Legge elettorale, scontro alla Camera

11 Ott 2005

Redazione

È il giorno dell’aula. E, come previsto, anche dello scontro. La maggioranza si presenta compatta, ricorre a due votazioni segrete e non spuntano franchi tiratori, ma Berlusconi perde la pazienza di fronte all’incalzante battaglia dell’opposizione. E in un vertice del pomeriggio decide di blindare la riforma al Senato. L’opposizione, scesa in piazza domenica contro quella che definisce una legge truffa, ha presentato una valanga di emendamenti: 540. Ma dopo gli accorpamenti ne sono stati ammessi 156. Se approvati, scardineranno l’impianto della legge. Alla prima prova, la maggioranza si è presentata quasi compatta: respinte, a scrutinio segreto, le due pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione. Sulla prima votazione i sì sono stati 270, 326 i no, nella seconda 272 i sì e 325 i no. L’Unione calcola cinque “franchi tiratori” nella Cdl: “In Aula sono presenti e votanti 330 parlamentari della Cdl – fa di conto il diessino Pietro Ruzzante – e nella seconda votazione solo 325 hanno votato contro”.
Già all’inizio della seduta la tensione appare altissima. Dario Franceschini della Margherita attacca leggendo una citazione di Berlusconi, una dichiarazione del 14 settembre 2000, quando l’allora leader dell’opposizione si disse “certo” che il Capo dello Stato non avrebbe firmato “mai” una riforma elettorale votata da un parlamento “nei numeri” non più rappresentativo e contro “l’interesse” della minoranza. Berlusconi che ha rinunciato a un viaggio all’estero per essere presente a Montecitorio e tenere sotto controllo la sua maggioranza, grida al falso.

Casini sbotta: “Diamoci una bella calmata”. La seduta, sospesa alle 13, riprende nel pomeriggio.
Nella maggioranza è Berlusconi, incassati i primi voti positivi, a gridare vittoria. Scartate le osservazioni del Qurinale: “Sono rilievi su cui anche noi già avevamo posto l’attenzione e si era già modificato ogni singolo punto”. Avanti tutta: “Si dovrà spiegare con grande sempicità agli elettori italiani che questo sistema elettorale è quello più aderente alla volontà dei cittadini”. A dar man forte ecco la chiamata alle armi del vicepremier Gianfranco Fini, fino a ieri sostenitore convinto del maggioritario: “La maggioranza sarà in grado di approvare la riforma e questo non rappresenta certo come dice sinistra nè un vulnus alla democrazia, nè uno stravolgimento delle regole”.
I primi voti, tuttavia, non scoraggiano l’opposizione: “Se c’era un voto blindato in cui ognuno si sentiva spiato e controllato era questo – dice Piero Fassino – Siamo all’inizio della battaglia e la condurremo tutta”. Ma tutto dipende dai “franchi tiratori”, perché saranno decisivi i voti a scrutinio segreto. Francesco Rutelli ha calcolato che per affossare la riforma basterebbero “30 franchi tiratori”. Romano Prodi, intanto, alza il livello dello scontro e guarda al futuro: “I parlamentari che in passato hanno votato una riforma della legge elettorale in prossimità della scadenza della legislatura sono sempre stati puniti dagli elettori”. Ma è il ministro Calderoli che smorza gli entusiasmi con quella che ha tutta l’aria di essere una minaccia: “I franchi tiratori? – spiega in Transatlantico – Non ci sono perchè tutti sanno che il voto segreto in realtà tanto segreto non è…Il voto si fa con delle macchine.

E dietro le macchine ci sono uomini. E gli uomini sono quelli dell’informatica del Senato come della Camera…”.

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