Se Stato e Chiesa decidono quando finisce la vita

20 Apr 2009

Né Stato, né Chiesa devono poter intervenire sul fine vita. La decisione di deconnettere i macchinari in grado di tenere artificialmente in vita ciascun essere umano deve essere relegata al rapporto medico-paziente. No dunque al testamento biologico, il cui rinnovo ogni 5 anni rischierebbe di trasformarsi in una routine priva di alcuna forma di riflessione. Questi per sommi capi, i risultati del confronto tenutosi martedì 14 aprile all’hotel Kraft di Firenze, fra l’ex capo della Procura fiorentina Ubaldo Nannucci e il direttore della divisione di medicina neonatale dell’Istituto pediatrico Meyer, Giampaolo Donzelli. “L’obbligo dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali previsto nella legge sul Testamento biologico già approvata al Senato – ha denunciato Nannucci – corrisponderebbe a una grave restrizione della libertà personale”. “A quale parte del Vangelo – si è domandato il procuratore emerito della Repubblica – certi precetti della Chiesa?”. A questo riguardo, ha tenuto infatti a ricordare le parole iscritte all’articolo 2279 del Catechismo della Chiesa cattolica: “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima; in tal caso si ha la rinuncia all’ ‘accanimento terapeutico’; non si vuole così procurare la morte, si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”.“L’errore più grave per affrontare una tematica così delicata come quella del fine vita – ha invece preferito mettere in guardia Donzelli – sarebbe quello di rimanere ciascuno arroccato nel proprio ‘pre-giudizio’ ”.

“La cittadinanza onoraria rilasciato dal Consiglio comunale di Firenze a Beppino Englaro – ha continuato Donzelli – è servita più ad acuire lo scontro fra posizioni contrapposte piuttosto che favorire la possibilità di un loro incontro”. Proprio su questo passaggio, appassionata si è rivelata la reazione del pubblico: “quella che stiamo vivendo è una vera e propria guerra in cui è doveroso prendere posizione; non farlo equivarrebbe a prestarsi a un deprecabile conformismo”, il riassunto dei vari interventi che si sono succeduti. Fra i presenti all’iniziativa non è poi mancato chi ha tenuto a suggerire un’originale modalità di protesta contro i tentavi di ingerenza da parte della Chiesa cattolica sulla legislazione dello stato italiano: la via cioè, dello “sbattezzo”, attraverso cui ciascun cittadino che ha precedentemente ricevuto il primo dei sacramenti cristiani, può richiedere la propria cancellazione dell’elenco dei battezzati.

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