Gli interventi all’assemblea dei Comitati Salviamo la Costituzione

18 Nov 2006

Redazione

Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia coordina l’assembleaCominciamo con un applauso ai senatori a vita. E’ vero che chi li insulta non merita di essere ricordato, però stanno sopportando troppo questi senatori a vita, meritano il nostro incoraggiamento e sostegno.
(Scalfaro: Vi ringrazio, intervengo solo per ricordare che Cossiga è intervenuto in aula. Proprio il presidente della Repubblica che ha interpretato nel modo più ampio la nomina presidenziale dei senatori, intendendo cinque all’anno, ora chiede che abbiano solo diritto di partecipare all’assemblea ma non di votare. Che dire: Cossiga i senatori a vita prima li crea e poi li distrugge)
Franco Bassanini, portavoce dei Comitati Salviamo la Costituzione, presidente di AstridL’esito del referendum è stato netto e chiaro e lo devono sapere anche quelli che scrivono sui giornali dotte analisi. Più di 5 milioni di voti di maggioranza per il No sono un dato estremamente significativo in un Paese diviso politicamente. Questa maggioranza non ha solo sconfitto il più organizzato progetto di demolire la costituzione repubblicana. C’è anche un altro punto: 50 anni dopo, questo voto è conferma che la maggioranza degli italiani si riconosce nell’impianto fondamentale della nostra Carta, riconosce quei valori come fondanti della nostra democrazia. Il Coordinamento e i Comitati locali intendono continuare per questo, perché il risultato del referendum non sia tradito e dobbiamo ribadirlo visto che ci sono interpretazioni bislacche del referendum.

Dobbiamo promuovere la nostra Costituzione, farla conoscere ai giovani, nelle scuole e vigilare sulle riforme istituzionali. Non siamo mai stati per congelare la Carta. Ma deve trattarsi di modifiche puntuali e specifiche, coerenti con i principi e i valori fondamentali della Carta del 1948, e largamente condivise da una larga maggioranza nel Parlamento e nel Paese; non di una nuova grande riforma, intesa a sostituire la Costituzione repubblicana con un testo largamente nuovo, e ispirato a principi e valori fondamentali diversi e incompatibili con quelli che l’hanno ispirata. L’idea che i problemi dell’Italia dipendano esclusivamente dalle istituzioni è sbagliataChiediamo – e fu questa la prima richiesta partita dall’ nell’Assemblea del Coordinamento nazionale “Salviamo la Costituzione” del 2 ottobre 2004 – di ristabilire il valore della Costituzione e ribadire che non può essere cambiata a colpi di maggioranza. Era chiarissimo 30, 40 anni fa, ma da 15 anni non lo è più. Dobbiamo rifondare e assicurare “la stabilità e la supremazia dei suoi valori fondamentali” (come è detto, bene, nella prima pagina del programma di governo dell’Unione), per evitare di trovarci di nuovo, in futuro, di fronte a tentativi di demolirla a colpi di maggioranza. Sotto il tendone del Gran teatro, a Roma, quella volta c’erano tutti i leader del centrosinistra, lo ricordiamo. Nel programma dell’Unione è ribadito con forza in più pagine: ristabilire il valore della supremazia della Costituzione è il primo punto.

E in termini di provvedimenti si traduce con la richiesta di modifica dell’articolo 138 della Costituzione che renda sempre necessaria una larga maggioranza qualificata per approvare leggi di revisione costituzionale e che renda sempre possibile il referendum popolare per confermare o bocciare la modifica approvata dal Parlamento. Lo stesso strumento è riproposto con forza (e reiteratamente) dal Programma dell’Unione, nelle sue prime pagine. Ma sembra oggi incontrare resistenze e obiezioni. Sarebbe grave se questa maggioranza che abbiamo sostenuto arrivasse a fine legislatura, nel 2011, senza aver toccato questo punto. E’ già successo nel ‘95, quando il professor Elia e io chiedemmo di modificare il tetto di maggioranza per le riforme costituzionali. Quel governo durò un anno, non ci fu il tempo, ma la successiva maggioranza di centrosinistra non lo fece e così abbiamo tremato, l’anno scorso, per il tentativo di riforma proposto dalla Casa delle Libertà. Ora la messa in sicurezza della nostra Costistuzione sembra sparita dal dibattito; il ministro Chiti che è qui presente, ci rassicuri. Ora prima di tutto questa riforma può essere fatta subito, perché garantisce le minoranze: l’opposizione non può che essere d’accordo. Detto ciò, anche questa riforma va concordata. E a chi non è favorevole alla modifica dell’articolo 138 va chiesto conto del dissenso, dobbiamo chiedere perché? Non è forse vero che vogliamo essere tutti d’accordo sulle riforme? Non abbiamo detto tutti: basta con le riforme a colpi di maggioranza?
Scalfaro: vorrei ricordare che l’attuale opposizione bloccò la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi.

Pensate che l’abbia fatto per combattere la mafia?
Bassanini: Concludo dicendo che dobbiamo promuovere la comprensione e diffusione dei principi costituzionali, ma dobbiamo richiedere con forza che la Costituzione sia messo in sicurezza e che il principio della rigidità costituzionali sia ristabilito con forza.
Alessandro Paci, presidente dell’associazione dei costituzionalisti Vorrei ricordare lo stato d’animo in cui molti di noi, io soprattutto, eravam nei giorni precedenti al voto. Sul quotidiano Europa, il 24 giugno, alla vigilia del voto, scrissi: temo la vittoria del sì e il senso di vuoto che mi attanaglierebbe alla notizia del definitivo stravolgimento della Costituzione. Mi chiedevo anche quali sarebbero state le cause della sconfitta del no:1. quanti sono gli italiani che sentono come propri i valori della Costituzione2. cosa è stato fatto nelle scuole per diffondere i principi costituzionali3. che fine ha fatto la legge che diceva di portare i giornali nelle scuole4. le forze politiche si rendono conto della responsabilità che hannoecc. Ora cosa possiamo fare?La messa in sicurezza della Costituzione è soprattutto la messa in sicurezza della Costituzione nei nostri cuori. E’ la cultura della Costituzione che deve essere diffusa tra i giovani. Questo credo di farlo come prima iniziativa da presidente dei costituzionalisti: chiedere ai miei colleghi di andare nelle scuole a parlare di Costituzione.Col referendum la Costituzione ha avuto una legittimazione popolare, e anche i miei colleghi si sono spesi in una continua peregrinazione a contatto con il pubblico, a parlare di Costituzione: il record è di Gianni Ferrara che conta 22 uscite.

Altro interrogativo che mi ponevo alla vigilia del voto referendario era quello sull’uso distorto di spot da parte di Mediaset. Oggi che tutto è passato, mi pare che questo governo sia troppo cauto, come se avesse paura di fare leggi che disturbano il passato governo, come potrebbe essere per esempio riproporre l’art.3 del decreto Gambino che vietava gli spot negli ultimi giorni di campagna referendaria, perché il quesito è semplice e l’argomentazione deve essere motivata e approfondita. Mi scuso per aver sollecitato l’anticipazione di questo mio breve intervento, ma ho l’assemblea dei costituzionalisti per la nomina del presidente e io sono stato indicato come candidato più votato. Grazie.
Antonio Lareno, Comitato Salviamo la Costituzione di MilanoIn previsione dell’assemblea odierna abbiamo riunito il Comitato per aggiornare la discussione nel comitato milanese alla luce delle molteplici proposte di nuovi interventi sulla carta costituzionale.La discussione ha evidenziato una pluralità di orientamenti sulla valenza dell’attuale Titolo V, sulla sua portata, ecc, ma una comune determinazione alla “messa in sicurezza” della costituzione attraverso la modifica dell’articolo 138 al fine di impedire nuovi surrettizi interventi al mutaredelle maggioranze parlamentari. Siamo convinti di quanto dice Scalfaro: occorre mettere in sicurezza la Costituzione.Ciò con forza affermato, vi rappresentiamo una comune preoccupazione per come nella nostra regione è ripreso il dibattito sulla applicazione del titolo V ed in particolare delle disposizioni contenute nell’art.

116 e nel 119.L’impressione è che accanto alle ben note categorie del costituzionalismo democratico, di quello federalista, di quello solidale e di quello asimmetrico si stia manifestando una nuova specie che per comodità definiremo del costituzionalismo autostradale. Una nuova specie che trova alimento in un diffuso sentire nell’ex triangolo industriale e nel manifatturiero est del paese che la risposta ai nodi della globalizzazione e del declino competitivo dell’area risieda unicamente nelle infrastrutture e nei soldi che il Governo non vuole porre sul tappeto, insomma asfalto e dané …Su questo scenario agisce il teo-efficientismo di Formigoni e la diretta mano del Governo, che con un apposito decreto della presidenza del consiglio dei ministri, da luogo al Tavolo per Milano, ovvero nuovo livello di dialogo inter-istituzionale che si affianca alla conferenza stato regioni, ecc. Ove la tesi sia infondata, i fatti sembrerebbero avvalorarla, vediamo:
• Il 27 luglio al Consiglio regionale lombardo, a meno di un mese dal referendum, si spacca il fronte referendario e passa a larga maggioranza una mozione che prendendo le mosse dalla necessità di nuove infrastrutture in lombardia (pedemontena, Tem, BrBeMi) introduce i temi del federalismo fiscale, del welfare locale, del lavoro• Il 15 settembre il tutto viene elaborato in un delibera di giunta finalizzata ad avviare il confronto con il Governo citando in esplicito i temi dell’ambiente, dell’energia, della ricerca, degli esteri, delle infrastrutture, degli aeroporti, della sanità, dell’istruzine, della giustizia di pace, della sicurezza.• Il 13 e 14 novembre nel corso di una specifica seduta del consiglio regionale si ricompone anche il fronte referendario (astenuta Rifondazione) su una comune proposta accettando Formigoni di derubricare una pluralità di tematiche e di concentrarsi solo su ambiente, conservazione dei beni culturali e giustizia di pace.• Si può anche attribuire al caso, ma di conserva il Governo introduce un emendamento in finanziaria che stanzia più di un miliardo di Euro per la Pedemontana e da il via libera alla costituzione di una società mista Anas-Regione Lombardia per le nuove opere.
Alla luce della situazione che si sta determinando la indispensabile messa in sicurezza dell’articolo 138 no appare più sufficiente, occorrerebbe affrontare anche le tematiche insite nel titolo V ed in particolare del 116 e del 119 perché l’interpretazione che sembra scaturire dai fatti narrati può configurare un rovesciamento interpretativo delle possibilità offerte dall’articolo 116 che autorizza le situazioni di “eccellenza” ad assorbire parte delle competenze statali ma salvaguardando il principio di uniformità dei trattamenti per tutti i cittadini italiani e le ragioni della solidarietà affinché la possibile maggior autonomia delle regioni “più” ricche vadano a beneficio del bene comune e non all’incremento in sé del divario storicamente determinato.Insomma: una pluralità di interpretazioni del 116 ( e della conseguente differenziazione fiscale) non dovrebbe essere la breccia attraverso la quale ogni regione si sceglie a comodo proprio le materie di cui occuparsi.
Leopoldo Elia, presidente del comitato scientifico di Salviamo la CostituzionePrimo: mi limito a sostenere e ribadire la solidarietà ai senatori a vita.

Non sono parassiti del voto, ma consolidano il risultato più democratico uscito dalle elezioni dello scorso aprile. Quanto al referendum costituzionale concentro l’attenzione sui tre tentativi di oblio.1. oblio del referendum2. oblio del significato del Referendum, cioè non si può trasporre il sistema delle regioni e dei grandi comuni a livello nazionali. Il referendum ha detto no a questo e la corte costituzionale ha convalidato la situazione dicendo che per le regioni non c’è una forma di governo parlamentare, è un altro rapporto. Il rapporto di consonanza tra giunta regionale e parlamento nazionale è creato dal popolo. 3. Oblio dell’articolo 138. La mia solidarietà con quello che hanno detto Scalfaro e Bassanini è piena, essendo tra i proponenti fin dal ’95 di questa soluzione.E’ sconfortante che questo test non venga proposto all’opposizione. L’opposizione sia stanata, abbia il coraggio di dire “no”. Non può essere persa questa occasione di legislatura.
Mattia Stella, dei giovani per la CostituzioneAbbiamo vinto, credo sia importante ripeterlo. Ma perché? Perché abbiamo posto in essere una delle più belle esperienze politiche degli ultimi anni. Abbiamo realizzato un meccanismo di partecipazione importante. L’amore, ci ha insegnato il presidente Scalfaro, è alla base di ogni lotta. Con amore e umiltà abbiamo affrontato la difficile campagna referendaria. Abbiamo vinto, nonostante i timori fossero molti. E ricordo ancora gli attimi prima che si avesse sicurezza della vittoria, quando riuniti in una stanza attendevamo i risultati.

C’era anche il professor Elia e c’era il televisore acceso perché trasmettevano la partita della nazionale ai mondiali. Totti doveva tirare i rigori e il professor Elia disse: “Ma guarda questo ragazzo, chissà quanta responsabilità sentirà sulle sue spalle”…La prospettiva: in questi due anni abbiamo portato la Costituzione nelle scuole superiori, senza pretese pedagogiche, solo divulgative, in una specie di porta a porta. Ora però al ministro Chiti chiedo se l’articolo 138 è all’ordine del giorno della maggioranza parlamentare. E dico anche: noi ci siamo, la sala come può vedere è piena, siamo qui, pronti a spenderci per la nostra Costituzione; seppiatelo, non molleremo. E la nostra presenza è testimonianza del nostro impegno.
Valerio Onida, presidente dei Comitati Dossetti per la CostituzioneNell’aprile ’94 in una lettera al sindaco di Bologna, Giuseppe Dossetti promosse la costituzione di comitati spontanei. Quel metodo, quella intuizione ed esortazione è stata la scintilla. Si tratta di continuare quell’impegno che muove dalla constatazione di essere tutti corresponsabili. Il tema della Costituzione non può e non deve mai essere strumentalizzato. Sull’articolo 138, temo che questa riforma, che è solo la premessa di qualsiasi riforma che sia condivisa, temo che la reticenza nasconda preoccupazioni politiche. Si ragiona sul chi potrebbe averne vantaggio, a chi potrebbe fare piacere ecc. Ci sono problemi serissimi da affrontare che non necessitano la riforma della Costituzione per essere risolti.

Pensate alla legge elettorale, se c’è un problema non di ordine costituzionale è proprio quello.Al fondo di questo approccio ai temi costituzionali deve stare un’idea di rispetto delle Carta. Quello che più dispiace della vita politica odierna è che alla logica delle istituzioni, prevalgano le logiche di parte. Se si vivono le istituzioni non cercandone di promuovere la logica di strumenti al servizio del paese, questa mancanza di rispetto si diffonde.
Paolo Nerozzi, segretario confederale CgilPrima considerazione: in questi giorni, per motivi differenti, ci sono decine di sale piene di ragazzi in questa città, e c’è anche questa sala con qualche ragazzo attempato, ma vispo. Questa per me è ragione della vittoria con dato eccezionale di partecipazione. Di questo però non si parla più. Della realtà di questo paese, a volte non si parla. Quel risultato dice semplicemente che per cambiare la Costituzione ci vuole una maggioranza qualificata. Proprio per chi vuole cambiare le cose della Costituzione che non vanno, tipo il Cnel, è necessario passare dalla modifica dell’articolo 138.La seconda considerazione: se devo imputare una critica al governo, dico che è stato troppo generoso con il governo passato. Dovevano dire la verità che è più tragica di quel che sembra, non è solo una questione di conti in passivo è anche un fatto di crisi delle istituzioni, di crollo della fiducia.Ma non può il ministro dell’economia dire al ministro del lavoro e della funzione pubblica che non ci sono i fondi per i precari, poi dopo la manifestazione contro il precariato dire invece che sì, ci sono, per tornare a dire alla fine che non ci sono più.

La disaffezione verso le istituzioni e gli errori di comunicazione marchiani come questi possono portare a due rischi: il rischio di pasticci istituzionali e il rischio di crisi radicale di sistema. Sono due cose che potrebbero mettere in pericolo la nostra carta costituzionale.
Federico Saccardin, presidente della Provincia di RovigoIl risultato dei no ha travolto tutte le maggioranze politiche e amministrative ed è stato frutto del lavoro di quanti si sono spesi in prima persona, al di là della politica, mettendo a disposizione tempo e risorse personali, in un percorso faticoso. Le forze politiche erano impegnate in tre campagne elettorali, per l’elezione del sindaco, per il ballottaggio e per la provinciaAbbiamo già consapevolezza come comitato provinciale di dare seguito al lavoro. Chiediamo che lo faccia anche il comitato nazionale, per dare conoscenza e costituire consapevolezza della Costituzione. Senza conoscenza non c’è consapevolezza dei valori e quindi dei dirittiAbbiamo deciso di darci un piano di lavoro fondato su due punti1. rapporto con la società, a tutti i livelli, dalle scuole ai pensionati alle università popolari2. costituire una scuola di patriottismo costituzionale con l’Università di Ferrara – già messo a punto nel quadro – e anche a Padova abbiamo registrato disponibilità. Il nostro impegno è una sfida: ridurre la forbice tra la Costituzione reale e quella formale, perché i giovani vivano come esperienze di vita quello che i loro padri hanno scritto.
Francesco (Pancho) Pardi, dei GirotondiLa vittoria referendaria è la fine di incubo ma non dei pericoli.

E i pericoli vengono da una possibile maggioranza. Una parte piccola ma significativa della vittoria si deve anche alla decisione di una parte della maggioranza di Berlusconi.Salvare la Costituzione ha comportato annichilire il premierato, incenerire la devoluzione. Ci rimangono dei compiti in sospeso e dipendono dal fatto che il centrodestra andandosene ha avvelenato i pozzi. Il cammino che deve essere ancora compiuto riguarda la cancellazione dell’anomalia italiana, delle leggi ad personam e di tutte le cose che dissolvono l’uguaglianza di tutti davanti alla legge, la cancellazione di un sistema giudiziario che è invece timidamente conservato.Secondo compito: costruire una cultura istituzionale, cosa che ci impone un cammino dialettico per la costituzione dei suoi principi. E’ difficile convincere un precario che l’articolo 3, quello che dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge… e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, è vero. Dobbiamo far capire che la Costituzione non dice parole vuote, ma indica progetti e politiche che noi possiamo realizzare.
Vannino Chiti, Ministro per le riforme istituzionali Nel rinnovare la solidarietà ai senatori a vita, rifletto sul nostro Paese.

Da un canto il risultato del referendum dall’altro ho informazioni che il leader dell’opposizione cerca di incontrare i senatori di centrosinistra per convincerli a votare dalla sua parte. Immaginate altro paese in cui si cerca di spostare con lusinghe senatori da una parte all’altra, dopo che si è votato con una legge elettorale che è una vergogna, non hanno neanche potuto esprimere la preferenza.Ci sono tante ombre, quelle che registriamo, che derivano da una cultura berlusconiana che è peggiore dei rapporti tra le forze politiche. Ci sono molte spinte da interessi particolaristici. La Costituzione non ha bisogno di grandi riforme, anche se c’è bisogno di innovazioni da farsi con maggioranze ampie, attraverso l’articolo 138. La priorità è quella dell’attuazione dei punti e degli impegni. Ora si lavora con le regioni e gli enti locali per la riforma del testo unico degli enti locali. Il secondo punto è il federalismo fiscale, regolato dall’articolo 119 della Costituzione. Si tratta di definire quale è il costo effettivo delle innovazioni, in modo che possa essere stabilito quanto è dovuto a ciascun ente. Il terzo punto è vedere quali sono le parti condivise del titolo V che possono essere attuate.La questione del 138 è stata posta, ve lo assicuro, l’ho posta io con tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione. Non è stato detto che l’articolo 138 non va rafforzato, ma è stato chiesto dall’opposizione: non ponete come preliminare la discussione sul 138, inseritela invece nell’insieme delle attuazione delle riforme.

Se però ci sarà una resistenza strumentale allora lo scontro sarà inevitabile. Se la Lega su questi temi è disponibile, non ci saranno certo pregiudiziali per sottrarsi al confronto. E’ un terreno concreto che si può e si deve sperimentare. Noi non facciamo gli illusionisti, questi sono i nostri temi. E’ nostra intenzione avere una maggioranza più ampia possibile. La modifica dell’articolo 138 la faremo, ma non deve essere ulteriore terreno di scontro.Se la legislatura finisse fra tre mesi, non c’è tempo. Se la legislatura dura 5 anni, come spero e credo, portiamo insieme e fino in fondo la modifica dell’articolo 138. Se viene detto non sia il primo passo, ma il terzo dopo le attuazioni, vorrei cercare di togliere l’alibi dello scontro. Mandare in Parlamento un pacchetto di riforme che sono dentro la Costituzione e a quel punto inserire anche la discussione sul 138.
BassaniniHo trovato convincente l’approccio alla questione del 138 proposta dal ministro Chiti. Se per farla si proponesse anche insieme ad alcune modifiche del titolo v che sono pure in discussione.
Paola Patuelli, comitato Salviamo la Costituzione RavennaCondividiamo la stessa battaglia di legalità e democrazia di don Ciotti che in questi giorni è impegnato con gli stati generali dell’antimafia. In Ravenna abbiamo fatto rete. Tante energie messe a disposizione, a testimonianza del fatto che l’Italia civile esiste. A Vassallo che a Orvieto ha fatto una analisi sterilizzata dei dati, vorrei dire che per capire i significati dei numeri bisogna anche comprendere i viaggi continui del presidente Scalfaro, la nostra energia e fatica, l’appello di Ciampi: “Costituzione mia bibbia civile”.E’ vero, ministro Chiti, che l’Italia è divisa su molte questioni, ma sulla Costituzione ha dimostrato di essere molto unita.

Di questo chiedo che non vi dimentichiate. Qui c’è il popolo italiano unito e c’è forza civile. Forse è una fotografia, un aspetto sottovalutato. Apriamo un laboratorio civile che vada dalle scuole alla cittadinanza. I nostri giovani sono stupiti dal respirare l’aria politica e poi vedere la Costituzione da vicino. C’è stupore: è questo il nostro testo fondamentale? Non ce ne eravamo accorti, ci dicono quando ne parliamo con loro nelle scuole.Ricordiamoci di questo, la riforma dell’articolo 138 non sia solo un’operazione di ingegneria costituzionale, ministro.L’unico patriottismo che possiamo insegnare ai nostri giovani è quello di amare la nostra Costituzione.
Stefano Colotto, responsabile nazionale del dipartimento riforme istituzionali CislGrande partecipazione, quorum superato. E affermazione importante dei No. Due risultati ottenuti grazie al protagonismo della società civile. Ricordo solo due momenti della grande mobilitazione che mi sono rimasti impressi, la casa del popolo di Forlì che non riusciva a contenere tutti, il giorno della riunione per spiegare i danni della riforma della Cdl, o il banchetto di Pescara, travolto dai passanti, quando si raccoglievano le firme per il referendum. Abbiamo detto no ad una riforma che non condividevamo nel metodo e nel merito. Ora l’attenzione nei confronti della Costituzione deve rimanere. Reduci dalle audizioni nell’ambito dell’indagine Conoscitiva delle commissioni, ribadisco quanto abbiamo sottolineato in quella sede.

E cioè che c’è stata una conferma di fiducia ai principi e valori della nostra Carta, col referendum, ma anche che ora dobbiamo ragionare sull’attuazione della Costituzione, dell’articolo 119, per esempio a favore del federalismo solidale.Le riforme istituzionali sono importanti anche per le ricadute sociali. Ma chiediamo interventi precisi e mirati, prima di tutti la riforma dell’articolo 138. Poi dobbiamo parlare della Costituzione, spiegando che dietro ogni norma c’è la nostra storia. Infine, non è possibile parlare di Costituzione solo nelle aule parlamentari. La sovranità appartiene al popolo che la esercita attraverso il diritto di voto. Attraverso la partecipazione è possibile rappresentare e far valere le istanze. Il lavoro dei comitati è dunque necessario, perché è necessario il dibattito e il confronto all’interno della società civile per attuare senso più profondo e vero della parola democrazia.
Massimo Rendina, Anpi LazioNoi dell’Anpi, partigiani e reduci dai campi di concentramento e familiari dei martiri, abbiamo partecipato con grande impegno al referendum. Una partecipazione corale, sentita nel cuore. Pensavamo che il referendum fosse la risposta più efficace al revisionismo. Noi che abbiamo combattuto per conquistarli, sappiamo che i valori della Costituzione repubblicana sono elementi preziosi, fondamentali per la democrazia, sono principi da salvaguardare. Sono i nostri valori, quelli per i quali abbiamo dato il sangue.

Subito dopo però abbiamo visto squadracce fasciste, movimenti neonazisti. Oltre 150 aggressioni agli studenti da movimento neonazista nelle scuole del nostro Paese. Ecco perché questa battaglia va continuata, senza sosta e senza stanchezza, per difendere la libertà i tutti.
Maria Teresa Coratella comitato Salviamo la Costituzione di AndriaFin dalla preparazione per il referendum ci siamo messi a studiare. Siamo andato nelle scuole superiori e abbiamo parlato ai giovani. L’educazione civica è la cenerentola delle materie. Esperienza positiva che ci ha fatto capire che se se ne discute, i ragazzi sono motivati. Lo sforzo è finito in un libro, La costituzione in classe. Al presidente Scalfaro diciamo che saremmo onorati di una sua prefazione e anche della sua presenza alla presentazione del libro nelle scuole. Ci contiamo.
Maurizio Chiocchetti, segreteria nazionale DsPrima motivazione della vittoria: abbiamo raccolto le firme, cominciando la campagna elettorale per tempo e siamo riusciti a coinvolgere un bel numero di persone. Non tutti eravamo convinti, c’erano molte perplessità. Devo ricordare che il ministro Chiti era tra chi si è speso di più. Abbiamo vinto perché abbiamo fatto una campagna semplice e serena, con uno slogan positivo, con parole semplici, messaggi chiari e convincenti. Credo che abbiamo vinto sul terreno del premierato. Non sono d’accordo che la campagna antireferendaria sia stata forte. Dobbiamo continuare a essere vigili di quel voto, a rappresentarlo anche nei prossimi anni.

Non vi è dubbio che un compito prioritario è quello di continuare questa battaglia sui valori e l’aiuto che ci può venire dal governo è fondamentale.
Giuseppe Fioroni, Ministro dell’istruzione Grazie per quello che avete fatto e che continuate a fare e spero che continueremo a fare insieme. Avete consentito di dimostrare che i cittadini italiani sono maturi, sanno comprendere quando la partita in gioco merita attenzione e che la Costituzione rappresenta il vero patrimonio comune del nostro Paese. Due considerazioni: l’escalation di violenza nella scuola. Bisogna sicuramente alzare la soglia di vigilanza degli studenti. Sul video di Torino, sugli episodi di Napoli e su quelli riportati dalle cronache in questi giorni, devo dire che non mi ha colpito la violenza sul più debole ma il comportamento di un intero istituto nei confronti di episodi che durano da anni, una capacità di tolleranza che ha fatto indietreggiare il limite della dignità umana. C’è un senso di concepire la tolleranza come sopportazione, una sopportazione elastica che progressivamente fa arretrare il significato della dignità umana. Questo mi preoccupa dei fenomeni di bullismo e di violenza di questi giorni. I responsabili sono stati puniti con una tempestività e durezza che non ha eguali nella storia della Repubblica italiana. Il problema è che va fatta una lotta, con la formazione dei docenti e degli operatori della scuola, per mettere in atto una strategia del recupero di chi offende e di difesa della vittima, e perché venga segnalata in tempi rapidi la presenza di un fenomeno che io trovo difficoltà a chiamare bullismo, perché è ben più grave quando la violenza viene attuata su un ragazzo più debole o diversamente abile.

Questo basta per capire come sia fondamentale la conoscenza della Costituzione. Ho letto da ministro molti scritti dei nostri ragazzi: sono pieni di morte, tristezza, disagio. Occorre riscaldare quei cuori, con principi e valori, non con il denaro. Un giovane si sente solo se non condivide passioni e valori. Ma l’elemento fondante è alzare la soglia di vigilanza degli studenti. Io ieri ho apprezzato tantissimo l’incontro con i ragazzi che hanno manifestato a Roma, che in un punto della loro piattaforma hanno messo, come elemento di partecipazione democratica, la lotta a ogni forma di violenza e l’innalzamento anche tramite la conoscenza della Costituzione, la soglia democratica, perché rispetto a questo la tolleranza sia zero e non ci siano elementi di sopportazione o di falsa sopportazione che possano consentire che in queste circostanze ci sia chi è costretto a sentirsi solo. E uno si sente solo quando non trova la coesione del rispetto degli altri.La nostra educazione alla legalità passa dalla opportunità di testimoniare e trasmettere ai nostri ragazzi il rispetto della persona, delle norme, Non ho in mente di aggiungere ore di lezione, ma nella interdisciplinarietà e nella collegialità dobbiamo essere in grado di approfondire un percorso pluriennale di approfondimento che possono essere trasmessi da chi è stato testimone diretto, testimone per militanza e per cittadinanza. Fare questo nelle scuole, significa anche prevenire di mettere in futuro le mani sulla nostra Costituzione.

ScalfaroGrazie affettuoso, da parte nostra, ministro. Ma ho sentito parlare di una giornata per la Costituzione nelle scuole…
Fioroni:Questa è la mia proposta. La scuola dedicherà una giornata all’approfondimento della Costituzione, da tenersi poco prima della fine dell’anno scolastico. La Costituzione mette al centro il rispetto e la dignità della persona. Noi dobbiamo cercare di trasmettere questo valore e a testimoniarlo ai nostri giovani, e il modo migliore per farlo è la conoscenza della Carta costituzionale, che è il vero patriottismo del nostro Paese e che rappresenta i valori e le passioni che cementano l’identità nazionale. A decidere la data della Giornata sarà il prossimo Comitato ”Educare alla legalità”. Per quanto riguarda le modalità applicative o saranno create reti di scuole che si occuperanno a rotazione di articoli diversi della Carta fondamentale, oppure le scuole aderiranno ad approfondimenti di articoli diversi di anno in anno. Ancora non so quale sarà l’indirizzo che sarà seguito.
I testi, rielaborati in forma di appunti, non sono stati rivisti dai diretti interessati

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