Ora il popolo delle primarie ha diritto di farsi sentire

09 Nov 2005

CARO direttore, la vicenda che si è svolta dieci giorni fa, in una domenica di sole destinata ad essere associata nella memoria al sapore della festa, resterà certamente a lungo al centro del dibattito politico non meno che nelle analisi dei commentatori e degli studiosi. Il fenomeno è stato infatti di dimensioni tali da aprire nuove e inattese prospettive non solo alla politica italiana ma anche a chi studia la politica e i comportamenti politici.Quello che è certo è che questo fenomeno così imponente – per i numeri delle persone coinvolte, per il senso di comunanza forte di idee e di passioni che si coglieva in quelle file ordinate, per la consapevolezza trasparente in tutti di partecipare a un evento importante – ha aperto una dinamica assolutamente nuova. Una dinamica che va ben oltre i partiti stessi che la hanno reso possibile. Quattro milioni e trecentomila italiani, anzi 4 milioni 311.139 cittadini in una sola giornata in tutti i comuni del paese, si sono recati di loro iniziativa ai seggi. E lo hanno fatto individualmente, non in gruppi, con i propri mezzi e non trasportati da mezzi collettivi. Hanno firmato pubblicamente l´adesione a un progetto comune, dichiarando esplicitamente di riconoscersi nell´Unione e sottoscrivendo pubblicamente davanti ad una commissione che ha verificato la loro identità e la titolarità del loro diritto di voto. Hanno versato il loro contributo per un obiettivo condiviso e hanno espresso il loro consenso a che il loro nome e cognome venisse registrato e potesse essere conosciuto da chiunque ne facesse richiesta.

E´ molto di più di quanto fa normalmente l´elettore. E´ persino di più di quanto fa normalmente chi si iscrive a un partito politico, tanto da segnalare l´esistenza di una forte domanda di partecipazione ed unità tra gli elettori del centrosinistra, che dà la misura di quanto sia estesa nel campo dei democratici l´area della cittadinanza attiva. Il «patto» sottoscritto alle primarie non riguarda soltanto gli elettori e il leader. Come chiarisce fin dalle prime righe lo Statuto delle primarie, si tratta di un patto a tre, che coinvolge gli elettori, il leader e i dirigenti degli attuali partiti del centrosinistra. Sottoscrivendo lo Statuto delle Primarie, i rappresentanti delle forze politiche aderenti all´Unione, hanno detto di voler «promuovere la massima partecipazione da parte dei propri militanti ed elettori alla scelta del candidato comune alla carica di Presidente del Consiglio» ma anche di volere, al tempo stesso, «far prevalere le ragioni della loro unità intorno ad una solida e autorevole leadership, portatrice di un programma condiviso, capace di guidare la coalizione durante la campagna elettorale e, in caso di vittoria, in grado di guidare il Governo per l´intera legislatura». Quattro milioni e trecentomila cittadini italiani hanno risposto positivamente all´invito, hanno sancito la scelta del leader e il conseguente impegno preso dai partiti, dando di fatto vita ad una associazione politica completamente nuova: alla più grande associazione politica oggi esistente in un paese europeo.

E´ questa una opportunità e una sfida, una risorsa che i dirigenti dei partiti del centrosinistra non devono e non possono sottovalutare.I partiti sanno bene che da trent´anni a questa parte cala in tutta Europa la partecipazione elettorale, diminuisce il numero delle persone che si identificano con loro, così come diminuiscono i loro iscritti e quanti, fra gli iscritti, partecipano effettivamente alle attività di base. Sanno perciò che un´occasione come le nostre primarie ha messo in moto una partecipazione che va ben oltre i loro confini. Sarebbe però del tutto sbagliato pensare che l´«associazione» politica nata il 16 ottobre sia nata contro i partiti. Il testo dello statuto che abbiamo citato dice esattamente il contrario. L´«associazione» e i partiti sono parte di un disegno comune. E si deve in grandissima parte ai partiti, alle scelte coraggiose da loro compiute e alla passione con cui i loro militanti si sono gettati assieme a tanti volontari nell´impresa, se le primarie, anche organizzativamente, sono state possibili.Sarebbe perciò sbagliato anche solo pensare che quanto è accaduto domenica 16 ottobre possa aver d´un balzo superato la realtà importante costituita dai partiti, il loro ruolo, il contributo essenziale che essi svolgono nella vita politica e nella democrazia italiana. Ma ancor più sbagliato sarebbe pensare che quanto è accaduto sia stato nulla più che un momento esaltante, una giornata di corale e generale partecipazione popolare, dopo di che, chiuse le urne domenica sera, tutto ritorni come prima.

Non è così e non può essere così.La stessa inversione di rotta impressa dalle primarie alla dinamica politica interna al centrosinistra, con la riapertura del cantiere dell´Ulivo nella duratura prospettiva di un Partito che unisca al suo interno tutti i democratici, è la migliore testimonianza del cambiamento. Sembrava, nei mesi scorsi, un capitolo chiuso. Convenendo ora sulla presentazione di una lista unitaria e riconoscendo ad essa il valore di un nuovo inizio, i dirigenti dei due principali partiti della coalizione danno la migliore dimostrazione di quanto abbiano pesato l´esistenza, la partecipazione e il voto del popolo delle primarie. Senza questo riferimento non si coglierebbero le radici di scelte che in altri tempi sarebbero state assunte dagli organi più alti dei partiti solo a seguito di larghi, approfonditi e drammatici dibattiti. Ed esse non potrebbero non apparire improvvisate e guidate dal senso della opportunità più che dalla convinzione. Ma se di questo si tratta, l´evento primarie è già ben di più di un episodio istantaneo. E le domande di partecipazione e di unità che in esso si sono espresse devono invece trovare sedi e modi che diano loro una risposta stabile e adeguata. A Romano Prodi, che quattro milioni e trecentomila italiani hanno concorso a caricare della responsabilità grandissima di interpretare il nuovo bisogno di partecipazione e le nuove speranze degli elettori italiani, all´Unione che agli italiani ha sottoposto i principi di un programma comune che in così tanti hanno approvato e sottoscritto, e a tutti i partiti della coalizione, che della coalizione sono e restano un elemento essenziale, spetta oggi saper capire e interpretare quello che domenica i cittadini hanno voluto dire.Guai se chi ha ricevuto da tanti italiani una risposta così aperta e convinta, non fosse capace di capire e di comprendere che questa risposta corrisponde ad una domanda che ci chiede di continuare.

Guai se al bisogno di partecipazione si rispondesse solo con la logica della porzione in nome di patriottismi di bandiera o peggio di strategie di conservazione. La difesa delle storie e delle identità di ciascuno e di ciascuna forza politica è iscritta nei cromosomi dell´Unione. Ma questa difesa deve oggi fondersi armonicamente col bisogno di una nuova e più alta identità comune: la stessa che fisicamente è venuta dalle compostissime file di elettori che si sono trovati tutti insieme in uno sforzo comune, senza chiedersi l´un l´altro da dove ciascuno venisse ma felici di sapere che tutti insieme andavano nella stessa direzione. A questa direzione comune, a questa strada da fare insieme, bisogna ora guardare; e siamo sicuri che è su questa strada comune che Romano Prodi saprà da oggi guidare la coalizione interpretando quello che già oggi così tanti italiani hanno voluto dirci. Ma nel quadro del denominatore comune rappresentato dall´Unione anche i partiti che questa Unione hanno promosso non potranno non attingere a questa disponibilità alla partecipazione per rafforzare la propria vitalità.C´è una prima risposta che tutti possono dare, sollecitando la partecipazione alle loro assemblee dei cittadini del popolo delle primarie che siano disponibili a offrirla. E ce n´è poi una seconda, che riguarda in particolare i partiti che hanno sostenuto nelle primarie la candidatura di Romano Prodi e che intendono prefigurare, con la lista unitaria dell´Ulivo, un cammino comune verso un partito comune.

Da loro, oltre che e prima ancora di iniziative fondate sulla competizione e sulla emulazione reciproca, è lecito aspettarsi iniziative di cooperazione nell´organizzare la partecipazione attiva dei tanti disposti a darla, avviando così sperimentazioni che portino il segno di quel desiderio di unità del campo democratico e riformista, destinato a maturare nel tempo.Nè una idea nuova, né una prospettiva di cui qualcuno possa intestarsi da solo il copyright. Piuttosto una corrente carsica che attraversa ormai da tempo la storia del nostro Paese prima di sfociare nel fiume in piena dei milioni di persone civilmente in fila davanti ai seggi delle primarie. Il modo migliore per rimarginare ed archiviare le ferite lasciate nel campo riformatore dalle ideologie e dalle divisioni del novecento e per dare al centrosinistra un solido baricentro segnato da una cultura di governo. Per dare all´Italia quella democrazia finalmente normale che i suoi cittadini si meritano.

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