Europee, qui si gioca la partita del Pd

11 Mar 2009

Che le elezioni europee siano un appuntamento della massima importanza è ormai ben chiaro a tutti. E, come spesso è accaduto nel nostro paese, lo sono per l’Italia ben più che per l’Europa. Se Berlusconi dovesse sfondare, confermando o aumentando il consenso ottenuto alle politiche, sarebbe difficile arginarne le pulsioni autoritarie. Un simile risultato toglierebbe voce ai pur timidi dissensi interni al Pdl. E annienterebbe il Pd. Con conseguenze catastrofiche per l’intera democrazia italiana.E’ dunque su Franceschini che gravano le responsabilità maggiori. Da lui ci si aspetta il miracolo di un Pd che inverta la tendenza, che ricominci se non a vincere, almeno a risalire la china. Ma per farlo deve convincere gli elettori che vale la pena tornare alle urne, e non sarà facile dopo lo spettacolo che il partito ha offerto di sé negli ultimi tempi. Il primo strumento per dare un segnale positivo sarà la composizione delle liste dei candidati: la gente chiede facce nuove, selezionate con criteri di capacità e competenza invece che per fedeltà a questo o a quello. Bene, ma bisogna sapere che questa è una cosa tanto facile a dirsi quanto difficilissima a farsi.Essere “nuovi”, infatti, non si significa essere capaci: si può essere nuovi e inadeguati, nuovi e incompetenti, nuovi e affetti dagli stessi vizi dei “vecchi”. Le classi dirigenti si formano sul campo: bisogna dare la possibilità ai giovani di affacciarsi sulla scena, ma poi bisogna valutarli per ciò che sanno e riescono a fare, non incoronarli solo perché non li si è mai visti all’opera.Volete un esempio? Eccolo: Matteo Renzi, il giovane candidato sindaco di Firenze che alle primarie ha sbaragliato i candidati ufficiali del Pd, è stato subito apprezzato come l’avanguardia delle forze fresche e promettenti che il centro sinistra può mettere in campo.

Così, galvanizzato dal successo, martedì 9 marzo ha pensato bene di avventurarsi sul terreno della grande politica, e ha sostenuto che la Costituzione non va difesa, come ha giurato di fare Franceschini, ma “attualizzata”, anche nei suoi principi fondamentali. Forse non ha memoria del fatto che proprio questa è stata la tesi dei piccoli e grandi eversori che hanno movimentato gli anni più bui della Prima Repubblica. E magari non ha coscienza del momento: un momento in cui infilarsi in un dibattito di questo tipo significa spalancare le porte alle truppe berlusconiane, preponderanti e ansiose di sbarazzarsi dei vincoli costituzionali “tout court”.Sicuramente Renzi era in buona fede, ma l’episodio dimostra che le auspicate facce nuove devono coltivare le virtù dell’umiltà e dell’ascolto, e devono saper imparare le lezioni della storia e dell’esperienza senza scalmanarsi per bruciare le tappe ad ogni costo.Con ciò si vede come sia complicato mettere insieme liste di radicale rinnovamento. Per di più Berlusconi ha deciso di battere la strada opposta: sarà lui il capolista ovunque, e preme perché si candidino anche i suoi ministri. Con ciò punta a sfruttare l’effetto notorietà e la fidelizzazione dell’elettorato anche se si tratta di un’operazione truffaldina perché premier e ministri sono ineleggibili e quindi, dopo essere stati votati, rinunceranno al seggio per passarlo ai fedelissimi ma ignoti candidati collocati sotto di loro nella lista. Si può sperare in un moto di ribellione degli elettori imbrogliati? No, perché in passato l’operazione è già stata condotta con successo e agli elettori di centro destra, evidentemente, la cosa non interessa.Forse per Franceschini l’unica strada da seguire è quella della competenza.

Comporre liste fatte di personalità esperte nei vari settori di cui si occupa l’Europarlamento. In fondo in Europa non si fa politica, almeno nel senso in cui la si intende in Italia. Perciò non deve essere difficile trovare economisti di chiara fama (e l’anagrafe non conta), giuristi di vaglia, e così via. Scartando gli arrampicatori, anche se ben sponsorizzati all’interno del Pd, o quelli che vanno in Europa come ripiego, pronti a tornarsene in patria per occupare il primo posto al sole disponibile.E per gli elettori l’unico modo di rispondere è quello di andare a votare, scegliendo (visto che alle europee ci sono le preferenze) i candidati preferiti. Andare a votare, per l’elettorato di centro sinistra, sarà già uno sforzo. Il Pd deve dimostrargli che ne vale la pena.

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