Memphis Belle, tra sogni e realtà

14 Nov 2008

Ci sono delle cose che si sente di dover dire e che poi non si dicono, si opera una censura sui sentimenti dato che oggi parlare di umanità “umano dolore” risulta a dir poco fuori luogo. Sono fuori luogo ma confesso che ieri pomeriggio, accesa la tv per caso in un’ora per me fuori luogo, le due del pomeriggio, improvvisamente mi sono sentita così tanto “in luogo” d’aver quasi pensato ad un segno del destino. Memphis Belle: per molti non vorrà dire nulla, per me è un ricordo che mi spinge con forza mio padre accanto. Suonava il telefono e lui a bruciapelo mi chiedeva come in una conversazione già avviata: “Nina, ma tu hai visto Memphis Belle? No? Lo devi vedere, è uno dei film che amo di più…..”. Non vidi mai Memphis Belle fino a ieri, mio padre è morto da quasi due anni e la Storia del nostro paese ha preso una piega nella quale un doloroso senso di impotenza piega ogni nostro accenno di rivolta. Mi sono seduta ed ho guardato il film mentre la mia memoria ripercorreva tutte le considerazioni delle quali mio padre mi metteva a parte sulla guerra e sulla Seconda Guerra Mondiale in particolare ma sempre sulla Guerra come situazione drammatica dove la vita e la morte si sfiorano sempre con terribile contrasto, la violenza della volontà di vivere e la violenza della casualità nella fine della vita. Nell’aereo a capo di una squadriglia di bombardieri alleati vivono gomito a gomito per tutto il tempo dell’azione un gruppo di giovani uomini, giovani, di diverse origini sociali, un crogiuolo di umanità.

Devono bombardare una fabbrica in territorio tedesco. Basta, tutto qui, poi il film finisce, io spengo la tv con le lacrime agli occhi e ad alta voce mi domando con rabbia e dolore: perchè la nostra generazione è capace di commuoversi per i prigionieri di Guantanamo e non ha mai provato dolore per le decine di migliaia di giovani americani australiani neozelandesi e tanti altri che sono morti nella maniera più atroce, per liberarci dall’occupazione e dalla ferocia nazista? Perchè veniva considerato ridicolo portare dei fiori sulla tomba di giovani sepolti tanto lontano da casa? Molti di loro erano di colore, noi che oggi adoriamo Obama ai suoi potenziali parenti non abbiamo mai reso omaggio, ci siamo mai chiesti, noi della sinistra tanto politicamente corretta, chi glielo abbia fatto fare a “quei poveracci”, come avrebbe detto papà, di venire a farsi uccidere dalla contraerea tedesca, per esempio. Noi, se mi è permesso trarre la mia conclusione, non abbiamo memoria, non sappiamo chi siamo. Loro, i nipoti di quei ragazzi sì, nel bene e nel male lo sanno, a volte sbagliano e a volte ci regalano un sogno, che anche se il nostro cinismo fra poco lo avrà ben bene distrutto, resta un sogno realizzato. Noi che non sappiamo neanche portare dei fiori a dei ragazzi e lasciamo deserti i cimiteri di guerra.

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