Pluralismo e par condicio

24 Gen 2006

Pluralismo e par condicio nella comunicazione politica: è questo il titolo del convegno organizzato da Libertà e Giustizia. Nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana, a Roma, lunedì 23 gennaio si sono dati appuntamento Paolo Gentiloni, presidente della Commissione di vigilanza Rai e il commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Michele Lauria, il responsabile comunicazione per l’Udc Adolfo de Laurentiis e quello per i Ds Fabrizio Morri, Nino Rizzo Nervo del cda Rai, Giuseppe Caldarola della Commissione Affari costituzionali della Camera e Federico Orlando di Articolo21.Il tema sul tavolo della discussione è caldo: la par condicio al centro del dibattito parlamentare, tra vecchi e nuovi regolamenti, pluralismo dell’informazione e codice etico giornalistico. L’introduzione è affidata al presidente emerito della Corte Costituzionale Leopoldo Elia. Il saluto iniziale di Paolo Serventi Longhi serve ad entrare subito nel vivo. “La presenza del presidente del Consiglio sulla Rai, sulle reti Mediaset non solo è diluviale, una cosa allucinante”. Il segretario nazionale della Fnsi parla di “campagna elettorale orrenda, segnata da vistose scorrettezze nella quale l’informazione sta giocando un ruolo determinante. Sono per la par condicio – aggiunge – il sistema è squilibrato, è una legge criticabile ma rappresenta una minima garanzia”. Secondo Serventi Longhi “abbiamo il diritto di chiedere ai media un atteggiamento di equilibrio”.Poi interviene Nino Rizzo Nervo, consigliere di amministrazione Rai. “In Rai c’è un problema di moralità e di comportamento nel periodo di par condicio.

La legge infatti garantisce dal punto di vista quantitativo, ma non da quello qualitativo”. E cita come emblematica in questo senso la puntata di Porta a porta dedicata al contratto con gli italiani. ‘”Se c’è una trasmissione che è perfetta dal punto di vista numerico – spiega Rizzo Nervo – è Porta a porta, che è attentissima nella divisione quantitativa degli spazi. Ma se c’è violazione emblematica questa è stata quella del contratto con gli italiani”. Il consigliere spiega di non aver “capito se l’ idea del contratto sia stata di Berlusconi o del conduttore, in ogni caso la soluzione trovata non è paritaria rispetto a quella offerta all’altro contendente nella campagna elettorale. Portatemi un esempio simile in un altro paese civile”. E in casi come questi, Rizzo Nervo spiega che non c’è sanzione che valga “perché gli strumenti a disposizione sono sempre risarcitori: questo è il mio cruccio”. Per quanto riguarda la campagna elettorale in corso, per il consigliere, “autori, registi e conduttori dovranno fare due o tre passi avanti e la politica altrettanti indietro. Chi vuole fare questi passi avanti avrà l’appoggio e la tutela di questo Cda”.Poi tocca al presidente della Commissione di vigilanza Rai, Paolo Gentiloni. “Non credo che la vigilia dell’entrata in vigore della par condicio si possa trasformare in arrembaggio, penso che l’intesa bipartisan trovata sulla data dello scioglimento delle Camere e l’indizione dei comizi vada confermata”.

Gentiloni insiste: “Penso che sia assurdo immaginare un braccio di ferro istituzionale con il Colle provocato da scelte che hanno a che fare con la presenza di qualcuno in Tv. Sono fiducioso che questo braccio di ferro non ci sarà e che, di conseguenza, si arrivi in vigilanza ad una approvazione sollecita del regolamento per la par condicio, forse già entro giovedì, come c’è stato richiesto anche dal presidente Ciampi”. Ma il presidente della Vigilanza ha anche l’impressione “che ci sia stato anche all’interno della maggioranza qualche deficit di informazione sulla nuova legge elettorale. Forse qualcuno non aveva capito che la nuova legge portava la novità di uno scioglimento delle Camere anticipato da 60 a 70 giorni. Forse qualcuno aveva programmato nella sua agenda di comunicazione qualche evento particolare tra il sessantesimo e il settantesimo giorno. Non è il caso di creare tensione con il Colle per questo”. Però, spiega Gentiloni, “non c’è nessuna responsabilità della vigilanza perché è la nuova legge che stabilisce i tempi”. Spiega Gentiloni che comunque “i gruppi dell’opposizione e quelli della maggioranza hanno confermato la disponibilità ad approvare il regolamento entro giovedì. Mi attengo alle richieste che mi sono state fatte e non credo che se ci sono intenzioni dilatorie queste sarebbero comprese dagli italiani”. Nella par condicio, assicura Gentiloni, “non tutto si risolve con i minutaggi”. Per questo raccomanda ai Tg di abbandonare in campagna elettorale la convenzione della divisione in tre dei tempi in tv per i politici.

“Dopo la mia elezione a presidente – racconta a margine del convegno di LeG – sono andato a visitare i Tg a Saxa Rubra e ho dato in quella occasione un messaggio. Era quello di stare attenti a valutare in campagna elettorale una terzietà del presidente del Consiglio”. Secondo Gentiloni, infatti, “non può essere che la funzione di presidente del Consiglio regali l’apertura dei telegiornali con una battuta ad esempio su Gramsci che sarebbe dovuta finire nel pastone politico. Attenzione: finisca in prima pagina, nel ruolo che gli spetta da premier, ma solo per interventi di rilievo. Altrimenti – conclude – si arriverebbe ad uno svilimento della par condicio”. Lauria: la par condicio regge solo se si risolve il conflitto d’interessiE che le regole siano il terreno fondamentale di ogni possibile discussione ne è convinto anche il commissario dell’Autorità delle garanzie per le comunicazioni Michele Lauria, pure tra gli invitati del convegno di LeG. “Non siamo nella terra di nessuno – rassicura – ci sono le norme e ci sono le sanzioni per il ripristino della par condicio ma ognuno deve fare la sua parte”. Autorità e Antitrust hanno avviato procedure di infrazione; Lauria cita quelle per il Tg4 e per Isoradio per la violazione del contratto di servizio e quelle sullo spot realizzato dal ministero delle Infrastrutture scattata dopo la denuncia di una associazione di consumatori. Per Lauria, insomma, le regole ci sono, il punto che è che l’Italia vive da tempo un’anomalia: la mancata risoluzione del conflitto di interessi, “e per la prossima legislatura bisogna tenerlo ben presente.

E bisogna fare attenzione massima perché non sia trasferito tutto il potere attuale dall’analogico al digitale”. Quando venne varata la par condicio, ricorda Lauria, all’epoca sottosegretario alle Comunicazioni, l’obiettivo era quello di affiancare a questo provvedimento una serie di altre legge poi rimaste al palo. Quali? La proposta di legge sul conflitto di interessi e la riforma della Rai declinata nel famoso ddl 1138. L’Autorità ha convocato per martedì 24 gennaio la tv pubblica e le private per l’applicazione della par condicio e il commissario dice: “Spero che venga accolto l’invito da tutte le tv per il rispetto delle norme come avvenne in occasione delle primarie”. Ha poi confermato che l’Autorita’ per il varo del regolamento per l’applicazione della par condicio che riguarda le tv private, aspettera’ prima l’approvazione di quello della Commissione di vigilanza per la Rai. De Laurentiis: rispettare i tempi sul regolamento“I tempi per l’approvazione del regolamento sulla par condicio vanno rispettati: lo slittamento di un giorno per gli emendamenti non implica nessuna volontà dilatoria”. Al tavolo dei relatori del convegno di LeG, il responsabile informazione dell’Udc, Rodolfo De Laurentiis, è convinto che si possa fare meglio: “credo che il regolamento possa essere migliorato su alcuni aspetti: ad esempio sull’accesso ai mezzi di informazione introducendo una par condicio anche all’interno delle coalizioni oltre a quella tra le coalizioni”.

Il rappresentante dei centristi anticipa che il suo partito è pronto a convergere sulla proposta di An di modificare l’articolo 10 del regolamento proposto dal presidente della Vigilanza Rai, Paolo Gentiloni: accanto ai faccia a faccia tra i capi delle coalizioni si potrebbero estendere i confronti ai rappresentanti delle forze delle coalizioni. “Noi abbiamo lo schema a tre punte – conclude – dunque che ognuno possa giocare per fare goal”. Infine, l’intervento del segretario Usigrai, Roberto Natale che sbotta: “La Rai non può essere sotto l’Esecutivo: chiediamo ai vincitori del 9 aprile che se ne ricordino”. Quanto all’oggi, il segretario sottolinea che “il Cda ha fatto bene, ma è necessario qualcosa in più. Vorrei che venisse un segnale forte dal vertice Rai in questi giorni, come è stato quello di condanna alla presenza del premier su Isoradio”. “Sembra infatti che ci sia una distrazione dei giornalisti Rai – dice ancora Natale – rispetto ad un quadro allarmante. Ma se le cose accadono c’è un motivo. Se a Isoradio è andato a parlare Berlusconi la cosa è da collegare con il fatto che il suo direttore è stato messo a forza in Rai tre anni fa. In alcune redazioni politiche alcuni colleghi da anni non toccano palla. O accade che il titolare del servizio venga richiamato di corsa tra natale e la befana perché ci si fida di lui e di altri no”. Infine al Cda Natale chiede ad esempio un intervento sulla denuncia, appoggiata dall’ Usigrai, del Cdr delle Tribune parlamentari che dicono no alla doppia conduzione da parte di Anna La Rosa di Alice e delle conferenze stampa della Tsp.

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