Proposte per il manifesto del Pd

26 Giu 2007

Il Blog di LeG // “Questo non è tempo di sogni, che non sono sufficienti: bisogna portare anche le risposte”. Walter Veltroni anticipa la spina dorsale del discorso con cui a Torino si candiderà alla guida del Partito democratico. Ma i temi sul piatto della politica sono molti. E dal blog di Libertà e Giustizia arrivano suggerimenti. Cosa vi aspettate dal suo programma, era la domanda lanciata qualche giorno fa dal sito dell’associazione. Le risposte sono piovute numerose. Le priorità del programma sono chiare: la certezza dei principi fondamentali quali giustizia, libertà e laicità dello Stato, “che ci facciano sentire cittadini, uomini dotati di diritti, non sudditi sempre pronti al compromesso e all’ossequio. “I care” diceva don Milani, “mi interessa”, ridiamo voce a questo anelito di giustizia”. C’è anche chi va alle radici e propone di “ricreare (creare) una cultura di unità sostanziale della nazione e del popolo italiano”, o, anche “una campagna di sensibilizzazione sull’importanza dell’onestà e del rispetto delle regole, pilastri per una vera democrazia”, convinto che nulla si possa costruire senza “una vera lotta all’evasione fiscale”.
Il modello proposto per il nuovo modo di fare partito è quello improntato alla “trasparenza nell’azione politico-amministrativa”.

“Ti consiglio – suggerisce uno degli animatori del forum – di organizzare delle grandi riunioni, libere, con la gente. In cui, anche magari solo per cinque minuti a testa, la gente possa finalmente parlare, ed esprimere tutte le cose belle che la gente ha dentro di sè, o anche tutta la rabbia di chi ha lottato una vita per un mondo migliore, ed ora vede un mondo che fa ribrezzo e paura”, per dare “al nuovo partito la credibilità di cui necessitano tutti i partiti”.
Nel dettaglio, i più pratici propongono una scorciatoia: “Veltroni ci dica chiaramente e sinteticamente (per quanto possibile) che cosa del completo e complesso programma, faticosamente redatto prima delle elezioni, ritiene vada conservato e che cosa ritiene vada modificato. (Non stia a rifriggere il partito per produrne uno ex-novo). Indichi piuttosto una scala di priorità (non si può fare tutto subito: chi dice il contrario mente), e cominci con decisione e senza indugi a porre in opera le azioni conseguenti”. Di sicuro, il programma veltroniano secondo i suggerimenti di soci e simpatizzanti di LeG dovrà “offrire proposte diversificate per le diverse aree economiche e culturali del Paese“, al riparo da quello che i blogger liberiegiusti indicano come “il rischio una visione romanocentrica”. Su questa linea, c’è chi si spinge oltre: “E’ inutile prenderci in giro – si legge in uno degli interventi – a mio avviso i vari Cacciari, Chiamparino e Illy hanno ragione: serve un partito democratico del nord che tenga conto del fatto che con 1100 euro al mese a Catanzaro sei benestante, in altre realtà italiane sei ceto medio, a Milano sei al limite della sopravvivenza.

Serve un partito democratico del Nord che tenga conto che la nostra realtà produttiva ha caratteristiche particolari e che il tema del Federalismo fiscale, mentre noi discutiamo, Formigoni e la sua Giunta lo stanno cavalcando con una proposta di legge che aumenterebbe l’ammontare delle risorse finanziarie che restano in Lombardia garantendo un livello di consenso altissimo al centro-destra”.
Tra le priorità, “una nuova legge elettorale“, “il ricambio della classe dirigente“, una “riforma per accelerare i tempi della giustizia“. Ma poi, anche “capacità di prendere decisioni”, “potenziamento della ricerca scientifica e tecno-energie alternative”, “meritocrazia“.
Recuperare molti elettori della sinistra” sembra il grido di battaglia condiviso. Puntando sulla “scuola che è il mondo di domani e sulla valorizzazione dei beni culturali, il ‘petrolio’ del nostro paese”, e sbarrando la strada del nuovo partito “ai faccendieri in cerca di prebende”.
Il lavoro ha una sua centralità nel programma da suggerire a Veltroni. “C’è bisogno di operare affinché il lavoro sia legale, dignitoso, sicuro, utile, ad alto contenuto tecnologico, non precario, flessibile, aperto alle trasformazioni, in grado di accrescere capitale sociale e non solo di determinare profitto”. E c’è chi non ha mancato di sottolineare l’importanza della scelta di Torino come città dalla quale lanciare la candidatura.

“Il Partito Democratico avrà un grande e genuino inizio, perché è l’unica novità della politica nazionale che può restituire fiducia ed ottimismo a tutti coloro che sul lavoro fondano i loro progetti di vita. Basta un solo punto per il Programma del Pd: LA FELICITA’ (sic all’americana!) DEI LAVORATORI. Riflettete bene e vi accorgerete che tutto il resto si ottiene come semplice conseguenza”.
Ma c’è chi mette in guardia il futuro leader: “Aderirò solo se la ‘base’, i militanti opportunamente mobilitati per le primarie, continueranno a contare anche dopo. Se le nuove regole di convivenza nel partito, consentiranno ai suoi inscritti di controllare continuamente ed eventualmente rimuovere i dirigenti disonesti”.
Desta simpatia infine il blogger che, dopo aver snocciolato un lungo cahier de doleance, popone al sindaco di Roma, amante del cinema e dell’arte di inserire nel suo programma anche “un po’ di allegria“.

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