettevamo in evidenza dieci punti a nostro avviso fondamentali: “Perché è la grande novità del sistema politico italiano; per un’università e una ricerca che puntino in alto; per un lavoro flessibile ma non precario; per un’Europa più forte e più giusta; per un paese moderno e competitivo; per un partito che promuova l’onestà e la legalità; per un effettivo diritto alla casa; per una cultura che parli a tutti; per un ambientalismo responsabile; per uno Stato più efficiente e meno burocratico”. Dieci punti, dieci ragioni vere per le quali, allora come adesso, abbiamo creduto e crediamo che il Partito Democratico possa essere un’alternativa concreta e credibile all’Italia proposta dal centro-destra.A partire da quella prima ‘uscita’, abbiamo avviato una programmazione più sistematica dei temi sui quali dibattere in iniziative pubbliche.

Nella realizzazione di alcuni di questi incontri abbiamo voluto interagire in modo fecondo con analoghe esperienze riformiste presenti sul territorio pisano – penso ad es. all’Associazione Idem Idee Democratiche – che condividono con noi l’impostazione critica di lavoro, per portare un contributo sincero ai dibattiti in corso nella Sinistra italiana ed europea.Richiamo soltanto alcune di queste iniziative:
1) l’incontro con Paolo Fontanelli, Ignazio Marino e Vittoria Franco sul tema La politica e la coscienza. Libertà di cura: dalla fecondazione assistita al testamento biologico (23 aprile 2008, S. Croce in Fossabanda);2) presentazione del libro Meritocrazia di Roger Abravanel, con la partecipazione dei direttori delle due Scuole Superiori di Pisa, di Simone Baldelli (deputato PDL) e Gianni Cuperlo (deputato PD): dibattito a più voci sui temi del merito e dell’uguaglianza di opportunità nel sistema universitario italiano (1 dicembre 2008, Scuola Sant’Anna);3) question time su Crisi finanziaria, economia reale e mercati con Marcello De Cecco (11 febbraio 2009);4) dibattito con Sabino Cassese dal titolo Questioni di democrazia: cosa insegna la vicenda di Eluana Englaro intorno al dialogo tra i poteri? (17 marzo 2009), per approfondire i temi delicatissimi del fine-vita, di come debba essere pensata la dignità dell’individuo, su fino a che punto la politica possa e debba spingersi nella regolamentazione giuridica del diritto di ognuno a disporre della propria vita e della propria morte;5) la giornata di studi su Federalismo fiscale: tra proposte del governo e alternative di riforma (14 maggio 2009, Scuola Superiore Sant’Anna), in collaborazione con la Fondazione di cultura politica Italiani Europei: iniziativa caratterizzata da un tempismo perfetto, dato che ci si proponeva in quella sede di riflettere intorno alla legge delega sul federalismo fiscale, approvata in Senato il 29 aprile 2009.
Come potete vedere dal riepilogo del lavoro svolto fino ad ora, abbiamo di volta in volta voluto evidenziare i temi più controversi del dibattito politico in corso, temi con i quali non era possibile non confrontarsi, cercando sempre di dare al Partito Democratico cittadino stimoli e materiali per un’elaborazione culturale e politica di alto livello.Prossimo obiettivo che ci siamo dati come giovani democratici e convinti europeisti è la stesura di un manifesto del Circolo PD Giovane Europa: non un documento che fissi su carta proposte di policy legate alla contingenza, ma una carta che individui quattro temi forti, strutturali, intorno al quale sviluppare il nostro impegno nel percorso che oggi, con questa Costituzione, ha formalmente inizio.

Quattro temi forti sui quali il ‘PD possibile’ che abbiamo in mente deve elaborare una sintesi comune, una proposta chiara e condivisa: deficit democratico; questione meridionale/questione europea; Stato e mercato; libertà di accesso ai saperi. Quattro temi che intendiamo declinare secondo una prospettiva europeista, convinti che non sia più possibile, né lo sia mai stato, prescindere dal prisma europeo soltanto all’interno del quale il progetto del Partito Democratico può riempirsi di contenuti.La sfida del Congresso di ottobre può essere davvero l’occasione giusta per riempire il Partito Democratico di progetti, di contenuti, di idee. Non deve essere, come ci siamo detti più volte nei nostri incontri, un’occasione mancata: deve essere il segno che il PD è un partito democratico per davvero, che i suoi stessi padri fondatori e coloro che a vario titolo hanno dato il loro contributo per la sua nascita e il suo cammino fino ad ora credono veramente – e sottolineo veramente – nel soggetto politico che hanno consegnato agli italiani. Non bisogna arenarci nello sterile scontro generazionale, invocando una nozione di giovane che è vuota, questa sì, di contenuto. Cosa vuol dire essere giovani per il Partito Democratico ed essere giovani nel Partito Democratico? Come è stato dimostrato dai risultati elettorali ai vari livelli in questi due anni circa di battaglie del PD, è necessario un rinnovamento delle categorie con le quali si legge la politica e la società italiana.

Destra e sinistra non definiscono più, come già insegnava Bobbio, un universo onnicomprensivo, né lo definiscono le categorie di vecchio e giovane: la rivendicazione del ‘nuovo ad ogni costo’ rischia di diventare nuovamente il facile slogan di una politica ‘contro’ e non di una politica ‘per’ come quella per la quale il Partito Democratico è nato.
Scriveva qualcuno nell’Ottocento che i popoli democratici hanno la caratteristica peculiare di saper guardare più in là e più in alto degli altri, di non fermarsi alla contingenza, di saper pensare il futuro. Io credo che il PD, e i giovani del PD, debbano dimostrare ogni giorno di avere la capacità di sognare l’Italia del domani. L’Italia del domani la si costruisce con le persone, essenziali in qualsiasi progetto politico che pretenda di essere credibile – persone responsabili e responsive, che abbiano scolpita nella mente un’idea fortissima di accountability e una concezione di politica intesa come contributo al nostro paese – e la si costruisce con le idee, con le battaglie su contenuti precisi. È la sfida più bella e più appassionante che la politica possa dare ai giovani di oggi, giovani per davvero: la sfida di trasformare ogni giorno le proprie idee e la propria visione di Italia in mattoncini concreti. Io credo che su tre temi soprattutto il Partito Democratico, a partire da ottobre, abbia il dovere di elaborare contenuti forti, per poter essere percepito dagli elettori come un’alternativa reale e credibile alle forze di centro-destra: ampliare e riunificare il mondo del lavoro; promuovere una buona immigrazione; iniettare nel mondo della scuola e dell’università la triade di autonomia, merito e responsabilità.
Come farlo? Poche considerazioni che elaboro a partire dalle proposte pre-congressuali delle ultime settimane e che presento innanzitutto come stimolo per il nostro dibattito di questo pomeriggio.
a) il mondo del lavoro: è necessario che il PD superi una volta per tutte il dualismo tra lavoratori a tempo indeterminato delle medie e grandi imprese e lavoratori della piccolissime imprese con contratto a tempo determinato.

Il PD deve puntare alla creazione di un sistema universale di ammortizzatori sociali: deve ricordarsi che la ristrutturazione e l’ampliamento del mondo del lavoro sono il paradigma delle varie battaglie riformiste. È opportuno incrementare significativamente il tasso di occupazione femminile e consegnare alla nuova generazione di lavoratori una legislazione del lavoro semplice, che permetta di superare la divisione netta tra soggetti protetti e soggetti non protetti;
b) per una buona immigrazione: l’Italia, per quanto qualcuno possaavere opinione diversa, è e sarà sempre di più una società multietnica. Ma il centro-sinistra finora non ha saputo contrastare l’immagine d’Italia che il centro-destra ha inculcato nelle teste degli elettori: la geografia di un’Italia fondata sulla paura, parente povero del terrore, e sulla necessità della forza come unica risposta di cui abusare contro minoranze disgregate. Il riformismo ha disertato in modo imbarazzante il dibattito su questo tema cruciale, e ha colpevolmente lasciato il campo alle posizioni radicali – così almeno siamo stati percepiti dagli elettori delle europee e non solo. Io credo che la posizione del PD su tali questioni, soprattutto dopo la conversione in legge del ddl sicurezza ieri in Senato e il conseguente inasprimento del 41bis, debba recuperare la consapevolezza dei seguenti punti chiave:- l’Italia ha inevitabilmente bisogno, per ragioni economico-sociali, di un elevato flusso di lavoratori immigrati, che raggiungano il nostro paese legalmente, siano aiutati ad integrarsi, rispettino la nostra Costituzione e siano messi nelle condizioni di far valere i propri diritti;- politiche efficaci di contrasto all’immigrazione clandestina sono assolutamente compatibili con politiche di promozione e apertura alla immigrazione legale: sono le due facce della stessa medaglia, e il PD ha la responsabilità di non averne mostrato la correlazione: lotta all’immigrazione clandestina non significa lotta all’immigrazione tout-court, come la maggior parte degli elettori di centro-destra crede;- è importante realizzare centri di assistenza italiani nei paesi di origine, oltre che sistemi di coordinamento tra strutture di pari livello (ospedali, associazioni, scuole) tra Italia e paesi che generano immigrazione, per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro legale;
c) infine, un’idea di istruzione e di ricerca fondata su autonomia, merito e responsabilità: una scuola pubblica che reinserisse ciascuno, al termine del corso di studi, nelle rispettive posizioni di ingresso sarebbe una scuola fallita.

Il Partito Democratico deve, in questo caso, elaborare risposte sostanziali, credibili, innovative per davvero. Concordo con quanto è stato detto in questi giorni nei dibattiti nazionali: il Partito Democratico deve saper rendere concreta l’idea di uguaglianza. Deve intervenire in modo innovativo sui problemi mortali della disuguaglianza di opportunità, dell’immobilismo sociale onnipervasivo, della sfiducia ineliminabile nella parola ‘merito’. Cosa significa merito per il Partito Democratico? È la stessa domanda che solleviamo quando ci chiediamo cosa significhi essere giovani per e nel Partito Democratico. Il merito che vogliamo deve fondarsi sull’uguaglianza dei punti di partenza, sull’azzeramento delle disuguaglianze economico-sociali che impediscono ancora a troppi di esprimere il proprio potenziale, sull’internazionalizzazione delle competenze attraverso un sistema di borse di studio, su procedure di concorso trasparenti, su sistemi di valutazione oggettivi, sull’incentivazione della mobilità sociale a livello nazionale, internazionale e di genere e sulla riduzione progressiva e costante della disuguaglianza intere intra-generazionale. (Penso ad es. al progetto di Universal Erasmus, che punta ad aumentare la mobilità dei giovani garantita dai programmi comunitari esistenti: deve farci interrogare seriamente il fatto che dei 90 milioni di giovani compresi tra i 16 e i 29 anni di età nei 27 Stati membri, solo 300.000 partecipano ogni anno ai programmi di scambio promossi dall’Unione Europea!).Il Partito Democratico deve recuperare la credibilità su questi temi, sia nei progetti che propone, sia nelle persone che si fanno promotrici di un simile rinnovamento.

Oltre alla leadership, infatti, che nella politica contemporanea è certamente un elemento decisivo, c’è il partito dei e nei territori: c’è la presenza fisica del partito là dove le persone vivono.Il Circolo PD Giovane Europa vuole essere, in questo senso, uno dei luoghi dove i giovani studenti, dottorandi e ricercatori che studiano e vivono a Pisa per un periodo di cinque od otto anni in media mettono in campo le proprie competenze e le proprie esperienze per rilanciare una riflessione e una progettualità politica che guardi oltre miopi divisioni. Le tradizionali cesure che ancora sopravvivono, con grande amarezza lo dico, nel Partito Democratico non appartengono a una generazione come la nostra che si è formata politicamente dopo l’89. Molti di noi, inoltre, hanno iniziato la propria militanza politica proprio in seguito al progetto del Partito Democratico, e non hanno nel sangue, né vogliono averla, la fissa dualistica che ancora continua a permeare l’azione politica del PD, nel quale, ben prima di condividere i programmi, si domanda a quale delle due ex aree di partenza si appartiene. Come studenti e come giovani cittadini democratici ed europeisti, ci proponiamo di restituire al Partito Democratico due cose: slancio ideale ed elaborazione di programmi, che secondo noi sonodue elementi imprescindibili per qualsiasi partito che sia vivo, che abbia una vocazione maggioritaria e che si proponga, nel tempo, di formare una nuova classe dirigente.Io credo, noi crediamo che la cultura politica di un partito non sia racchiusa soltanto in un manifesto, ma sia un’elaborazione quotidiana, che deriva da un’interazione complessa tra esperienza, azione, idee condivise con gli elettori, formazione di una classe dirigente, insediamenti sociali, memoria storica e politica.

E includo, tra gli elementi basilari di una cultura politica viva, la capacità di leggere realmente la società, di coglierne le trasformazioni e le dinamiche, di saper parlare alla testa della gente, e non soltanto alla loro pancia, come oggi troppe volte una nozione semplicistica e degenere di politica pretende di fare.
Il Circolo PD Giovane Europa ha cominciato le proprie attività in un momento in cui ancora il progetto di formazione di una giovanile del Partito Democratico era un obiettivo lontano. Le primarie del 21 novembre hanno dato voce ai giovani democratici presenti nei territori, ed è anche sulla scia di questi cambiamenti del panorama politico interno al PD che oggi il Circolo PD Giovane Europa si costituisce come circolo nell’ambito della giovanile. Vogliamo infatti avviare un percorso comune con la giovanile del partito pisano, convinti che sia essenziale per un Partito Democratico non disperdere nei territori le potenzialità dei giovani, degli studenti, di coloro che hanno creduto e credono sinceramente nell’alternativa del PD e che desiderano contribuire, ciascuno a suo modo, a renderlo un partito migliore di quel che è oggi.
Questo anno e mezzo di iniziative che abbiamo fatto insieme ci ha insegnato molto, ha rafforzato l’idea che io e molti di quanti sono presenti qui avevamo, che esiste davvero un’Italia che non vive nello status quo, che non si accontenta di ereditare dalla generazione precedente il paese così com’è ma ha l’ambizione e il coraggio di pensare un’Italia diversa.

I ragazzi e le ragazze che ho avuto modo di conoscere in questo anno e mezzo pensano un’Italia diversa tutti i giorni, e lo fanno investendo nella propria formazione, prendendo sul serio il compito che un giorno saranno chiamati a svolgere nel proprio campo. Credono che i giovani cittadini italiani abbiano il dovere di restituire all’Italia i privilegi ricevuti e quelli conquistati sul campo, e non accettano di essere costretti, un domani, a guardare alla loro Italia da un’università, un’azienda o un qualsiasi luogo di lavoro all’estero. La formazione e le opportunità di lavoro all’estero sono grandissime occasioni laddove costituiscono una scelta, non l’unica scelta possibile.
I confronti con i quali questo Circolo ha iniziato il proprio percorso avevano, tra i tanti dati positivi, questo di assolutamente unico: emergeva ed emerge ancora dai nostri dibattiti una visione complessiva del nostro paese, con ragazzi provenienti da tutte le parti d’Italia (dal Nord al profondo Sud), da contesti famigliari e sociali diversificati, con esperienze politiche e di studio differenti ma affini. Questa ricchezza è il contributo che noi vogliamo dare, a partire da oggi, al Partito Democratico della città e non solo: ci mettiamo al servizio della cittadinanza di Pisa, per contribuire a farne una città pienamente europea.
Grazie.

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