Il piduismo e la mission di Prodi

27 Ott 2006

C’erano un tempo cardinali e politici che dicevano che la mafia non esiste. Quando? Molti decenni fa, in un’epoca remotissima. Oggi persino Putin ammette che c’è e sostiene che comunque è un prodotto made in Italy. C’era un tempo in cui Antonio Gava, ministro dell’Interno, si schermiva a Montecitorio affermando: “La camorra? Mai sentita…”.C’era un tempo in cui Bettino Craxi sentenziava: “La P2? È morta e sepolta”.Dunque non c’è proprio da scandalizzarsi se oggi Tremonti e Berlusconi, si comportano uno da erede del piduismo e l’altro da buon imitatore, rischiano il ridicolo minimizzando, irridendo, invocando il guardonismo. Come se poi l’esser guardoni fosse un merito e non comunque una ignobile e miserabile attività.
Possiamo però chiederci: perché cercano di ridurre questa gravissima opera di spionaggio a una ridicola perversione di pervertiti?Io mi sono fatta l’idea che questa strategia del ribasso sia loro imposta dalla necessità di scrollarsi di dosso gravi responsabilità, a cominciare da quella di non aver vigilato. Più facile infatti sostenere: non ho vigilato perché l’oggetto della vostra preoccupazione era una bufala, niente più d’uno scherzo di buontemponi.Noi sappiamo che non è così: che questa ennesima conferma dell’Italia del doppio binario, dell’Italia che vegeta sul potere occulto non è cosa da poco e non ci illudiamo che sarà facile bonificare le aree infette. Come sempre nella storia italiana i deviatori si sono messi all’opera nei momenti chiave della vita politica: nel 2005 subito dopo le Primarie che avevano ormai consacrato Prodi a leader dell’opposizione e durante la campagna elettorale.

E il fatto che fra gli spiati dagli 007 del fisco ci fossero anche Berlusconi e i figli non aiuta a rasserenare la scena. I responsabili del governo 2001-2006 sono anche i maggiori responsabili del degrado morale che ha colpito trasversalmente vari strati della nostra Italia. Si è detto che tutto era lecito, si sono innescati meccanismi di caccia all’avversario politico affidando a corpi dello Stato il compito di tradire le Istituzioni. Non c’è una definizione per tutto questo. C’è solo che se la corruzione alberga là dove dovrebbero saldamente essere rigore e legalità, la deriva è inevitabile.Per ora è una responsabilità morale che il vecchio governo si tira addosso. Ma la storia non finisce qui. A Prodi il compito non solo di risanare l’economia del Paese, ma anche quello di risanarne l’anima. Caro Presidente, non è questa una mission di tutto rispetto?

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