Ecco la Costituzione di Prodi

30 Apr 2007

Redazione

Parisi: ora avanti verso il presidenzialismo // Sottoponiamo all’attenzione di soci e simpatizzanti la lettera che Ricardo Franco Levi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 29 aprile. Ne emerge con chiarezza il disegno della Costituzione che vorrebbe il Governo Prodi.
Caro amico, come già avvenuto in altri e decisivi passaggi della politica italiana, in tutta Italia sono ricomparsi i banchetti per chiedere un referendum che modifichi la legge elettorale. Anche questa volta voi referendari date espressione e risposta ad una domanda di cambiamento. È la stessa domanda di cui si è fatto in tante occasioni interprete il Presidente della Repubblica. Un risultato importante, l’avete già raggiunto. Se il dibattito e il lavoro concreto sul cambiamento della legge elettorale sta facendo importanti passi in avanti questo è largamente dovuto alla vostra iniziativa. Le critiche nei vostri confronti sono state, tuttavia, numerose e forti.In particolare, è stato messo sotto accusa il fatto che, se vittorioso, il referendum trasformerebbe le elezioni in una competizione tra due soli partiti. Vi ha condannato chi non accetta che si possano azzerare con un tratto di penna forze politiche radicate nella società e oggi rappresentate in Parlamento per libera scelta degli elettori.

E vi ha condannato chi prevede che il costringere tutti gli attori politici nella camicia di forza di due sole liste, invece di semplificare il quadro politico, avrebbe l’effetto perverso di produrre l’esplosione delle due coalizioni all’indomani del voto con la nascita o la rinascita di una schiera, potenzialmente ancora più larga, di partititi e partitini. Sono rilievi al quali voi stessi avete dimostrato di essere sensibili.Avete ripetuto che il referendum è soprattutto una forma di pressione sul Parlamento per cambiare la legge con la quale siamo andati al voto un anno fa. E avete detto che la nuova legge elettorale non dovrà automaticamente essere quella che potrà uscire dal referendum. Il Parlamento avrà sempre il tempo e il modo di intervenire. Per questi motivi, ma soprattutto per la profonda passione civile che vi muove, so che andrete, tenaci e a testa alta, per la vostra strada. Non vi chiederò, quindi, di interrompere o rallentare la raccolta delle firme. Vi chiedo però di guardare alla vostra battaglia anche da un’altra prospettiva.Penso che le vostre ambizioni vadano oltre il successo nella raccolta delle firme e persino oltre il successo nel referendum. Ho condiviso le vostre battaglie del passato e credo che il risultato al quale tendete sia la riforma della politica italiana per dare finalmente e una volta per tutte agli elettori il potere e il diritto di scegliere chi e con quale programma li deve governare. Ma se è davvero così, siete sicuri che sia la legge elettorale ad offrire la chiave più giusta per aprire il portone che ci chiude la strada? Se volete, se tutti insieme vogliamo rinnovare il nostro sistema politico dandogli una base solida e che duri nel tempo, è alla Costituzione che dobbiamo guardare.Ciò che vi propongo, è di cambiare prospettiva, Mettiamo la Costituzione al centro della nostra strategia per le riforme.

Riduciamo il numero dei parlamentari e diamo la prova che i costi della politica e delle istituzioni si possono contenere. Prevediamo che il Parlamento possa votare la sfiducia al governo in carica solo se è pronto a concedere la fiducia ad un nuovo esecutivo e, senza entrare in un sistema presidenziale, diamo al presidente del Consiglio un’ autorità più simile a quella degli altri primi ministri europei. Trasformiamo il Senato in un Senato delle Regioni e delle autonomie, diamo piena attuazione al federalismo fiscale e assicuriamo finalmente all’ Italia un assetto corrispondente alla realtà di una Repubblica unita e indivisibile ma allo stesso tempo capace di riconoscere e a valorizzare le autonomie regionali e locali. Attribuiamo alla sola Camera il potere di votare la fiducia all’esecutivo e le leggi che definiscono l’attività del governo nazionale e avremo posto le basi di una democrazia autenticamente governante. Seguiamo questa strada e anche la riforma elettorale sarà più facile.Per il Senato sarà naturale pensare che, accanto ai rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali, siedano, eletti con un sistema interamente e trasparentemente proporzionale,i rappresentanti dei partiti politici. Quanto alla Camera, che già oggi, con la solida maggioranza permessa dalla attuale legge elettorale,non pone problemi di governabilità, sarà più semplice trovare una soluzione che consenta di salvaguardare l’elemento essenziale di ogni sistema bipolare, cioè la possibilità per i cittadini dì scegliere una coalizione, un programma, un leader e di farlo prima del voto.Il lavoro svolto nei mesi scorsi dal ministro Chiti offre gli elementi di conoscenza per arrivare a trovare un punto di incontro tra le diverse ragioni; una soluzione, cioè, che assicuri maggioranze certe e governi stabili senza dare luogo a coalizioni forzate e che agevoli la semplificazione del sistema dei partiti lasciando, però, che sia l’evoluzione della politica, a partire dalla costituzione del Partito Democratico, a determinarne gli esiti ultimi.

Sappiamo tutti bene che i tempi necessari per modificare la Costituzione sono lunghi. Tuttavia, con l’impegno comune di maggioranza e opposizione e con il vostro sostegno e in parallelo al lavoro sulla legge elettorale, una riforma costituzionale come quella qui suggerita potrebbe già nell’autunno fare passi importanti e concreti, sufficienti a dare corpo e sostanza ad un grande progetto di rinnovamento. A quel punto, avreste elementi solidi per giudicare se quel progetto risponda alla volontà di riforma che vi muove e di trarne le conseguenze rispetto alla scadenza referendaria. Il risanamento dei conti pubblici e il rilancio dello sviluppo si sono imposti come la sfida di questa legislatura nel campo dell’economia. Facciamo sì che la riforma delle istituzioni ne sia il complemento sul versante della politica.

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