Emma Bonino: “Via l’obbligatorietà dell’azione penale”

03 Apr 2008

Redazione

In linea con quanto anticipato sul Riformista da Walter Veltroni, Emma Bonino torna sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale. “E’ necessario abolirla – sostiene la leader radicale nel corso di una videochat di Stampa.it – perché è uno dei gangli della non certezza del diritto nel nostro paese. Vedo che da questo punto di vista ci sono state delle aperture, invece, per questa posizione di riforma più radicale. Vedo dunque che ci sono margini per lavorarci”. Il tema fa discutere e divide: l’obbligatorietà dell’azione penale è prevista nella nostra Costituzione. Il progetto di abolirla in linea di successione si può far risalire al tentativo di Bicamerale, a Berlusconi, a Craxi, su su, fino a Gelli. Giuristi come Vittorio Grevi dissentono e mettono in guardia: perché la legge sia uguale per tutti, i pm e i giudici devono essere “indipendenti da ogni altro potere”. E, per esserlo davvero, devono coltivare tutte le notizie di reato. Senza poter scegliere quelle che preferiscono. Ecco la trascrizione della videochat di Emma Bonino
E’ d’accordo su tutti i punti nel programma del Pd o c’è qualche punto che la lascia dubbiosa? Avrebbe aggiunto o completato qualcosa?
Ma, c’è un punto – che però ora vedo si sta facendo un po’ strada – attorno al grande tema della Giustizia.

Un punto nodale che è quello dell’esistenza nel nostro sistema dell’obbligatorietà dell’azione penale cioè il giudice a conoscenza di qualsiasi reato deve intervenire, dal minore, dalla prostituzione, all’agiotaggio.Risultato: noi oggi abbiamo 10 milioni di processi pendenti, il che vuol dire che ogni famiglia in Italia ha una pendenza di qualche tipo che dura peraltro dieci anni, nei tre gradi di giudizio. Credo che questo che non è nel programma del pd sia uno dei gangli della non certezza del diritto nel nostro paese. Vedo che da questo punto di vista ci sono state delle aperture, invece, per questa posizione di riforma più radicale. Vedo dunque che ci sono margini per lavorarci.
Beccaria diceva: la deterrenza non è tanto nella lunghezza della pena, quanto nella certezza. Ecco, da noi non c’è certezza della pena, per cui si continua a inasprire le sanzioni ma non riusciamo mai ad arrivare a una conclusione, ad un processo finale, come una sorta di gatto che si morde la coda. Secondo me, uno dei punti fondamentali, uno dei fili da tirare è l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, in cui un giudice decide cosa è prioritario, sostanzialmente, e che cosa può essere risolto in via amministrativa o per altri modi.
Ma è dunque il giudice che decide quali sono le priorità o si possono dare anche linee politiche?
No, se uno supera lo scoglio che qualunque reato deve essere perseguito nello stesso modo, si possono dare delle priorità, attraverso leggi quadro, per esempio, come succede anche in altri paesi.

Stiamo infatti parlando di cose che in altri paesi accadono di già, non è che stiamo inventando nulla….
Non farà piacere ad alcuni vostri alleati…
Questo no, ma ponendoci il problema della giustizia, quando uno dice processi rapidi, tempi certi, poi però ti scontri sui tempi di lavoro dei giudici ecc. però il punto fondamentale resta quello dell’obbligatorietà dell’azioner penale. Guardate a Napoli, per esempio, con tutto quello che c’era da fare in base a una telefonata, il procuratore della Repubblica ritiene prioritario infilarsi con una squadra nell’ospedale famoso, dove forse c’era una donna che aveva abortito illegalmente, salvo poi scoprire che non c’era nulla di illegale. Dico questo, per dire quali sono le storture cui si arriva e alla fine della storia si preferisce sempre perseguire reati minori, perché quelli maggiori hanno capofila intoccabili.

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