Devolution, ultimo atto. Prodi: è contro l’interesse del paese

16 Nov 2005

Redazione

Nell’Aula di Palazzo Madama l’ultima maratona per il via libera definitivo alla riforma costituzionale voluta dal centrodestra. La Costituzione italiana fu approvata il 22 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948. Al Senato è in corso da ieri il dibattito generale: si sono iscritti a parlare 60 senatori, quasi tutti dell’opposizione. Dalle 17 iniziano le dichiarazioni di voto con una diretta Rai. Il voto finale è previsto per questa sera. Per l’occasione è tornato in Senato anche Umberto Bossi.
Romano Prodi (romanoprodi.it): Con il voto finale del Senato verrà approvata oggi, in via definitiva, una riforma costituzionale che cambia radicalmente il volto della nostra Repubblica e della democrazia italiana. Delle ragioni che ci hanno visto e ci vedranno oppositori strenui di questa riforma e che ci condurranno a combattere con determinazione la battaglia referendaria abbiamo già detto molte volte. Abbiamo detto e dimostrato che è una riforma incoerente e squilibrata; che svuota il Parlamento senza rafforzare davvero la capacità di governo; che rende il Presidente del consiglio fortissimo con la Camera dei deputati e debolissimo col Senato; che rende interminabile il procedimento legislativo proprio mentre si invoca una maggiore rapidità ed efficienza delle istituzioni; che sottrae potere al Presidente della Repubblica e umilia tutte le istituzioni di garanzia; che crea un Senato privo di ogni reale rappresentatività delle regioni e delle autonomie locali, mentre si ampliano le competenze regionali fino al punto di mettere a serio rischio, aprendo la via a inaccettabili disparità fra i cittadini, la stessa unità sostanziale della Repubblica.

Tutto questo lo abbiamo detto e lo ripeteremo in ogni città e in ogni paese di Italia, per richiamare l’attenzione di tutti sulla gravità delle conseguenze che questo testo produce. Oggi però non posso nascondere la mia profonda amarezza come cittadino e come uomo politico.Una maggioranza che ormai è minoranza nel Paese, cambia, contro la volontà di una grande parte del Parlamento e del popolo la Costituzione che ha consentito all’Italia di diventare una grande e forte democrazia. E lo fa senza alcun disegno strategico che non sia quello di continuare a governare ad ogni costo. In questo testo infatti non vi è alcuna strategia né alcuna attenzione alle istituzioni, al bene del Paese e ai problemi reali dei cittadini.Con questo atto si compie fino in fondo il ciclo di una coalizione che ha governato per cinque anni mettendo sempre e solo al primo posto gli interessi personali e quelli di parte, senza mai preoccuparsi dell’interesse generale degli italiani. La riforma elettorale, se verrà anch’essa definitivamente approvata, non sarà altro che l’atto finale di questa vicenda.Consola le certezza che mancano ormai solo pochi mesi alla fine di questa dura esperienza.La primavera sta per arrivare e anche questa tristissima stagione della nostra democrazia giungerà a termine. Ci attende un duro lavoro di ricostruzione dei fondamenti della politica e della democrazia in un Paese che ha problemi economici e sociali gravissimi, accentuati e resi drammatici dal malgoverno di questi cinque anni.

Noi, per nostra parte, faremo tutto quello che un governo che attento custode del bene dei suoi concittadini deve fare per ridare fiducia e futuro alla Nazione.

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